Il Festival Le Printemps des Arts Montecarlo (20 marzo-12 aprile) giunto alla trentunesima edizione, si caratterizza per l’originalità degli accostamenti tra grande musica classica e contemporaneità (in questa edizione debuttano tre commissioni del festival) e l’originalità dei luoghi di spettacolo. Questa primavera la manifestazione è incentrata su tre musicisti della classicità e del Novecento storico (Bach, Donatoni, Sibelius), unitamente a contemporaneità.
Ho seguito il primo dei quattro fine settimana. Delle tre serate in programma, la terza, ossia quella di domenica 22 marzo rendeva meglio delle altre il senso della manifestazione, anche in quanto un unico direttore, Guillaume Bourgogne ha diretto l’Ensemble Cairns votato alla contemporaneità più ardita mentre all’altro (La Stravaganza) è stata affidata la musica barocca. Le due commissioni (i lavori di Nouno e di Pesson) sono all’inizio delle due parti del concerto eseguiti da un organico specializzato in musica contemporanea, live electronics ed elettroacustica. Il resto è composto di brani tutto sommato poco noti dell’inizio del Settecento, a cui i due autori contemporanei sembrano fare riferimento.
Reversé di Nouno ha in comune con i tre autori barocchi la struttura circolare e cenni al visivo. La Carnagnole di Pesson ricorda il canto rivoluzionario, presentato in forma stilizzata e molto timbrica. Dei due complessi, l’Ensemble Cairn estrae sonorità interessanti. La Stravaganza è un gruppo affermato anche se principalmente nel repertorio italiano e francese ed è parso in qualche difficoltà con partiture di raro ascolto.
Il concerto del venerdì sera era incentrato sul rapporto di giustapposizione tra la partitura di Donatoni del 1974 Orchesterüubung e due noti lavori di Sibelius Les Océanides, Sinfonia n.3 in do maggiore. Donatoni titola in tedesco una partitura ispirata al ‘clavicembalo ben temperato’ di Bach quasi a sottolineare il proprio rapporto, all’epoca, con la scuola costruttivistica da Darmstadt. Ma Voci, Esercizio per Orchestra – questo è il titolo correntemente utilizzato in Italia) non ha la carica marcatamente ideologica della Darmstadt di quel periodo (Stockhausen, Nono, Berio) . E’ un ‘esercizio’ per grande orchestra in sedici brevi momenti simmetrici (il tutto dura meno di mezz’ora) che operano a cerchi concentrici. Una sfida per l’OPMC , che da alcuni anni, guidata da Gianluigi Gelmetti, è diventata una delle migliori formazioni d’Oltralpe. Sul podio il trentacinquenne Jean Deroyer già noto in tutta Europa ed in Giappone come una delle migliori bacchette per il repertorio contemporaneo. Di ottimo livello l’esecuzione dei due lavori di Sibelius, giustapposti con la calma serena delle steppe nordiche (e gli echi di temi tradizionali) alle tensioni dell’’esercizio’ di Donatoni.
Il 21 marzo per l’inaugurazione sono state presentate due composizioni in prima mondiale (per un totale di venti minuti) Deviner-Devenir di François Bayle (classe 1932), uno dei ‘padri’ della musica elettronica francese. Successivamente ci , si è trasferiti a pochi passi nella Cattedrale di inizio Novecento per ascoltare la prima versione de La Passione Secondo San Giovanni di Bach (Dresda 1724) con l’organico concepito all’epoca , una rarità perché di solito vengono eseguite la quarta o quinta edizione del lavoro, caratterizzate da organici molto più vasti. Infine, nuovamente nel museo per un brindisi di tutto il pubblico con gli artisti
Il nesso tra i due lavori di Bayle e la vasta partitura di Bach (con un piccolo organico orchestrale, e quattro solisti che, integrati da altri due elementi, diventano un piccolo coro) è molto più forte di quanto non appaia ad un ascoltatore poco attento.
Bayle prende l’avvio di una frase di Schopenhauer sulla musica come filosofia e trascendenza. In quella che è la più breve e la più teatrali delle Passioni di Bach le pagine del Vangelo diventano compassione per il sacrificio del Figlio dell’Uomo , ne esaltano l’umanità e si anticipa la Resurrezione, e la Redenzione.
A differenza di altri compositori contemporanei e che utilizzano l’elettronica con improvvisazioni (come Cage) non c’è accostamento diretto con il barocco . Alla ricchezza emotiva di una Passione (in cui gli undici numeri corali esprimono la Fede ed i solisti le emozioni umane), la partitura di Bayle è di rigore matematico ed impiega principalmente fusione di suoni per interpretare tormenti interiori giustapposti alla pace dell’oceano.
Bayle, alla tastiera elettronica, interpreta se stesso in un ambiente stereofonico e denso di giochi di luci. Nella Cattedrale (anch’essa con giochi di luci) la Passione è affidata a un complesso tedesco creato nel 1972 ,residente a Lovanio e specializzato nella musica barocca. Giovani i quattro interpreti (Lucia Napoli, Stephan Scherpa, Minna Nyberg, Spefan Vock). Tutti di qualità. I primi due (il contralto Lucia Napoli ed il tenore Stephan Scherpa) meritano un segnalazione particolare per la cura dell’intonazione.