Arriva alla seconda serata, e dopo le pagelle in diretta live della prima giornata del Festival di Sanremo, ecco i voti e i giudizi relativi alla seconda serata, sempre e rigorosamente in diretta live. Ecco a voi Sanremo 2015 (che potete seguire e commentare in diretta cliccando qui).
Carlo Conti affronta la seconda serata del suo Festival corroborato da uno share di tutto rispetto e speriamo che i 12 milioni che lo hanno seguito gli diano una bella carica per imprimere alla macchina un ritmo più serrato. La tradizione ha dunque vinto? Il cuore che si declina in amore coniugato con patria e famiglia è la formula vincente? Pare di sì. Ma a ben vedere, se si analizzano i vari pezzi che compongono il puzzle festivaliero, è stata messa in scena una tradizione che è nata, però, da una rivoluzione, quella messa in campo da Fabio Fazio, già nel lontano 1999, prescindendo, com’è ovvio, dalle scelte stilistiche e di gusto che non possono che essere personali. E’ Fazio che porta sul palcoscenico dell’Ariston la cosiddetta società civile, le eccellenze italiane della scienza e dell’arte. E’ Fazio che “usa” la ribalta sanremese per far vedere agli italiani come sia bella e piena di significato la danza colta. E Conti cosa fa? Ci fa vedere il medico di Emergency e la super-famiglia, invita i Pillobolus e ospiterà perfino Samantha Cristoforetti, la prima donna astronauta italiana sulla Stazione Spaziale Internazionale che, guarda caso, proprio Fabio Fazio ha fatto scoprire al grande pubblico televisivo nella sua trasmissione “Che tempo che fa”. E perfino “il perché mi piace Sanremo”, il siparietto di chiusura della prima serata di Conti&C., è stata una invenzione a suo tempo di Fazio&C. E allora questa pagella la dedichiamo a Fabio Fazio
Comincia la gara con le nuove proposte ad eliminazione diretta, uno contro uno, e dopo pochissimi minuti di voto aperto (che avvantaggia chi canta per primo). Ma perché una simile crudeltà è stata riservata proprio ai nuovi di Sanremo?
Voce morbida e potente, tonda, calda, un viso particolare, bellezza esotica e sensuale e un brano di immediata presa (e dal sicuro respiro internazionale nella versione in inglese così come l’ha scritta la stessa Chanty). Personalità e originale eleganza anche nel look. La canzone prende, ci piace. Tra le nuove proposte Chanty ci sembra una delle più interessanti. E’ nata in Tanzania, vive per un po’ a Taiwan e quindi approda in Italia. Al Concervatorio di Cuneo studia canto jazza (e si sente), si guadagna una borsa di studio per una delle università musicali più prestigiose, la Berklee di Boston. Come solista partecipa a Umbria Jazz e ancora all’Umbria Jazz Winter. Eliminata. Boh. Veramente peccato che il pubblico non abbia gradito.
Una canzone garbata che parla di disagio senza retorica. Ben costruito l’arrangiamento nel quale avrà messo lo zampino il nonno -che ha diretto l’orchestra- di questo diciassettenne dalla faccia pulita e al quale perdoniamo la pronuncia un po’ romanaccia. Si è fatto conoscere attraverso YouTube con dei video realizzati insieme ai compagni di scuola. Gabriele Rosciglione era il più giovane dei cantanti in gara a Sanremo 2015. Si esprime con il rap ma ama anche il latino che studia al liceo scientifico. Testo e musica del brano che porta all’Ariston sono suoi e la sua canzone –ispirato a un incontro casuale in autobus- funziona. Peccato ci sarebbe piaciuto avesse continuato almeno per un altro pezzetto di gara.
Finalmente! Una ventata di allegria e ironia. Il pezzo funziona e possiamo scommettere che nelle radio avrà buona accoglienza e rischia di diventare pure un tormentore. Rock band (si scrive Kutso ma si deve pronunciare “katso”, avete capito il gioco/provocazione?) di tutti romani da anni conosciuta nell’ambito dell’indie rock con alle spalle centinaia di concerti, 100 nel solo 2014 tra i quali il palco del 1 maggio a Roma e l’apertura dei concerti di Caparezza. Quindi perché nelle nuove proposte? Nel loro sound si riconoscono citazioni del beat tagarto anni ’60 (dai Beatles, molto amati, ai Beach Boys fino a New Trolls). Irriverente presa in giro delle canzoni d’amore e dell’eterno conflitto tra donne e uomini all’insegna dell’ironia e del divertimento. La voce di Matteo Guadagnucci, frontman della band, ricorda quella di Ivan Graziani. Meritatissimo l’accesso alla fase successiva della gara.
