Un carnevale di colori. Una festa e un rimpianto. Gioia e dolore. Amore per la vita. Sono queste le coordinate nelle quali si muove il bel disco di Walter Muto e Carlo Pastori. Musicisti, attori, scrittori, ma soprattutto amici, Muto e Pastori condividono una esperienza artistica e umana lunga  qualche decennio. “Parole & musica” è un po’ il sunto di questa storia. Che non siano più due ragazzini lo si capisce dal tono generale di un disco che mette insieme riflessioni sulla morte di persone care, sui figli che crescono, sulla sofferenza, ma sempre con lo sguardo verso una speranza che ha dato consistenza alle loro storie di artisti e di uomini.



I due hanno caratteristiche musicali diverse, e proprio la differenza è quella che tiene unito il disco. Muto, più cantautore classico, tra atmosfere latine e intimismo d’autore; Pastori erede in qualche modo della tradizione di Enzo Jannacci e Claudio Chieffo, quel mettere in musica certo cabaret apparentemente amaro ma invece realista. Due anime che si incontrano bellamente, dando a questo disco un largo respiro, una vitalità aggiunta, un sapore ricco di portate variegate che è difficile oggi riscontrare nella musica che ci gira attorno. 



Registrato “full band live” come ci tengono a dire loro, cioè tutti insieme contemporaneamente in studio e non con quegli assemblaggi iper tecnologici che vanno di moda oggi, dove ogni imperfezione viene corretta al computer, “Parole & musica” è proprio per questo un disco vivo, fresco, accattivante e a tratti commovente. Un plauso a chi lo ha registrato e mixato per l’ottimo lavoro fatto, Ivano Conti, per un progetto che certamente non ha dietro i budget milionari di chi fa dischi dopo aver vinto The Voice o Amici, ma ne ha però caratteristiche soniche di ascolto di grandissima caratura. Non è poco, per cominciare.



Cominciando invece, il disco si compone di brani dei due artisti più alcune cover. Una è Henna, bellissimo brano dello scomparso Lucio Dalla, che lui stesso definiva uno dei suoi preferiti. Brano difficilissimo da interpretare (non dimentichiamoci che lo scomparso Dalla è stato uno straordinario vocalist jazz, capace di espressioni vocali uniche), è cantato da Walter Muto che si produce in un autentico tour de force per avvicinarsi per quanto possibile all’originale. Musicalmente, come in tutto il disco, l’accompagnamento strumentale è di altissima classe, tra le inarrivabili chitarre acustiche dello stesso Muto e gli interventi di Pastori, di Fabio Besana al contrabbasso, di Ermens Angelon alla batteria, che sono poi i componenti del P&M Quartet che ha inciso tutto il disco.

Altra cover di un illustre cantautore italiano è Poca voglia di fare il soldato: è di Ivano Fossati, una lettera di un soldato della Prima guerra mondiale di cui quest’anno si celebra il centenario dell’inizio. E’ forse il pezzo del disco che meno decolla. Bella è invece la ripresa del classico messicano Pena del alma, già nel repertorio dei chicanos di Los Angeles Los Lobos e riadattata in italiano da Vinicio Capossela. Il pezzo conserva tutta la magia di quella musica, così ricca di malinconia del cuore. Ospite speicale ai cori è Martino Chieffo, buon sangue non mente.

Walter Muto si diletta poi i uno strumentale del recentemente scomparso chitarrista Paco De Lucia, in cui sfodera tutta la sua classe di chitarrista (ascoltatevi il suo recente disco solista, “Missing Baggage”), Paco. Non è una cover, ma un pezzo a firma Muto. 

C’è invece una ripresa di Viva la campagna, vecchio successo anni 60 di Nino Ferrer, un salto nell’R&B a sottolineare la capacità dei due di muoversi nelle più diverse ambientazioni musicali. E c’è una splendida ripresa del super classico Parlami d’amore Mariù, ben eseguita da Patori e Muto che si alternano alle voci.

E adesso i brani dei due. Spiccano, per quanto riguarda Muto, l’iniziale delicata ballata I bambini, acustica e piena di tensione e commozione, dedicata al mistero dei figli, dall’incedere melodico per nulla scontato e ricca di soluzioni musicali. Dei brani di Pastori piace, e tanto, la bellissima Eluana, dedicata a Eluana Englaro e cantata da Valentina Oriani. Pastori evita ogni posizione ideologica e dedica un commosso sogno alla ragazza a cui è stato vietato di vivere una vita che per certe persone non è degna. Melodia struggente, parole ricche di sentimento poetico che si dissolvono in una dichiarazione di perdono e pietà per tutti. Bellissima.

Sempre di Pastori è A Conti fatti, filastrocca jannacciana, dedicata a una persona straordinaria, Giovanna Conti, a cui invece la vita seppur dolorosa e sofferta è stata concessa, grazie all’amore di figli e amici. Cose che vanno ha un testo scritto da Martino Clericetti e la musica di Walter Muto, ed è ancora una canzone ricca di spunti melodici e lirici. 

Tanti ancora gli episodi da scoprire in questo disco, ma piace ricordare la conclusiva Pinne, fucili e occhiali, classico “da mare” di Edoardo Vianello, riletta in modo geniale come un canto di montagna a sottolineare tutta l’ironia e il divertimento che anima Pastori e Muto.

Ironia, qualche lacrima, gusto di vivere: quando le canzoni sanno esprimere tutto questo è una benedizione da non lasciarsi sfuggire.