“Cantare sulla musica di Jean Luc mi ha fatto scattare una scintilla; suonare di nuovo in una band è qualcosa di eccitante sotto ogni punto di vista, suoniamo e cantiamo quello che ci piace e ci divertiamo per il puro piacere di farlo, ed è questo che è la musica” (Jon Anderson)

La musica progressive sta vivendo una seconda giovinezza, vuoi  per lo zoccolo duro dei vecchi fan (quelli che preferiscono comprare dischi e andare ai concerti anziché scaricare gratuitamente la musica) vuoi per le nuove band che nelle interviste citano come riferimenti i grandi dell’epoca, vuoi per nuovi sorprendenti album come COURTING THE WIDOW, realizzato da Nad Sylvan, cantante della Steve Hackett Band. Abbiamo assistito al ritorno di molti grandi gruppi del passato, o componenti degli stessi che hanno riproposto la musica del tempo affiancati da musicisti di valore e ben in arnese. 



Alcuni si sono ritirati dalla scena per problemi familiari e/o fisici come Bill Bruford e Phil Collins, autentiche leggende della batteria di quel periodo, altri come Robert Fripp  l’indiscusso re cremisi ritornano nella loro intatta grandezza. Gli Yes, che unitamente ai King Crimson e ai primi Genesis consideriamo i più grandi del genere hanno subito un triste declino creativo, perdendo mano mano i componenti originali. Con la scomparse del bassista Chris Squire si è definitivamente chiuso l’entusiasmante capitolo di questa straordinaria band. 



Squire con il cantante Jon Anderson era l’anima della band che in differenti periodi e formazioni ha entusiasmato milioni di fan. Anderson (Accrington , 25 ottobre  1944), senza dubbio una delle voci più belle e originali della storia del rock, sono anni che non fa più parte del gruppo, sia per disaccordi personali (veniva chiamato il piccolo Napoleone), sia per motivi di salute. Alcuni problemi respiratori da diverso tempo gli impediscono di sottoporsi ai tour serrati come quelli che gli Yes erano soliti fare. Ciò nonostante ha portato avanti grandi collaborazioni (Rick Wakeman, Vangelis, Kitaro, Milton Nascimento etc), oltre a una brillante carriera solista nella quale, non di rado, ha riproposto in vivo o in studio, brani della sua vecchia band.



Ecco giungere inaspettata la collaborazione con Jean Luc Ponty (Avranches , 29 settembre  1942) violinista jazz francese, leader di numerose band, che oltre alle prestigiose collaborazioni (Eddy Louiss, Stephane Grappelli, Daniel Humair, NielsHenning-Ørsted Pedersen, John Lewis, Lalo Schifrin,  Quincy Jones, Elton John) ha fatto stabilmente parte di gruppi  passati alla storia (Frank Zappa,  Mahavishnu Orchestra di John McLaughlin, Stanley Clark, Return To Forever IV). 

BETTER LATE THAN NEVER, album pubblicato su etichetta earMusic (cd e dvd) è stato  interamente registrato dal vivo e sorprenderà per la straordinaria e innovativa qualità dell’incisione realizzata il 20 settembre 2014 alla  Wheeler Opera House di  Aspen, in Colorado, dopo circa tre settimane di preparazione . Il disco contiene composizioni inedite, classici degli Yes come Owner Of A Lonely Heart, Roundabout,  Wonderous Stories, Time and a Word, And You And I, oltre a nuove versioni del repertorio di Jean Luc Ponty con la voce di Jon come  Infinite Mirage (nuova versione di un classico di Ponty, Mirage) o Renaissance of The Sun. All’altezza la band formata da Jamie Glaser alle chitarre (Chick Corea, Bryan Adams e Lenny White),Wally Minko alle tastiere (Pink, Toni Braxton, Gregg Rolie, Barry Manilow), Baron Browne  al basso ( Larry Coryell , Randy Brecker, Al Di Meola, Steps Ahead Steve Smith, Billy Cobham), Rayford Griffin alle batteria e percussioni (Stanley Clarke Band, George Duke, Jean Luc Ponty, Michael Jackson).

Gli appassionati del genere ritroveranno sonorità care e due straordinarie gemme: la voce di Jon Anderson (che seppure affaticata è ancora di una bellezza assoluta) e il suono del violino di Jean Luc Ponty, ammantato di classe eccelsa. Due stelle che si fanno luce a vicenda in un album toccante.   

“Collaborare con un compositore e cantante cosi abile come Jon è stato qualcosa di completamente diverso rispetto a ciò a cui ero abituato. Sapevo che in ogni caso avevamo molto in comune ma il risultato è andato ben oltre le mie aspettative! Inoltre è stato fantastico suonare ancora con questi eccellenti musicisti coi quali avevo già lavorato; con l’input di Jon non stiamo solo rispolverando il passato ma dando nuova vita alla musica che abbiamo cominciato a sviluppare decadi fa” ( Jean Luc Ponty)

Raccomandato “Vivamente” il giusto regalo per chi da una vita ama il prog, consigliato anche ai più giovani che desiderano avvicinarsi a quello straordinario genere musicale che scrisse pagine memorabile fra la fine degli anni ’60 e gli anni ’80.