Dal punta di vista vocale non ha molto da dire anche se ha una timbrica interessante e un po’ di ruvido e una certa rabbia che fanno breccia. Anche lui cantautore, da Livorno, il suo strumento è la chitarra. Molto orecchiabile questo brano (che a tratti sembra di averlo già ascoltato tempo fa…). Ha tentato la carta di “Amici” che ha avuto il coraggio di abbandonare a poco dalla conclusione per “salvare” un’altra allieva che al tempo era il suo amore. Si è concesso due anni di silenzio per riordinare le idee e torna con un nuovo progetto discografico prodotto da Brando, lo stesso produttore di Emma Marrone e dei Modà. La grinta paga e va in semifinale.
Arrivano i Pillobolus un fantastico team di atleti/danzatori che fin dal 1971 ha regalato a tutto il mondo sorprendenti e affascinanti spettacoli introducendo un nuovo modo di fare danza al limite della fisica. Quello che propongono i Pillobolus -il loro nome è quello di un fungo che ha la caratteristica di crescere con forza, velocemente e con precisione qualità che connotano il loro lavoro- è un mondo fantastico in cui Natura e Umanità si fondono in modo sublime. Per il Festival danzano su una base musicale composta da un medley di canzoni italiane e non
Viene da pensare che la canzone con la quale debutta come autrice sia una “cura” visto che, per quel che dice in giro, pare sia uscita a pezzi dalla storia con Neffa e, dunque, meglio sola che male accompagnata. E per una storia che finisce ci vuole un po’ di blues, molto blues che le calza a pennello. Voce potente dalle sfumature vintage con le quali la cantante piacentina ama giocare, temperamento a dir poco esuberante, bella presenza scenica. Per il Festival indossa, alla grande, nuovamente Vivienne Wetswood.
Gran barba brizzolata e quel suo graffio in gola. E dire che aveva detto di non essere più arrabbiato! Grande pathos. E’ al suo settimo Festival con uno vinto, nel 2004. Il brano che lo porta alla vittoria è “L’uomo volante”. Il suo modo di cantare, appassionato, è sempre stato inconfondibile come lo è la sua voce. Il suo rapporto con il mondo della musica non è stato sempre facile. Il cantautore toscano, infatti, subisce un certo ostracismo del tutto immotivato che lo porta ad annunciare il suo ritiro dalle scene, era il 2001. Anche Masini ha cercato il rinnovamento è la canzone in gara oggi ne è il manifesto: sonorità diverse dai suoi brani maggior successo e un impianto melodico che s’intreccia alla struttura di una canzone popolare. La rabbia degli anni ’90 è superata, dice, oggi ci vuole forza per la ragione e la lucidità.
Diciamolo, di questa canzone ne possiamo fare a meno. Non lascerà traccia. Settimo Festival per la cantante ciociara che a Sanremo è arrivata la prima volta quando aveva appena quindici anni. Dalla ragazzina paffutella, molto carina, e dalla voce sicura si è andata trasformando, ritocchini qui e là, in un genere di donna fatale che vuole essere sofisticata in outfit super trendy risultando, però, una costruzione del tutto artefatta. Le mutazioni genetiche non portano buono. Dal punto di vista musicale diciamo che non ha lasciato pietre miliari ma brani, alcuni anche accattivanti, che vivono una stagione. Anche per lei una canzone di Kekko dei Modà un brano, manco a dirlo, romantico con qualche sfumatura rock e che celebra la libertà di essere se stessi. E auguriamo che per Anna sia la volta buona. Il suo look è firmato da un giovane e praticamente sconosciuto stilista, Francesco Paolo Salerno che dice della sua moda “si prefigge di mistificare il corpo femminile oltre il gusto puramente estetico e di concettualizzare la preziosità della donna attraverso i suoi abiti, creando per essa una dimensione di bellezza sublime”: avete capito?
