Esiste una filiera di cantanti che trasmettono un’immagine molto precisa, ad maggior uso del pubblico straniero che quello italiano. Questi cantanti appartengono a un genere che si può definire “Pop lirico”, e i nomi internazionalmente più conosciuti sono quelli di Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli, soprattutto quando presentano spettacoli (era una specialità particolarmente di Pavarotti) in cui canzoni e ospiti pop si uniscono in concerti ed eventi, mescolando canzoni moderne, tradizionali e (facili) brani di musica lirica. È un po’ l’idea che hanno all’estero, soprattutto nel Nordeuropa e in America, della musica e dei cantanti d’Italia, che per il pubblico di quei paesi, spesso abitati da numerose comunità di immigrati italiani storici, è evidentemente una nazione di tenori e soprani che vanno in giro tutto il giorno a canticchiare Verdi, Rossini o “Torna a Surriento”. New entry di questa filiera sono tre ragazzi, Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, che formano il gruppo chiamato “Il volo”, assai bene amministrato dal punto di vista dell’immagine. Che siano un pacchetto pronto per soddisfare a una precisa richiesta di mercato, il cliché melodico italiano così come se l’immagina un certo pubblico straniero, lo dimostra la loro carriera, che si è svolta soprattutto all’estero, nel Stati Uniti in primis (il loro profilo RAI informa che sono i “primi italiani nella storia a sottoscrivere un contratto con una major americana, la , etichetta del gruppo Universal America”), dove hanno partecipato a concerti in partnership con fior fiore di cantanti storici (elenco troppo lungo; ricordo Quincy Jones, Barbra Steisand, Celine Dion…), ai maggiori talk show, a “grammy” di vario titolo, uscendone sempre con nomination se non vittorie. Ora il gruppo rientra vincitore in Italia come Giulio Cesare dalla Gallia e torna a Sanremo, dove aveva cantato come super-ospite in onore della regina di Giordania, a rimarcare il gradimento estero dei tre ragazzi. La canzone che presentano, “Grande amore”, è perfetta per il genere. È una dichiarazione d’amore tipicissima, fatta a occhi chiusi (“gli occhi e penso a lei / il profumo dolce della pelle sua”), per un amore che a un certo punto scoppia e si desidera urlare (“più timore te lo voglio urlare questo grande amore”), esclusivo (“perché quando penso, penso solo a te / perché quando vedo, vedo solo te / perché quando credo, credo solo in te grande amore”) e, naturalmente, eterno (“che mai / non mi lascerai mai /dimmi chi sei / dei giorni miei d’amore / che sai / solo me sceglierai / lo sai / sei il mio unico grande amore”). Insomma tutto l’armamentario d’amore che più abituale non si può. Evidentemente si punta tutto sulla melodia, sulla voce dei tre ragazzi, che è davvero notevole e che fa pensare che chi ha preparato il loro pacchetto di immagine ha anche considerato che per sfondare all’estero l’ingrediente della bella voce e dell’intonazione serve a qualcosa (elemento non scontato nei cantanti italiani), e anche sulla loro giovinezza e simpatia che, assieme al fatto che si tratta di un trio, può aiutare a rinnovare la filiera pop-lirica italiana.