Il sistema del Festival di Sanremo è ormai è assodato, rodato e consolidato. D’altro canto sarebbe da sciocchi non approfittare di quei “talenti” prodotti dai talent show, gli unici che vendono ancora qualcosa (in termini di musica liquida ovvio che i cd non li compra più nessuno) e assicurano ascolti televisivi. Che è quello che ai curatori del festival di Sanremo interessa da decenni. Chi di dovere nella scelta dei cosiddetti big ha dunque pescato come succede ormai da quattro o cinque anni nei cantanti che prendono parte o hanno preso parte ai vari X Factor e Amici. 



Noemi, Rocco Hunt, Dear Jack (c’è anche l’ex cantante di questa band, Alessio Bernabei), Lorenzo Fragola, Annalisa, Clementino, Valerio Scanu, Francesca Michielin, Deborah Iurato. Alcuni ancora sulla cresta dell’onda, altri – Valerio Scanu – riciclati da show della terza età naturalmente sempre condotti, come anche questo Sanremo, da Carlo Conti.



C’è poco da dire sui big in gara al prossimo festival della canzone italiana. I talent, nella loro stortura del concetto di musica, hanno comunque un loro perché. Attirare l’audience televisiva con tutto quello che non è musica: i personaggi bizzarri (suore, gay, freak vari), i gossip, le belle faccette dei ragazzini o delle ragazzine, instillare nei ragazzi l’idea (falsa) che si possa diventare una star con qualche puntata di tv. E soprattutto che una star della musica non importa se sappia cantare bene, ma solo apparire. 

Sanremo come contenitore di talent invece non ha senso alcuno. Lo si capisce anche osservando gli artisti “storici” che saliranno sul palco quest’anno, cioè il raschiamento totale del fondo del barile: Stadio, Neffa, Patty Pravo addirittura. Ma chi li ascolta più? Tenuti in naftalina per Sanremo. E soprattutto, da quanto non scrivono o eseguono una canzone degna della loro giovinezza? Qualche speranza l’abbiamo in Enrico Ruggeri, il cui talento sembrerebbe ancora essersi conservato, improbabili show televisivi che ha condotto a parte.



Alla fine di interessante c’è solo la brava Irene Fornaciari, che forse offuscata dall’ombra di cotanto padre (Zucchero) non è ancora riuscita a spiccare il volo che merita, e Dolcenera. Archiviare invece nel “a volte ritornano” Morgan e i Bluvertigo (non si chiamavano semplicemente Bluvertigo quando iniziarono la carriera?); nel “non pervenuto” gli Zero assoluto e “una volta avevamo qualcosa da dire” Elio e le storie tese. Cosa inventeranno di dissacrante quest’anno? Proviamo a suggerirlo noi: prendere in giro i cantanti che diventano giudici di X Factor. Ad esempio Elio. 

Il futuro della canzone italiana non uscirà neanche quest’anno da Sanremo, a meno di sorprese nella categoria dei giovani. Quello semmai si trova negli stadi frequentati da veri big che di partecipare a Sanremo non ci pensano proprio.