“Nonostante la giacca scintillante il brano proprio non brilla (quante volte lo abbiamo ascoltato?) e la voce non c’è, non c’è per questa ballata romantica, una canzone d’amore con tanta elettronica e un po’ di suoni acustici. Tre Festival alle spalle, l’ultimo nel ’91. Poi un rifiuto durato 24 anni di una manifestazione anche aspramente contestata. Eppure la kermesse sanremese gli aveva regalato belle soddisfazioni: nel 1987 scrive per il trio Morandi-Ruggeri-Tozzi “Si può dare di più” che vince il Festival e diventa un successone. E chi può dimenticare “Cosa resterà degli anni Ottanta” altra super-hit che parte nuovamente da Sanremo.
Lo possiamo dire? Ma il Biagione nazionale non è un tantino sfiatato, una voce strozzata e anche un filino calante. Ma ha prodotto un sacco di belle canzoni, va detto, come dimostra la carrellata che ha preparato per il Festival. E si fa tramite per un omaggio a Pino Daniele cantando “Tu dimmi quando”, interpretazione intima e sentita, bella. E’ in uscita un cofanetto speciale “solo live” del concerto a San Siro nel 2014 al quale hanno partecipato Eros Ramazzotti e Laura Pausini. “L’amore comporta” è il nuovo singolo tratto dall’album pubblicato lo scorso aprile, una ballata sulle conseguenze dell’amore inteso in senso lato.
Ovazione annunciata, commozione vera? Sono un bel prodotto commerciale, non c’è che dire, e la canzone è funzionale allo scopo. Ma non ci piacciono. Così giovani e così vecchi nonostante i completini alla moda. E rischiano anche di vincere. Anche Ignazio Boschetto, Piero Barone e Gianluca Ginoble sono figli di un talent, questa volta targato Raiuno ovvero “Ti lascio una canzone”. Erano tre ragazzini con la passione del canto lirico che alla trasmissione di Antonella Clerici concorrevano singolarmente e che il fiuto sopraffino di Tony Renis ha trasformato nel trio che è diventato un fenomeno musicale planetario. I “tre tenorini” di cinque anni fa si sono trasformati in una vera macchina da guerra per la scalata delle classifiche e dei sold out nei teatri di mezzo mondo. La loro canzone in gara è prodotto sanremese in concentrato: canta l’amore con melodia. Ovviamente, sono i favoritissimi della vigilia.
Ean Penn l’avrà accompagnata o no? Pare di no, secondo quanto dice a Carlo Conti. Di una bellezza che ferma il respiro racconta delle sue canzoni preferite -tra cui c’è “Un’altra te” di Eros Ramazzotti (sarà vero?)-, di come sia come madre, paziente ma severa, di come sia grata alla vita per tutto quello che ha avuto e per compiacere la platea si cimenta con qualche parola in italiano. Il premio Oscar per “Monster” (2004) è oggi una delle attrici più pagate di Hollywood il che, però, non le impedisce di badare al sodo, come si dice. Infatti, sembra che i funzionari Rai abbiano faticato non poco a convincerla a salire sul palco dell’Ariston anche se i soldi del suo cachet non potevano essere accreditati (per questioni burocratico-amministrative) sul suo conto prima della sua esibizione. Non si fida degli italiani la bionda valchiria sudafricana? Eh sì, in ogni angelo si annida un diavolo…
“Non all’altezza delle aspettative. Brano moscio. . Maturità e nuova consapevolezza di sé: è il nuovo corso di Irene Grandi che al Festival è anche in veste di autrice sua, infatti, questa ballad, che è una riflessione, anche autobiografica, sul mondo delle donne, sulla vita di una donna consapevole delle proprie possibilità come dei propri limiti e dalla determinata volontà di costruire il futuro a propria misura. Simpatica, solare, coerente è voluta tornare a Sanremo per una nuova ripartenza che verrà sugellata con la pubblicazione in contemporanea al Festival del suo nuovo disco di inediti, che prende il titolo dalla canzone in gara, a cinque anni di distanza dall’ultimo. Dopo Sanremo, Irene torna in tour nei teatri. La prima data a Firenze, il 7 maggio.
Ha vinto XFactor 2014 alla grande, con un brano bellissimo e per giunta scritto da lui. Ha una voce particolare ed è pure bellino. Anche la canzone del Festival è sua ed era in un cassetto da tempo e se ci restava non era male. E come mai il “Fragolino” è stato pure impreciso stonicchiando? Sanremo non perdona. Vent’anni da Zafferana Etnea, in provincia di Catania, Lorenzo Fragola è una delle grandi scommesse del Festival. Tra i suoi modelli di riferimento Domenico Modugno e Robbie Williams il che tanto spiega sul mondo musicale che si porta dentro e che ha la potenzialità di esprimere.
