Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio sono due musicisti romani, rispettivamente chitarrista e batterista. Dal 2007 hanno cominciato un sodalizio artistico, più per divertissment che per reali aspirazioni economiche come già si può intuire dal nome, sotto lo pseudonimo di Bud Spencer Blues Explosion. Denominazione che pare un manifesto programmatico: ovvero il tentativo di “tradurre in italiano” il linguaggio musicale di grandi rock-band americane come i John Spencer Blues Explosion. E il risultato è molto al di sopra delle aspettative iniziali. Il progetto quindi, grazie alle grandissime abilità tecniche dei due componenti, si rivela più lungimirante di quanto ci si aspettasse. Ed è così che dopo l’esordio Happy, vengono pubblicati altri due dischi: Bud Spencer Blues Explosion (2009) e Do It (2011). Tra cover dei Chemical Brothers (Hey Boy) e di Jimi Hendrix (Voodoo Child), collaborazioni con Saturnino e Alessandro Bertallot, concerti del Primo Maggio e partecipazioni allo Sziget Sound Festival, la notorietà del gruppo cresce pian piano fino a culminare nell’acclamazione a gran voce da parte di critica e pubblico di miglior live band italiana assieme ai Calibro 35. E per coloro che necessitino di una prova tangibile di questo riconoscimento vadano ad ascoltarsi Fuoco Lento, EP registrato live presso il Circolo degli Artisti di Roma.
Punk-blues, calzante quanto imprecisa come tutte le etichette, è la definizione sotto cui cataloghiamo il suono dei BSBE che per loro stessa ammissione nasce dall’unione bastarda del blues elettrico del Delta del Mississippi con il migliore grunge di Seattle. Quello che arriva di ritorno allo spettatore è una scarica adrenalinica sporca, ruvida, grezza e dall’attitudine fortemente seventies.
L’ultima fatica del gruppo si concretizza in BSB3, pubblicato il 3 giugno scorso. Appena si inserisce il cd nel lettore, o per i pochi fortunati che si accaparreranno l’edizione limitata in vinile, e si schiaccia il tasto play si viene immediatamente colpiti e sommersi dalla rara potenza musicale che questi due giovani artisti riescono a detonare.
Le dieci canzoni qui contenute hanno più o meno lo stesso effetto deciso di uno schiaffo in volto o di un pugno nello stomaco, una sensazione che presto si trasforma in un godurioso e succoso coinvolgimento come quello di un affamato di fronte ad una grigliata di carne. Caratteristiche rare per gruppo di rock italiano. L’andamento generale dell’album risulta essere maggiormente d’impatto e meno blues rispetto al passato, come se i fantasmi degli ZZTop e dei Led Zeppelin siano passati a tormentare i sogni del buon Adriano.
Venature noise e alt-rock si inseriscono nella solida struttura di base, perfezionata di anno in anno, concerto dopo concerto. L’unica nota negativa di questo lavoro risultano essere i testi, che spesso risultano essere un semplice compendio alla musica. Anche se il tentativo di maggiore profondità e dell’utilizzo dell’italiano è comunque apprezzabile. Anche il cantato non sempre si mantiene all’altezza degli standard qualitativi. Fossero colmate anche queste due lacune ci troveremmo allora di fronte ad uno dei migliori gruppi italiani. Fino ad allora ci accontentiamo di poter godere di 45 minuti di ottima musica come poca se ne sente da queste parti ultimamente.