Tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2015 c’è anche Rakele, ovvero Carla Parlato, una ragazza napoletana che si presenta sulle tavole del Teatro Ariston con il pezzo “Io non lo so cos’è l’amore”. Nata nel capoluogo campano nel 1995, Rakele ha iniziato molto presto a farsi notare, partecipando all’età di tredici anni a un progetto che l’ha portata a incidere un brano in “Veleno fertile”, album dell’ex frontman di Almamegretta, Lucariello, oltre che a rivestire il ruolo di protagonista nel videoclip realizzato per l’album. Ha poi collaborato con una serie di band della scena partenopea, venendo notata in uno stage del 2013 da Tony Bungaro e Cesare Chiodo. Proprio coi due produttori sta ora lavorando al suo nuovo album, per il quale la vetrina sanremese potrebbe essere un ottimo trampolino di lancio.
La ragazza napoletana ha avuto modo di raccontarsi nel corso di una recente intervista, nella quale ha già fatto sapere che la sua preoccupazione più grande al momento è quella di poter dare vita a un progetto artistico valido e tagliato su misura per lei. Per quanto riguarda i suoi rivali sanremesi ha affermato di stimare tutti, ma allo stesso tempo di non temere nessuno, in quanto ritiene che la musica dovrebbe essere un tema in grado di unire e da condividere, non di dividere. Ha anche parlato del suo video, realizzato nelle strade di Barcellona, di cui ha voluto mettere in risalto il fatto di essersi ritrovata in una situazione del tutto nuova, che l’ha portata a girare sulle ramblas della capitale catalana nelle ore più impensate. Una esperienza nuova, ma soprattutto affascinante per una debuttante come lei.
Il suo primo singolo, “Inverno perfetto”, ha provocato più di una polemica da parte dei fan in quanto nella cover è ripresa mentre fuma una sigaretta. Lei stessa ha voluto puntualizzare che la foto scattata da un’amica non voleva essere una provocazione, né un invito al fumo, ma si trattava semplicemente di un momento di relax che lei ha deciso di rendere noto, senza ipocrisia. Tra le fonti di ispirazione, ha citato in particolare Tove Lo, Lorde, XX e i Daughter, anche se ha aggiunto di essere estremamente curiosa e di ascoltare i generi più diversi, prendendo nota di tutto quello che le sembra interessante. Alla domanda su chi preferisce tra Emma e Arisa, le sue colleghe che sono state scelte per fungere da vallette, ha diplomaticamente risposto Emmarisa, dimostrando un certo humour, oltre a una buona dose di diplomazia. Ha anche voluto ricordare come la Carosello Records, la sua casa discografica, pur non essendo una major, punti con grande forza sulla massima qualità, testimoniata del resto da artiste come Bjork, Angunn o Skunk Anansie. Un modo di lavorare incentrato sulla grande attenzione per il particolare in grado di fare la differenza che reputa il più giusto per lei, sperando magari che possa portarlo ad avere lo stesso successo delle colleghe più famose.
Nel corso dell’intervista Rakele ha anche affrontato il tema dei talent show, da cui provengono molti suoi colleghi, sia all’interno della Carosello Records che presenti a Sanremo. Ha infatti ricordato come qualche anno fa anche lei, spinta dalla curiosità, abbia partecipato a “X Factor”, arrivando sino ai Bootcamp, facendo capire quindi di non essere contraria in maniera pregiudiziale. Ha però voluto puntualizzare che si può arrivare a fare musica senza passare attraverso la vetrina dei talent show, come è del resto successo a lei, ovviando comunque alla mancanza di visibilità che può invece regalare il passaggio televisivo. Una possibilità che a lei è stata concessa proprio dall’incontro con Bungaro e Chiodo, che le ha permesso di dare concretezza alle sue idee e al suo universo musicale. Ha anche voluto spiegare il titolo del brano che porterà a Sanremo, “Io non lo cos’è l’amore”, affermando che le esperienze sin qui vissute non le hanno permesso di formarsi una idea del tutto compiuta su questo sentimento. Allo stesso tempo ha voluto però ricordare come in fondo abbia molto tempo davanti per poterlo capire meglio.
Si è anche detta non particolarmente preoccupata del fatto che il suo pezzo sia caratterizzato da sonorità elettroniche che sembrano non particolarmente adatte alla ribalta ligure. Secondo Rakele, in fondo, quello che conta realmente è che si tratti di un bel brano, per rendere gradevole il quale lei e il suo entourage hanno lavorato molto, con un risultato che ritiene assolutamente soddisfacente. Ora si tratta solo di cantarlo al meglio sulle tavole del Teatro Ariston, in modo da lasciare un segno.