Arriva da Colorado (Italia 1) nel cast del quale è presenza fissa dal 2009. Tra i suoi cavalli di battaglia le imitazioni di Bruno Pizul, José Mourinho, Valentino Rosssi. Divertente, garbato e anche se i suoi soggetti appartengono alla società contemporanea, non a caso piace moltissimo ai più giovani, il suo modo di far teatro rimanda al cabaret classico.
Pieni medaglie con divise improbabili e banda al seguito cantano una canzone che potrebbe essere di Cochi e Renato. Divertenti e intelligenti come sempre non sono propriamente dei cantanti ma ci fanno divertire un sacco e la canzone entra nella testa. Lavorano insieme da quindici anni e sono anche loro outsider del Festival anche se la musica è, in qualche mondo, nel loro nel loro dna professionale visto che la loro carriera e il loro sodalizio prende forma negli studi di MTV. Francesco Mandelli, 36 anni, e Fabrizio Biggio, 41, sono i mitici “Soliti Idioti” della serie tv, andata in onda dal 2009 al 2012 proprio su MTV, programma tanto dissacrante quanto irreverente, e diventato giustamente di culto, in cui danno vita a una serie di incredibili e iperbolici personaggi attraverso i quali compiono però di un’attenta e feroce analisi della società contemporanea. E per la serie tv hanno realizzato alcune belle canzoni diventate dei classici del loro repertorio come “La Casilina”, “Spacco tutto”, “Dov’è Gesù”, “E’ normale”. E per il ritorno a Sanremo, da concorrenti questa volta, hanno scelto di parlare dell’inferno quello che è per molti la vita di tutti i giorni. E “Inferno” è un progetto composito che da Sanremo li riporterà al cinema con il loro nuovo film.
Un grande vero, festeggia i 50 anni di una sua canzone “Io che non vivo senza te” (1965) tornando sul palco del Festival. Di questa canzone ne esistono oltre 200 versioni realizzate veramente in tutto il mondo. Una melodia immortale che continua a fruttare al suo autore oltre 60 mila euro all’anno di diritti d’autore. Donaggio ha smesso di cantare ormai da quarant’anni, vive nella sua Venezia (dove creò su un pianoforte appena comparato “Io che non vivo senza te”) e compone colonne sonore in uno studio affacciato sul Canal Grande. Figlio d’arte, in famiglia tutti musicisti, inizia a studiare violino a dieci anni prima al conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e poi al Giuseppe Verdi di Milano. Debutta nel 1961 con “Come sinfonia” in cui trasferisce l’esperienza di studi classici e si distingue per la sua delicatezza. A Sanremo approda per la prima volta nel ’64 con “Motivo d’amore” cui seguiranno “Una casa in cima al mondo”, Io per amore”, “Le solite cose”. Il Festival Donaggio non lo ha mai vinto e quella che è poi diventata una delle canzoni italiane più popolari al Festival del ’65 arriva solo settima.
“In trasparenze audaci e voce con il “graffio”, canta l’amore la Atzei nel solco del pop sentimentale tutto italiano. Ma non ci ha emozionato. Bellezza mediterranea, si è fatta conoscere con un brano che citava il pop anni ’60, “L’amore vero” del 2012. Continua a conquistare un po’ di popolarità grazie a preziose collaborazioni, quella con Francesco “Kekko” Silvestre dei Modà con il quale duetta in un brano che sfonda, “La gelosia”, e poi ancora, un anno fa, al fianco di Alex Britti nel brano “Non è vero mai”. A tutti gli effetti, però, è un’esordiente e quindi non capiamo perché sia entrata dritta, dritta nella “premier league” festivaliera. Anche per l’approdo sanremese la cantante sardo-milanese si è affidata a Kekko Silvestre. Per calcare il palcoscenico dell’Ariston, vestita da Antonio Marras (stilista che dalla Sardegna ha conquistato il mondo con il suo stile particolarissimo), dice di aver aspettato quattro anni nel corso dei quali ha messo insieme il materiale del suo primo album la cui pubblicazione è prevista a ridosso del Festival che sarà, quindi, la migliore vetrina promozionale possibile.
