Punk prima del punk? Grunge prima del grunge? Sciocchezze. Questo è rock’n’roll, l’unico, quello vero, quello puro e assordante e loro sono The Sonics, una delle migliori band di questa musica di sempre. Avete presente le feste che facevano John Belushi e i suoi amici nel film “Animal House”? Ecco, questo sono i Sonics. Talmente innamorati di questa musica che per quasi cinquant’anni non hanno fatto più un disco, e dopo quasi cinquant’anni come se non fosse successo nulla nel frattempo tornano con un disco che suona esattamente come quelli che facevano allora, rock’n’roll selvaggio e scatenato. 



Come se in mezzo la storia del rock non fosse cambiata di un millimetro e loro invece che essere degli attempati pensionati quasi settantenni fossero ancora quei ragazzini che urlavano fortissimo la loro voglia di divertimento. “Here Are the Sonics” e “Sonics Boom” usciti rispettivamente nel 1965 e 1966, due dischi seminali, due dischi di sfrenata voglia di ballare. Rozzi, sguaiati ma esaltanti. Con un senso di innocenza che sembrava perduto per sempre ma che evidentemente hanno conservato fino a oggi. La stessa innocenza dei dischi di Phill Spector, quel grande sogno rock’n’roll che durò una brevissima stagione degli anni 60. Vendettero pochissimo, ma quel loro modo di suonare ha influenzato migliaia di band, solo che loro, i Sonics, erano gli originali. Come raccontano loro stessi, quel suono veniva fuori così perché sapevano a malapena suonare e dentro ai garage dove i genitori li rinchiudevano si poteva fare tutto il casino che si voleva. Non c’era niente di pensato a tavolino, solo una cosa: suoniamo più forte e più velocemente che possiamo.



I dischi perfetti per un party senza fine, lassù nel freddo e piovoso Stato di Washington da dove arrivano loro, per cacciare via isolamento, solitudine e noia e far finta di essere a Londra o a San Francisco. Insieme ai Kingsmen, a Paul Revere & The Raiders crearono le coordinate di un suono che gente come Springsteen e Nirvana avrebbero cercato di replicare. Brani come Louie, Louie, Do You Love Me, Cinderella, Jenny Jenny suonavano allora e suonano oggi irresistibili.

Adesso, dopo qualche runion frettolosa dal vivo accaduta nel corso degli anni, hanno inciso un nuovo disco, “This Is The Sonics”. Hanno passato la vita a fare gli agenti di assicurazione, gli imprenditori, gli operai ma non hanno perso nulla dell’entusiasmo di allora. Della line up originale sono rimasti in tre: il formidabile cantante Gerry Roslie, il chitarrista Larry Parypa e il sassofonista Rob Lind. Insieme a loro una sezione ritmica potentissima, Freddie Dennis (The Kingsmen, The Liverpool Five) e Dusty Watson (Dick Dale, Agent Orange) anche loro veterani dell’epoca.



E la festa ricomincia: Sugaree dal repertorio di Jerry Lee Lewis, Bad Betty da quello di Little Richard, The Hard Way dei KinksI Don’t Need No Doctor fatta anche da Ray Charles. E anche due brani scritti appositamente: il primo, Save the Planet, da Roslie, il secondo, Spend the Night, da Lind.

E’ una esplosione “sonica” inaudita, non c’è un secondo di pausa, un disco che mette in fila tutti i ragazzini che ci sono in giro oggi. Tutto registrato rigorosamente in mono, come dovrebbe essere ogni autentico disco di rock’n’roll. John Belushi ne sarebbe felice: it’s party time, suonatelo maledettamente ad alto volume. Qua non si fanno prigionieri.