Domenica delle Palme , 29 marzo alle ore 17, va in scena nella chiesa romanica dei ss. Pietro e Paolo di Brebbia, provincia di Varese, una strana Rappresentazione Sacra. Ne parliamo con l’autore Stefano Pavarini, architetto e artista.

Come nasce questa Passione? Da quando fai teatro?

Premetto che non faccio teatro in senso stretto, ma tutto parte dal mio essere innanzitutto architetto. La chiamerei sonorizzazione di spazi. Avevo visitato la chiesa di Brebbia tempo fa e mi era rimasta impressa nella memoria, sia per gli affreschi, sia per la qualità dello spazio interno. Soprattutto mi piaceva la qualità sonora del posto, era come una camera acustica naturale. Un riverbero perfetto.



Poi tutte le memorie del luogo, che prima era un tempio pagano dedicato a Minerva, tutte le leggende del bosco sacro… un luogo magico dove memorie antiche e fede cristiana si sono intrecciate. Insomma mi veniva voglia di “usare” questo spazio per una qualche forma di installazione sonora.

Cosa c’entra Maria Maddalena?



Mi è capitato, su consiglio di un amico, di leggere Fuochi della Yourcenar. Questa visione così fisica e carnale della Maria di Magdala mi ha colpito. Mi è venuta voglia di scrivere qualcosa che fosse come una valorizzazione di questa sua fisicità, ma al contempo questo sua istintività, immediatezza non fosse fine a se stessa, ma la portasse sull’Abisso del Mistero.

Spiega meglio..

Voglio dire banalizzando, la cultura laica ha sempre trattato la Maddalena come l’”amante di Gesù” nel senso più bieco del gossip, tanto per dire che anche lui aveva l’amante e da qui tutto il filone di letteratura gnostico, apocrifa di cosiddetta “umanizzazione “ del Cristo che avuto anche lui le sue pulsioni. Insomma quando si guarda al sacro pensando al pruriginoso, il che dimostra la pochezza di certa cultura..



Invece?

Invece per me il personaggio di Maria di Magdala rappresenta proprio il tema della seduzione del Cristo, la fascinazione che il Cristo produceva sicuramente anche a livello fisico in chi gli stava attorno. La sua presenza fisica era di per sé affascinante ed era naturale innamorarsene. Così la passione che Maria aveva per lui è la stessa nostra, di innamorati di Cristo, attratti dalla sua persona, prima che dal suo “messaggio”. Il “corpo di Cristo” si dice infatti. Voglio ribadire la fisicità dell’approccio a lui. Dopo di che la donna capisce che c’è un Oltre che non riesce a possedere di quest’uomo, che sfugge. E qui la disperazione per la sua chiamata a un’altra vita. Il nostro desiderio di possedere Cristo, di ingabbiarlo in un nostro schema che sia politico o etico/etnico. Invece lui ci spiazza e ci de-centra, come direbbe Francesco.

Il tema è chiaro, ma come si svolge concretamente la rappresentazione?

Tutto parte dalla fisicità del Suono, che per me è fondamentale. La Materialità del Suono, il suono come materia che si diffonde nella chiesa, e poi la voce di Maria Maddalena che porge la sua lamentazione per la perdita del Cristo imminente. Tutto si gioca in questo rapporto tra materia-suono e materia-parola. Abbiamo trovato a Brebbia queste attrici fantastiche. Tutte le parti recitate sono fatte da donne: Maddalena, la Madonna, Cristo, i discepoli….è UNA BELLA SFIDA. 

 

Interessante….Che tipo di musica fate invece?


Tutto parte dal lavoro che abbiamo fatto in questi anni con Massimo D’Andolfi sulla Poesia Sonora, ovvero mettere insieme la parola scritta e la musica improvvisata. È una ricerca che nasce dal rapporto con Mediterraneo Radicale e AuSteRo soundart, che sono due gruppi, uno di Torino e uno di Milano con cui collaboro per session di musica improvvisata, che non vuol dire casuale, ma basata sul rapporto coi testi. Il suono segue e si interseca col testo.

Non è jazz, che aborro, ma qualcosa di più radicale. Direi per fare un esempio vicino a quello che faceva Artemev nelle colonne sonore di Tarkovskij, tipo Stalker o Solaris. Un dialogo tra suoni arcaici fatti magari con strumenti elettronici o acustici. Poi la mia passione è la musica elettronica tedesca, tipo Popol Vuh o Tangerine Dream.

 

E’ una miscela un po’ particolare, con la rappresentazione sacra…

 

E’ un tentativo di rendere contemporaneo il gesto religioso, come grido umano, allora perché non usare la musica contemporanea? Il sacro è comunque sotteso in questa musica, penso ai “33 nomi di Dio” di Ivan Fedele, o al grande, immenso Messiaen. Comunque al centro di tutto c’è il testo, la parola, il grido della donna….