Trionfatore del Tour de France dello scorso anno, è all’Ariston per annunciare che la partenza del Giro d’Italia 2015 avverrà proprio da Sanremo il 9 maggio prossimo. Semplicità e concretezza da sportivo autentico che fatica, veramente, per raggiungere la meta
“Stride il rap con il dinner jacket che indossa ma, aldilà del look, ci ha trasmesso energia ed è stato convincente. Ha fatto e fa parlare molto di sé Moreno Donadoni, rapper genovese, 25 anni, oltre che per la vittoria ad “Amici” 2013 anche per lo scontro in diretta tv con Miguel Bosè sempre nella stessa trasmissione. I due si sono confrontati a dir poco aspramente nella loro veste di coach delle due squadre in campo. La sua partecipazione al talent di Maria De Filippi gli ha fatto guadagnare una pioggia di critiche dall’ambiente rap ma lui tira dritto e guadagna un endorsement di Fabri Fibra e nel suo secondo album, “Incredibile”, ospita J.Ax e Guè Pequeno dei Club Dogo. Rappa Moreno ma le cuore ha Lucio Dalla, Fabrizio De André, Luigi Tenco e Lucio Battisti “…i grandi padri…”.
Siparietto con Claudio Amendola e Luca Argentero che ad altro non serve se non per farci sapere che è in uscita il loro nuovo film, “Noi e la Giulia”. Ma basta.
Erto è un personaggio incredibile, affascinane e respingente al tempo stesso. E ha una gran voce. Due cuori battono nel petto di Conchita Wurst si dice essere “…semplicemente una cantante in un abito formidabile, capelli perfetti e una bella barba…”. All’anagrafe è Thomas “Tom” Neuwirth, ha 25 anni ed è austriaco/a e non è un transessuale, è un uomo completo e sembra non voglia diventare una donna ma preferisce per sé i pronomi femminili. Conchita è nata in seguito alle discriminazioni che ha subito nell’adolescenza. Al nome ha aggiunto il cognome d’arte prendendo in prestito un sostantivo che in tedesco e in austriaco indica qualcosa di senza importanza ma anche, come non pensarci, l’organo sessuale maschile. E nella cultura latina Conchita è uno nei nomignoli di quello femminile, così il cerchio si chiude. Ma per Conchita Wurst oltre alla musica c’è l’impegno sociale per la battaglia contro la discriminazione di genere. “Heroes” è nuovo singolo dopo il successo planetario del brano con il quale ha espugnato l’Eurofestival dell’anno scorso “Rise As A Phoenix”. All’ultima settimana della moda parigina ha sfilato per Jean Paul Gaultier ed è stato un altro successo. La sua presenza al Festival vuole anche significare un ideale passaggio di testimone: il vincitore di Sanremo 2015 andrà (se vorrà) all’European Song Contest 2015 che si terrà a Vienna in maggio.
E quasi allo scoccare della mezzanotte e mezza, Conti chiama sul palco Javier Zanetti nella veste di ambasciatore di Expo 2015. Sempre simpatico e gradevole questo fuoriclasse del calcio anche per la sua modestia non di circostanza. Si avventura a intonare “Chiamami amore”. E’ imminente l’uscita di un film sulla sua storia professionale, “Zanetti Story”.
Siamo allo stremo delle forze ma resitiamo per Marlon Roudette , ex leader dei Mattafix. Esegue il suo nuovo singolo “When The Beat Drops Out”, che anticipa il nuovo album “Electric Soul”, e si caratterizza per il suono metallico dello steel pan (o drum) una sorta di tamburo ricavato da vecchi bidoni metallici tipici della musica caraibica. E’ un pezzo che ha un certo appeal ma come molta altra musica in giro. Nato a Londra è cresciuto a Saint Vincent e rientra nella capitale britannica a 17 anni. La sua musica si muove tra pop e reggae. La notorietà per lui arriva con il brano “New Age”.
Gli ascolti hanno dato la carica a Carlo Conti che ha impresso maggiore ritmo allo spettacolo che sempre extralarge. Ancora più defilato, se possibile, il ruolo delle vallette. Finalmente si arriva alla nuova indicazione di voto con i campioni a rischio eliminazione e quelli che vanno avanti. Lorenzo Fragola, Raf, Irene Grandi, Marco Masini, Il Volo, Nina Zilli sono temporaneamente salvi mentre Bianca Atzei, Biggio e Mandelli, Moreno e Anna Tatangelo rischiano l’eliminazione.