Il 4 giugno scorso ha visto il ritorno in grande stile dei Novecento, sigla che nell’arco di un trentennio si è imposta come terza matrice storica della grande musica pop internazionale.  Come preannunciato circa un anno fa dalla pubblicazione con “Through the Years” del più completo ed esaustivo best della carriera (recensito su queste pagine), il grande quartetto milanese di musicisti/produttori (Dora Carofiglio e i tre fratelli Lino, Rossana e Pino Nicolosi) – a circa 6 anni dall’ultimo bellissimo album di inediti “Secret” – ritorna agli onori delle cronache musicali con “A New Day” disco nuovo di zecca nonché suggello dei trent’anni di carriera.   



L’ensemble che dalle prime esperienze della dance e del pop di gran classe ha conosciuto un’evoluzione esponenziale dimostrando di sapersi muovere con agio e disinvoltura tra pop, iperboliche trame rock dei ’70 e suggestioni folk, si diletta a sparigliare nuovamente le carte e a ridisegnare una nuova centratura del proprio suono portandolo in prevalenza verso territori dove l’intenzione epica incontra la visione mitologica.  



Un disco che spiazza ed esalta dopo un incipit curiosamente ordinario.  A New Day title track e primo singolo estratto è un’inopinata calma piatta attestata sui registri della pura inerzia melodica, una facilità a scartamento ridotto che raramente ha fatto capolino tra i nostri.  Tappeto regolare fino al fastidio, chitarre e archi al risparmio per un climax vocale insolitamente prevedibile.  

Inizio tanto uniforme da far avvertire la transizione al brano successivo come un autentico soprassalto.  Tale una Artic che affiora lenta e magica incrociando l’eroico con il kolossal in uno strumentale giocato in sospensione dove agiscono unicamente le modulazioni inebrianti di Dora, le tastiere intimamente orchestrali di Pino Nicolosi e gli impressionismi percussivi ripartiti con maestria da Lino Nicolosi.  La splendida Anytime non fa che seguirne la scia in una simbiosi quasi chirurgica, limitandosi ad aggiungere alla dimensione longitudinale del suono il testo cantato magistralmente da Dora per un effetto scenico/sonoro di grande lirismo.



E se questi grandi momenti vedono una Rossana Nicolosi in deferente e umile stand-by l’ottima bassista torna in bella evidenza in For a Moment, il brano più movimentato del disco per un forcing pop-rock d’alta scuola.  Sotto l’estroso imprimatur di Lino Nicolosi fasi acustiche e ammiccamenti folkie si alternano sapientemente a scansioni elettriche nella cornice di una melodia vocale allestita secondo le istanze più ispirate del songwriting della band.  

Fa seguito un avvicendarsi continuo di fasi sonore in diminuendo guidate ora dalle tastiere ora dalla chitarra acustica.  Così Surround Me, che pur ereditando da For a Moment il grip melodico del canto, si snoda in maniera esemplare tra imprinting profondo e vellutato del piano, canto sempre ubriacante e sinuoso incedere orchestrale.

Sul finale It’s Time to Go, cadenzata ballad guidata dalla chitarra acustica (protagonista dell’unico vero solo concesso da Lino Nicolosi) e Endless Night giocano d’alleggerimento spostando con gusto l’accento su un suono meno carico come in una sorta di relax serale, mentre Lullaby to an Anxious Child è l’ormai immancabile momento dove la vocazione da music maker dei nostri accoglie le ospitate di lusso di Gregg Kofi Brown, Dominic Miller e Sting.  Finale piacevole per quanto forse fin troppo tipico del mestiere consumato del vulcanico songwriter britannico.

In una sorta di after party che cerca di fissarne nel tempo mistero e magia, l’album annovera tre bonus track.  Da un lato la versione strumentale della maestosa Anytime, dall’altro il tentativo di rilettura in senso epico dei due maggiori hit partoriti dalla band nella ricorrenza del loro trentennale.  Se da un latoMovin’ On smarrisce quella semplicità dolce e sfiziosa tipica dei primi vagiti dell’italo disco, il trasporto onirico di The Night esce letteralmente esaltato da un arrangiamento che la fa cavalcare sulla rotta delle grandi visioni che marcano i brani centrali del disco, con il terreno comune della grande direzione musicale dei fratelli Nicolosi e del singolare incanto vocale di Dora.    

Passione, amore per il proprio mestiere come chiamata a presidio di una bellezza, senso di riconquista del tempo come elemento integrante di una vita che chiama altra vita.  I Novecento sono ancora qui per condividere questo desiderio di vita indicibile.