Spesso quando si parla di musica barocca si fa un calderone senza tenere conto che la varie scuole nazionali ebbero caratteristiche distinte e distanti. Lo fanno specialmente coloro della mia classe di età cresciuti in un mondo musicale in cui all’opera dominava il verismo e il melodramma verdiano e nelle sale di concerto il sinfonismo tardo romantico o la musica da camera del primo romanticismo.
A Roma, grazie agli sforzi del Maestro Renato Fasano, il barocco entrava quasi con prepotenza dei programmi di concerti (spesso relegati, però, la domenica mattina nella preziosa sala dell’Oratorio Borromini della Chiesa ‘Nuova’ di Santa Maria in Vallicella). Era il ‘baracco’ di Vivaldi con qualche incursione nei terreni di Monteverdi e di Anfossi. Nulla , però, degli altri barocchi.
Occorre, quindi, essere grati all’Istituzione Universitaria dei Concerti che ha portato il 14 marzo nella splendida aula magna dell’Università La Sapienza, Les Paladins, il complesso più noto di musica e di teatro in musica francese barocco, che sta effettuando una tournée in Italia; saranno a Siena, Roma, L’Aquila, Torino e Brescia dal 13 al 19 marzo. E’ un evento importante perché mentre il barocco italiano e tedesco sono spesso eseguiti nel nostro Paese, le esecuzioni di quello francese sono una rarità. Il concerto era inizialmente concepito come un confronto tra barocco francese (essenzialmente Rameau) e italiano (Vivaldi) ma con due bis è stato esteso a quello tedesco (Händel). In effetti, l’influenza primaverile ha impedito al soprano Sandrine Piau (che avrebbe dovuto interpretare sia Rameau sia Vivaldi) di partecipare alla tournée ed è stata sostituita , per il concerto romano, da Chantal Santon e Maria Grazia Schiavo, due delle migliori specialiste dei rispettivi repertori.
Un cenno all’ensemble. Prende nome un’opera del 1760 di Jean Philippe Rameau intitolata “Les Paladins”, un capolavoro di ‘opera fantastica’, nello spirito dell’immaginario ariostesco (quale metabolizzato in Francia). Inspirandosi a tale opera nel 2001 Jérôme Correas ha fondato il gruppo vocale e strumentale per proporre il repertorio del diciassettesimo e diciottesimo secolo. Correas è stato per anni una star del barocco, in ruoli d’agilità, ai festival di Aix en Provence ed ha dedicato molta attenzione al “parlato in musica” ed alla sua interpretazione teatrale, il che permette a “Les Paladins” di sviluppare una interpretazione che si basa non solamente sulla partitura, ma anche su tutte le possibilità espressive musicali e teatrali in rapporto alla lingua usata nei testi. La ricerca sonora e teatrale è intimamente legata al “rubato” , quindi anche alla libertà dell’improvvisazione, sui colori della voce e degli strumenti e sul passaggio dalla voce cantata alla voce parlata, con tutte le nuance che ne derivano.“Les Paladins” sono oggi un gruppo di riferimento in Francia, Belgio e Stati Uniti e recentemente anche in Germania. Hanno un’importante produzione discografica e mettono in scena opere barocche. Quindi, consideriamo la tournée italiana un assaggio , sperando che vengano invitati a presentare una produzione di opera barocca francese con scene, costumi e regia teatrale.
La prima parte del concerto è stata dedicata a Rameau con estratti da quattro opere:Les Indes Galantes(ouverture e danze), Anacréon (aria dell’amore), Castor et Pollux (sarabanda ed aria) e Platée (l’ironica ‘aria’ del personaggio La Follia presentata in una mise en éspace ossia con recitazione semi-scenica). Di queste opere conoscevo solo Platée vista ed ascoltata a Spoleto nel lontano 1986, e Les Indes Galantes (di prammatica sui voli del Concorde in quanto dura tanto quanto la traversata dell’Atlantico). Occorre dire che negli Anni Settanta, negli USA alcune arie di Castor et Pollux erano diventate vessillo di FREE, nulla a che vedere con l’associazione di ricerca economica creata e presieduta da Renato Brunetta, ma un gruppo (Freedom of Restriction of Erotic Expression) principalmente di intellettuali che si battevano per l’abolizione delle leggi anti-gay allora prevalenti in numerosi Stati dell’Unione.
Il barocco francese , abbandonate le forme tradizionali di ‘arie di corte’ e ‘tragédie lyrique’ resta comunque ancorato alla musica privilegiata in quella enorme villa-prigione che era Versailles. Una scrittura delicata che, in ceti casi (Les Indes Galantes) si riallaccia ad un oriente immaginari, in altri (Anacréon) prepara alla musica dell’Illuminismo, ed in altri ancora (Platée) si fa gioco del blocco sociale (peraltro già piuttosto malandato) che esprime Versailles. Chantal Santon (con un timbro un po’ brunito ed una coloratura di grande livello ha dato efficacemente voce a questo mondo.
Molto differente, il ‘tormento e l’estasi’ – si potrebbe dire- del ‘prete rosso’ Antonio Vivaldi. Temperamento fortemente drammatico in una musica scritta non per il Teatro di Corte ma o per Chiese, o per concerti in Palazzi aristocratici o per teatri commerciali . Maria Grazia Schiavo è stata dolcissima in Zeffiretti che sussurrateed ha mostrato tutto il suo carattere in Furore giustissime irae. L’ensemble ha estratto tutti i dubbi interni (e le conseguenze sofferenze interne) del ‘prete rosso’ nella sonata in re minore La Follia. Un confronto in breve tra un barocco dove prevale l’eleganza ed uno in cui ha un ruolo chiave il dramma.
Per concludere due fuori programma: un raro duetto per due soprani Dixit Dominus e la sublime aria con duettoLascia che io pianga di Händel, ancora un terzo barocco, quello che scava nelle psicologie. Anche quando prega a Dio.