Rossini incassa. O meglio fa incassare. Lo afferma, in primo luogo, il consuntivo del Festival di Pentecoste di Salisburgo,che si è tenuto dal 5 al 9 giugno e che è stato intitolato Rossiniana  e ha attirato pubblico anche da Hong Kong e Shangai. Lo ha diretto Cecilia Bartoli – una delle decisioni migliori di Alexander Peireira, ha scritto il critico musicale del New York Times. In tre anni la Bartoli ha mostrato non solo di essere l’unico mezzosoprano contemporaneo in grado di cantare i ruoli composti per la mitica Maria Malibran, ma anche di essere, al tempo stesso, un manager di livello. Nelle sue mani il Festival di Pentecoste di Salisburgo è diventato una manifestazione a tema, i cui lavori vengono ripresi nel più lungo festival estivo e da teatri in tutto il modo.



Il Festival  ha proposto, oltre ad una serie di concerti e ad una cena ‘rossiniana’ (ossia con il menu favorito dal compositore), tre opere: Il Barbiere di Siviglia al Teatro delle Marionette, Otello nella produzione che ha appena trionfato a Parigi (e che la prossima stagione si potrà vedere a Zurigo) e una nuova produzione de La Cenerentola, nonché due lavori di musica sacra del pesarese (Stabat Mater e Petite Messe Solennelle), eseguiti dai complessi dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia La Cenerentola verrà, successivamente, presentata al festival estivo, e si vedrà in importanti teatri europei e in HD in sale cinematografiche e canali televisivi specializzati. 



Cecilia Bartoli è stata  affiancata da una compagnia di canto di spicco: Lynette Tapia, Hilary Summers, Javier Camarena, Enzo Capuano, Nicola Alaimo, Ugo Guagliardo. Sul podio, Jean-Christophe Spinosi. La regia di Damiano Michieletto situa l’azione in un self service ai giorni nostri dove Angelina (la cenerentola) deve sgobbare dalle cinque del mattino a mezzanotte, senza neanche rendersi conto della propria condizioni e delle angherie a cui la sottopongono le sorellastre. I numeri parlano chiaro: in cinque giorni, 14.300 spettatori da 54 Paes . Gli spettatori paganti hanno occupato il 96% dei posti disponibili . Dopo l’Austria, la Germania e la Svizzera, la Francia è stato il Paese con il maggior numero di spettatori. Alla Russia è toccata la quinta posizione. Presenti 73 critici musicali da 17 Paesi. Cecilia Bartoli è stata confermata alla guida del festival sino al 2016, quando intende andare in ‘quiescenza’, per così dire. Ma le intenzioni possono cambiare.



In parallelo, al consuntivo di Rossiniana è d’obbligo presentare la trentacinquesima edizione del Rossini Opera Festival, ROF (Pesaro 10 – 22 agosto) che il New York Times ha di recente classificato come uno dei due festival musicali italiani – ne sono in programma una quarantina – per i quali vale la pena affrontare un viaggio.

Sotto il profilo economico, non solamente è difficile trovare un biglietto, ma uno studio dell’Università di Urbino documenta che per ogni euro di costo il festival porta alla collettività sei euro di benefici, soprattutto in termini di valore aggiunto al terziario della città e dei dintorni. Quest’anno il festival completa ‘l’integrale’ delle musiche di Rossini per il teatro in musica, presentando – oltre a nuovi allestimenti di Armida e de Il Barbiere di Siviglia e riprese de Il Viaggio a Reims – la ‘prima’ dell’edizione critica di Aureliano in Palmira ,composta dall’allora giovane autore per l’inaugurazione della stagione del Teatro alla Scala nel 1813. Allora ebbe un notevole successo e venne ripresa, sino più o meno al 1830, in vari teatri (se ne contano circa 70 recite). Quando sparì sia per i mutamenti di gusto del pubblico sia perché Rossini stesso cannibalizzò l’opera inserendone la sinfonia e numeri interi in Elisabetta Regina d’Inghilterra e ne Il Barbiere di Siviglia. La prima rappresentazione in tempi moderni si ebbe solamente nel 1980 a Genova con Luciana Serra nei panni di Zenobia, affiancata da Martine Dupuy nel ruolo di Arsace e Paolo Barbacini quale Aureliano. Successive rappresentazioni si ebbero nel 1991 a Lucca, nel 1996 a Bad Wildbad e nel 2011 a Martina Franca, sempre, però, in edizioni non critiche. Altra novità è l’integrale dei Péchés de Vielliesse e delle sonate a quattro. 

Un menu, quindi, prelibato.