Se c’è un gruppo che ha saputo traghettare la straordinaria esperienza della musica gospel americana, quella per intendersi che si canta nelle chiese nei servizi liturgici, verso il grande pubblico mainstream, quello rock e pop, questo è stato sicuramente quello degli Staples Singers. Come la maggior parte di questi gruppi si è trattato di un ensemble familiare: padre (Roebuck “Pops” Staples) e figli (Cleotha, Pervis, Yvonne e Mavis). 



Formatisi a Chicago subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, verso la fine degli anni sessanta sono entrati nel mercato della musica pop grazie a memorabili incisioni di brani come For What It’s Worth dei Buffalo Springfield e poi anche nelle classifiche R&B con successi come Heavy Makes You Happy (Sha-Na-Boom Boom) e Respect Yourself nei primi anni settanta. Qualcuno se li ricorderà anche nel leggendario film L’ultimo valzer di The Band insieme ai più grandi esponenti della scena rock degli anni settanta. Morto il fondatore Pops nel 2000, la figlia Mavis è rimasta a portare avanti la tradizione di un gospel rock di livello straordinario, come testimoniano i suoi recenti album, alcuni dei quali prodotti dal leader dei Wilco, Jeff Tweedy.



Al cuore della musica degli Staples Singers è stato sempre l’impegno civile, uno dei gruppi più attivi nella stagione della lotta per i diritti degli afroamericani degli anni sessanta. La ristampa, ampliata con oltre mezz’ora di musica inedita, del loro disco uscito originariamente nel 1965 “Freedom Highway” è la testimonianza di questo momento unico nella storia degli Stati Uniti e anche della musica americana. Registrato nella chiesa di New Nazareth di Chicago, non si può comprendere se non si conosce la storia degli avvenimenti drammatici di quel periodo. Avvenimenti narrati anche nel film “Selma, la strada della libertà” che è uscito in Italia nelle scorse settimane (e probabilmente è rimasto nelle sale cinematografiche molto poco).



Il 7 marzo 1965, una domenica passata alla storia come “Bloody Sunday”, più di 600 persone guidate da Martin Luther King si mise in marcia dalla città di Selma nello stato dell’Alabama per raggiungere la capitale, Montgomery. Si trattava di una manifestazione contro la segregazione razziale allora ancora pienamente in vigore, e soprattutto per il diritto di voto dei neri, che la legge in vigore non garantiva del tutto attraverso escamotage razzisti come la tassa elettorale. Polizia e cittadini bianchi li attaccarono violentemente, ci furono un morto e dozzine di feriti, cariche della polizia a cavallo contro donne e anziani, costringendoli a interrompere la marcia e a riprovarci due giorni dopo, mentre un altro dimostrante veniva ucciso in circostanze ambigue. Dovettero fermarsi ancora una volta perché il governatore dello Stato aveva detto loro che non avrebbe garantito la sicurezza. Finalmente, due settimane dopo, con la protezione di soldati dell’esercito e della Guardia Nazionale, riuscirono ad arrivare a Montgomery. Poco tempo dopo il congresso americano avrebbe approvato il Voting Rights Act, la più grande vittoria del movimento per i diritti civili.

Nella chiesa di New Nazareth di Chicago, davanti a dei fedeli inizialmente perplessi, gli Staples Singers decidono di prendere parte alcune settimane dopo quegli eventi che avevano dato la misura della spaccatura in corso nella società americana, a una celebrazione liturgica.

 La musica però sarebbe stata alquanto diversa da quella che si sentiva normalmente in una chiesa. Cominciando con una ruggente versione del classico When the Saints Go Marching In che vede tutti i fedeli prendere parte in modo entusiastico, il gruppo presenta brani inaspettati, ad esempio The Funeral del cantautore country Hank Williams e poi l’inno dei diritti civili We Shall Overcome. Presentano anche un pezzo scritto in quei giorni dedicandolo ai partecipanti di quella marcia, Freedom Highway,introdotto con le parole di Pops: “Grazie a quella marcia, la parola si è rivelata e una canzone ne è nata. Abbiamo scritto una canzone per quei manifestanti della libertà e la dedichiamo a tutti i manifestanti della libertà”. 

Pops si accompagna alla chitarra elettrica, il suo stile bluesy è una novità assoluta nella musica gospel, creando un magnetico contrasto con le voci gospel e la sezione ritmica composta da Al Duncan alla batteria e dal bassista Phil Upchurch che imprimono un ritmo quasi funk. Poi le voci dei figli, tra cui quella di una meravigliosa e allora venticinquenne Mavis. Quello che si ascolta è di una potenza sbalorditiva: “Il mondo intero si chiede cosa stia succedendo negli Stati Uniti” canta la ragazza. Il clima all’interno della chiesa si scalda sempre di più: durante We Shall Overcome tutti i presenti cantano con un sentimento e una potenza ultraterreni.

Cosa sta succedendo negli Stati Uniti è quello che il mondo intero si chiede ancora oggi, alla luce dei recenti violenti incidenti razziali che hanno attraversato il Paese. La differenza tra cinquant’anni fa e oggi è testimoniata da questo disco. Di fronte alla violenza che insanguinava l’America di allora, queste persone si stringono in una comunità, pregano il loro Dio, testimoniano una unità e una appartenenza. Oggi, con la stessa violenza nelle strade, di tutto questo non è rimasto niente. C’è solo violenza a cui si risponde con altra violenza e una comunità vera probabilmente non esiste più fra gli afroamericani così come non esiste più un leader capace di unirli, con buona pace del primo presidente di colore della storia americana ben al sicuro alla Casa Bianca e la cui assenza come leader di popolo è inquietante, al di là degli slogan di cui si fa portavoce.

“Freedom Highway Complete” è un documento storico oltre che culturale. L’intero concerto gospel è ora rimasterizzato dai nastri analogici originali pubblicatila  per la prima volta su Epic Records come LP nel 1965.  La qualità sonora ovviamente, visti i tempi e il luogo della registrazione, non è delle migliori, ma supplisce a questo l’atmosfera unica della performance complessiva. Ampliata per includere oltre 30 minuti del servizio in chiesa compreso il sermone del reverendo che celebrava la liturgia, esclusi dal vinile originale, e con sei brani musicali in più, questa edizione completa segna la pubblicazione per la prima volta dell’intera messa gospel. Con la speranza che qualcuno oggi, in America, la ascolti.