Il suono delle campane spezza il silenzio dell’oscurità tanto che nella tradizione cristiana esso rappresenta simbolicamente il risveglio dalla morte. Quelle campane a servizio del culto che suonano per convocare il popolo di Dio alle Sacre funzioni e alla preghiera e che, molti anni fa scandivano i tempi anche del giovane Mark Lanegan, ora non suonano più.



La domenica, il giorno del Signore, il giorno della Resurrezione di Cristo, le campane non ci sono più. Almeno alle orecchie dell’artista di Ellensburg così sembra. Se non si riconosce la Sua Presenza, il suo significato salvifico, il suono delle campane perde il suo senso. No Bells on Sunday è il nome del nuovo EP (un’uscita in vinile di sole 1500 copie) che il cantante americano ha pubblicato a fine agosto sotto il cappello della Mark Lanegan Band. Questa uscita anticipa quella di Phantom Radio prevista per il 21 ottobre, un album di inediti che nella versione deluxe includerà l’intero No Bells on Sunday.



In questi anni l’ex leader degli Screaming Trees certamente non è andato a letto presto. Da sempre ama tenersi occupato e dopo l’eccellente ritorno solista con Blues Funeral di fine 2011, ha pubblicato i deludenti Black Pudding, con il musicista inglese Duke Garwood e Imitations, album di sole cover. Nel frattempo ha confezionato anche un emozionante e pregevole album natalizio The Lonely Night in occasione del Record Store Day. Infine a costo di inflazionare la propria musica, nel 2014 ha curato e messo in commercio una raccolta a suo nome (Has God seen my Shadow). A pagarne le spese finora è stato il tour mondiale, fatta eccezione per qualche sporadica apparizione e per il breve tour in Nord America con Nick Cave & The Bad Seeds (che accoppiata!).



No Bells on Sunday è in parte la continuazione della musica elettronica già presente in Blues Funeral, ma in questo EP è evidente la nuova direzione artistica: un blues elettronico dalle tinte dark in cui Lanegan ha fatto ampio uso di una comune App per smartphone (Funk box drum machine) per le parti di batteria a cui ha aggiunto le parti di chitarra e di synth. 

Cresciuto con il grunge, Lanegan si allontana pertanto dal folk blues e si immerge nell’elettro pop, la sua nuova passione alla soglia dei 50 anni. Con ottimi risultati a giudicare dai primi ascolti. Nonostante Lanegan non si definisca “una persona religiosa” il suo linguaggio utilizza da sempre immaginari biblici e religiosi: evidentemente l’educazione adolescenziale (di madre cattolica) ha suscitato e mantenuto in lui un certo fascino. Lanegan ha sempre vissuto al limite: un grave incidente stradale, l’abuso di alcol e la dipendenza dalle droghe, il vagabondaggio, il carcere e la successiva riabilitazione. Ora serenamente dichiara: “Sono contento di essere invecchiato e di godermi la vita. La vita mi è parsa essere un puzzle complesso per lungo lungo tempo ma ora non è più così. Vedo le cose in maniera molto più semplice e con una visione più semplicistica. La vita ora è un piacere e non più un peso”. 

Dry Iced è l’apertura di No Bells on Sunday, un beat ossessivo e quasi ipnotico che va in crescendo con i bassi in risalto e con la voce invece che si mantiene sempre incredibilmente calma, rassicurante anche quando chiede ripetutamente perdono: “I’m sorry, I’m sorry, I’m sorry”. Lanegan utilizza il baritono con parsimonia ma la voce tiene anche quando va in basso, giù in profondità: “Walking, aimlessly walking, walking around.” Attraverso oscure ambientazioni Lanegan vaga senza uno scopo fino a quando decide di prendere una direzione: “Speeding in a long black car from here to Babylon”. La title track No bells on Sunday è invece più lenta e introspettiva, potrebbe essere una marcia funebre e in parte ricorda il passo di Bleeding Muddy Waters. Esplora le atmosfere synth con estrema calma e naturalezza: è la più bella canzone del disco. Sad lover è il brano scelto come singolo in cui un Lanegan insonne veglia sul mondo dei sogni: “I watch as my sad lover dreams…I pray for my sadlover’s dream”. La melodia è accattivante, giusta per una programmazione radiofonica grazie ad un ritmo frenetico e deciso. Jonas pap invece è un deludente cambio di direzione: essenziale e raccolta riesce nell’incredibile impresa di essere fuori contesto persino in un EP di sole 5 canzoni e di 26 minuti.  Anche Smokestrack Magic non risulta particolarmente riuscita, si trascina rumorosamente per oltre otto minuti anche se sono apprezzabili gli esercizi vocali di Lanegan che mettono ancora una volta in risalto una timbrica invidiabile mentre i testi sono pervasi da tematiche bibliche e da enigmatiche parole salvifiche: ”I came awake and heard the voice of Jesus Christ, you make me feel like I’ve already died”.

Nel frattempo in rete è già disponibile l’ascolto di Floor of the Ocean mentre I am the Wolf è già stata eseguita dal vivo: le premesse ci sono tutte perché Phantom Radio sia uno dei dischi dell’anno. E allora la domenica le campane torneranno a suonare a festa, per chi le vorrà ascoltare.