Ha debuttato ieri in teatro “Dialogo di una prostituta con un suo cliente” del regista Walter Manfrè che ha lavorato sul testo scritto da Dacia Maraini negli anni Settanta. Gli anni in cui il teatro non dava spazio alle donne, non le riconosceva come persone libere di scegliere, di evolversi, di desiderare o amare.



Una scena semplice ed efficace: un letto rosso, una poltrona rossa, un tavolino e un appendi abiti. A riempire il palcoscenico i due protagonisti, Mauro Racanati e Rossana Bellizzi. Un incontro di anime fondamentalmente malate, un uomo che cerca affetto più che sesso, un uomo schiavo delle sue pressioni sentimentali e del suo attaccamento alla madre. Un cliente inusuale, che porta la prostituta a calarsi nei panni più intimi della sua personalità. La descrizione esemplare di un disagio, o di uno squilibrio di due anime che al momento giusto si incontrano fino a fondersi. La ribellione della prostituta, e la difficoltà del suo cliente quando tenta di farle capire, che vendendo il suo corpo non sarà mai davvero libera.

Assolutamente perfetto il monologo di Dacia Maraini, interpretato dalla stupenda e accattivante voce di Tiziana Bellassai, vero, diretto, ironico e concreto, nella sua bellissima interpretazione. Mauro Racanati ha ipnotizzato e divertito il pubblico, ma la sensazione che ho avuto è stata quella di vedere solo lui in scena. Ha mantenuto uno spettacolo, trascinando e cercando di salvare alcuni momenti di vuoto, questo lo sottoscrivo perché ai miei occhi e al mio coinvolgimento non è minimamente arrivata Rossana Bellizzi, alla quale si può assolutamente concedere l’ansia da debutto, ma non una scarsa interpretazione in un testo così importante, soprattutto se all’inizio dello spettacolo troviamo davanti ai nostri occhi un tratto felliniano come Mastroianni con la sua prostituta.

Racanati si è calato nella parte senza lasciare alcun dubbio sulla sua innata capacità interpretativa, ancor più accentuata accanto a quella della Bellizzi,che ha scarseggiato, non raramente, anche nei monologhi più sentiti, quelli che dovrebbero venire naturali ad ogni donna, a prescindere che sia un’attrice o meno. Uno spettacolo da guardare e capire, non ha nulla a che fare con la volgarità, ma con la coscienza di se stessi, e con l’importanza che riusciamo a dare alle parti più intime della nostra anima. Bravissimo Walter Manfrè.