Sono passati diciotto anni dal suo debutto a Sanremo. Dopodiché non è più tornato. Ma ora il giovanotto è diventato uomo e questo lungo intervallo di tempo ha dato modo alla sua musica di maturare. Il big torna al Festival di Sanremo 2015 – come da lui stesso dichiarato – nella consapevolezza che questo palcoscenico resta sempre un ottimo trampolino. Ed è proprio “il trampolino” l’immagine che mi hanno evocato le parole della sua nuova canzone ‘Fatti avanti amore’. Il testo è infatti il monologo di un innamorato, il cui obiettivo è quello di incoraggiare la prescelta a buttarsi, a lanciarsi senza remore, a farsi avanti appunto. Farsi avanti dentro una storia per la quale l’interprete è già pronto “Io sono pronto a vivere, ti guardo e so perché” conclude la prima strofa. Pronto a vivere, qualunque cosa comporti; e se necessario, anche pronto a soffrire, perché si riconosce che la sofferenza è parte naturale e integrante della vita; anzi, addirittura ha un suo senso: “Se un pianto ci fa nascere/un senso a tutto il male forse c’è”. Un’intuizione potente questa, per la quale gli perdoniamo anche la banalità della rima che incalza il ritornello (cuore…amore). Se il titolo della canzone coincide con la fine del refrain, il ritornello si apre con un frase che si ripete per tre volte ed è quindi destinata al palcoscenico del testo: “Siamo fatti per amare nonostante noi”. Ed ecco che con quel nonostante noi, Nek ci tira dentro tutti: siamo tutti fatti per amare nonostante le nostre tante debolezze, difetti, lacune. Siamo fatti per amare non resta nella canzone un’idea astratta, ma si cala nella carnalità dell’incontro tra i due. L’autore – fin dalla prima battuta – descrive come i nostri organi collaborino alla fase del corteggiamento: gambe, occhi, mani, bocche… ogni parte del nostro corpo contribuisce in qualche modo ad avvicinarsi, conquistarsi, assaggiarsi, riconoscersi, afferrarsi. Tanto che “Ci riconosciamo/perfetti come macchine”; ma subito dopo aggiunge “miracolo di nervi ed anime”. Impossibile negare che il passaggio da ‘macchina’ a ‘miracolo’ sia un salto di qualità nella percezione dell’Io. Siamo oltre metà canzone, ma tutto questo sembra non basti a convincere l’altra metà a lasciarsi andare: manca l’ingranaggio principale della macchina perfetta, il cuore. E allora l’autore non si tira indietro, ma rilancia “dividiamolo in due/io la tengo per te/la sua parte migliore”. A questo punto, toccata la corda del cuore, più di così non si può. Il ritornello chiude. Non resta che farsi avanti. E – aggiungiamo noi – verificare se la strada è quella giusta. Canzone in odor di San Valentino dunque; tanto da scommettere che sarà gettonatissima, anche perché è scritta in modo (sapientemente) tale da poter essere dedicata sia da un lui, che da una lei.



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