Tra gli ospiti internazionali del Festival di Sanremo 2015 c’è anche Marlon Roudette, cantautore britannico diventato famoso in tutto il mondo grazie al singolo New Age. Nato a Londra nel gennaio del 1983, è figlio di un noto produttore, Cameron McVie, e della designer Vonnie Roudette. Proprio al seguito della madre, originaria dell’isola, da piccolo si è trasferito a Sain Vincent e Grenadine, insieme alla sorella, per poi tornare nella capitale britannica all’età di diciassette anni.
Nel periodo tra il 2005 e il 2010 ha formato con Preetesh Hirji i Mattafix, un duo hip hop che ha raggiunto il successo grazie a singoli come Living Darfur e Big City Life, caratterizzando la propria esperienza con una militanza in favore dei diritti umani nel Darfur. Nel 2011 ha poi intrapreso la carriera solista, pubblicando il singolo Brotherhood of the Broken, cui ha fatto seguito l’album d’esordio, Matter Fixed. È stato però il singolo New Age a regalargli grandi risultati di vendita, raggiungendo il primo posto nelle classifiche di Germania, Svizzera e Austria. Nel 2014 è poi uscito il secondo episodio della sua discografia, Electric Soul, anche in questo caso caratterizzato da una miscela tra soul e rythm & blues che ha saputo intercettare vasti consensi tra gli appassionati.
Nel corso di una intervista rilasciata dopo l’uscita del suo secondo album, Marlon Roudette ha messo in evidenza il contrasto vissuto interiormente tra il lato britannico e quello caraibico del suo carattere. Un contrasto esploso in particolare dopo il suo ritorno a Londra, ove nonostante si sia sempre sentito inglese a tutti gli effetti ha presto preso coscienza di essere visto dagli altri come un corpo estraneo. Sino a dover prendere atto del suo essere mixed-race facendolo riavvicinare alla cultura nera, con influssi chiaramente avvertiti nei suoi brani. Ha inoltre voluto raccontare le sensazioni provate con la sopravvenuta paternità, che lo ha spinto a una scrittura più intimista e meno legata ai temi politici. Il suo impegno in tal senso, non è però mai venuto meno, anche se le sue canzoni hanno voluto toccare tematiche più vicine alla vita di ogni giorno.
All’inizio di febbraio, proprio lui è stato al centro di voci sulla sua presunta morte, le quali hanno iniziato a circolare con insistenza dopo la comparsa di una pagina su Facebook titolata R.I.P. Marlon Roudette. Uno scherzo a dir poco di dubbio gusto che ha ben presto calamitato quasi un milione di like da parte dei visitatori e che riportava un resoconto dettagliato del fatto, poi rivelatosi per fortuna una semplice montatura.
Uno scherzo che lo ha del resto accomunato ad altre celebrità della scena musicale internazionale rimaste vittima a loro volta di analoga beffa. A parziale consolazione di Roudette, rimane il fatto che proprio quanto avvenuto ne ha dimostrato indirettamente la grande popolarità.
Ora la sua apparizione sul palcoscenico del Teatro Ariston dovrebbe permettergli di implementare la già discreta fama di cui Roudette gode nel nostro Paese, anche grazie al brano When the beat drops out, in attesa del terzo atto della sua discografia, che dovrebbe essere ormai in fase di arrivo.