Renato Zero non è uno degli artisti di cui ascolto e riascolto i pezzi. Certo, lo si conosce, si sa chi è, se ne conoscono le provocazioni e le canzoni più famose. Peraltro è uno dei cantanti italiani cui piace di più parlare di sé, e questo fa sì che se ne sappia tanto. E allora la domanda sorge immediata, di fronte all’importante tomo: era necessario un libro così?
Stiamo parlando dell’uscita per i tipi di Giunti editore,dell’imponente monografia di Andrea Pedrinelli dal titolo “Universo Zero, il romanzo di Renato”. La risposta si intravvede già dalle prime pagine: questo è un libro che si legge avidamente, interessante per chi di musica ne sa tanto, perché si scoprono particolari sconosciuti ai più, ma anche per chi ne sa così così, o poco o punto. Sì, perché siamo di fronte ad un affresco che intreccia cronaca, politica, costume e musica in un fitto e ricco caleidoscopio, godibile da tutti; che colloca l’artista Zero in un panorama più ampio, all’interno dello scenario italiano così come in rapporto a quello internazionale.
La Roma degli anni ‘50 in cui Renato nasce, quella degli anni ’60 in cui trova le prime scritture come ballerino, e più in generale l’Italia degli anni ’70 in cui si afferma e poi trionfa come autore ed interprete ambiguo e trasgressivo emergono dalle pagine in una descrizione vivida e ricca di sfumature, per arrivare via via ai nostri giorni, fra alti e bassi, successi clamorosi e flop pazzeschi, idee geniali e utopie mai realizzate.
Di un libro non si può dire tutto, altrimenti passa la voglia di leggerlo. Ma bisogna almeno accennare alla sorpresa di incontrare personaggi che – a considerarli solo per le loro vite future – forse non potrebbero nemmeno stare nello stesso enunciato: Don Lurio, Gianni Boncompagni, Ron (o se preferite Rosalino Cellamare), Federico Fellini, Garinei & Giovannini ma anche Michele Zarrillo e Loredana Bertè, tutti in qualche modo interfacciati con le vicende personali di Zero e comprimari di grandi avventure e di grandi sprazzi di creatività.
Altra sorpresa è la scoperta di un uomo ricco di fede, anti-abortista e credente, certo a modo suo e in modo piuttosto pittoresco, ma profondamente religioso. Una vita vera, fatta anche di momenti no, che Pedrinelli rimarca senza remore né timori reverenziali, non risparmiando certo critiche ai periodi meno felici o troppo autocelebrativi dell’artista.
I particolari della produzione degli album, le collaborazioni, gli intrecci di rapporti artistici scendono in dettagli che partono dal direttore d’orchestra per arrivare fino al fonico dello studio di registrazione. E creano – o meglio narrano – le intersezioni di una vita, che portano Renato Fiacchini a diventare Renato Zero, un artista provocatorio, perentorio, discusso e a volte anche discutibile, ma sicuramente di spessore grandissimo e destinato a lasciare un segno indelebile nella canzone italiana.
Questo si arriva a riscontrare, camminando passo passo attraverso le vicende biografiche, l’educazione, il rapporto con la madre e la morte del padre, e tutto quello che ha contraddistinto la vita personale ed artistica di questo grande personaggio. Un vero e proprio romanzo, raccontato in maniera magistrale ed avvincente, tanto che leggendo il libro viene voglia di aprire google e guardarsi quelle copertine, sfinire youtube ed ascoltarsi tutte quelle canzoni, descritte con dovizie di particolari e raccontate dai coprotagonisti: arrangiatori, musicisti, compagni di strada di un artista che non ha mai imparato a fermarsi.
Molte le citazioni dello stesso Zero, che come detto in apertura, non ha fatto mancare al suo pubblico dichiarazioni e proclami, a volte altisonanti e pomposi, talvolta ad effetto. Tutto questo fa parte del personaggio. Ma il valore che mi ha affascinato di più, specialmente all’inizio della storia, ma lungo tutta la parabola dell’artista, è la volontà di scrivere una storia nuova, di affascinare la gente, di parlare di argomenti anche scomodi o mai trattati in una canzone di musica leggera.
Un altro grande romano, Niccolò Fabi, canta in un suo pezzo “orfano di un’Italia che è sparita”. Un’Italia che non aveva i talent show, ma dove la voglia di emergere e di affermarsi doveva fare i conti con la dura gavetta e con il costruire, attraverso incontri importanti, una personalità artistica che durasse a lungo. Questo è il romanzo di Renato Fiacchini, in arte Zero, e spero vi sia venuta voglia di leggerlo.
Ps: per chi abita a Milano, sabato 31 ottobre l’autore presenterà il libro nell’ambito della serata Festa di Halloween, presso l’Ancora Store di via Pavoni 12 alle ore 21 e 30, una serata che prevede anche una simpatica cena medievale prima della presentazione. Per info: tel. 02/6889951; e-mail: [email protected]