La proposta musicale oltreoceano fortunatamente non è appannaggio esclusivo delle Major, degli MTV Awards e dei Talent show. Nel Nord America, in questi anni più che mai, è vivo un sottobosco musicale di qualità caratterizzato da etichette indipendenti, da roadie improbabili e da banchetti del merchandising “a gestione familiare”. Storie di amici, fratelli, fidanzati che fanno della musica la loro strada per poi talvolta accantonare o sospendere il progetto iniziale per motivi di lavoro o di studio o semplicemente perché si è giovani e i sogni di rock’n’roll fanno a pugni con la realtà.  



Giovani ragazzoni dalle barbe curate che si barcamenano in tour estenuanti vissuti su furgoni stracarichi e che lottano, anno dopo anno, per ritagliarsi uno spazio nei festival estivi con la speranza di vedere il proprio nome in cartellone sempre più in alto e sempre più in grande. Fleet Foxes, Band of Horses, Midlake, Old Crow Medicine Show, Edward Sharpe & The Magnetic Zeros, Trampled by Turtles sono solo alcune di queste band che rivisitano e che valorizzano il suono della tradizione per presentare un sound nuovo, fresco e diretto. 



In questa categoria certamente un bello spazio se lo ritagliano i Great Lake Swimmers, band canadese originaria dell’Ontario, regione dei grandi laghi e dai paesaggi mozzafiato al confine con gli Stati Uniti, che sono sulla scena da una decina d’anni. Seppur gli arrangiamenti siano spesso articolati, le canzoni dei Great Lake Swimmers risultano immediate all’ascolto, di facile presa ma mai banali. Un’onda fresca, trascinante e sognante in cui emerge un’apprezzabile nota malinconica di fondo che ritrovo sia nei brani lenti che quando la band alza il ritmo con veloci ballate.

I Great Lake Swimmers hanno intrapreso un nuovo Tour in Canada e negli Stati Uniti (al momento non sono previste date in Europa) per presentare al pubblico il loro sesto disco “A Forest of Arms” in parte registrato nel bel mezzo della natura tra cave e caverne nella zona di Tyendinaga in Ontario. In A Forest of Arms, ancora una volta è il tema dell’ambiente il filo conduttore dei testi: l’album è nato quando il leader della band Tony Dekker ha intrapreso un viaggio con il World Wildlife Fund nella foresta pluviale della British Columbia, area minacciata dalla costruzione di pozzi petroliferi.



I Great Lake Swimmers gravitano essenzialmente attorno a Tony Dekker fondatore e anima della band nonché cantante, chitarrista e principale songwriter. 

Ho avuto il piacere di entrare in contatto con Tony ecco il resoconto dell’intervista. 

Il nome della band mi piace molto perché è singolare, siete davvero dei Nuotatori dei Grandi Laghi? I laghi del Nord non sono troppo freddi?

Ho nuotato in tutti i Grandi Laghi, ma non li ho attraversati. Il lago Erie e il lago Ontario sono in realtà piacevoli verso la fine dell’estate ed è possibile farci il bagno.

Una delle vostre caratteristiche è la registrazione in luoghi non convenzionali rispetto ai normali studi. Fatta eccezione per New Wild Everywhere, negli anni hanno fatto da cornice acustica a molte delle vostre canzoni chiese, castelli, fienili, stazioni della metropolitana e più recentemente caverne. Qual è la ragione di questa scelta, siete alla ricerca del “suono perfetto”?

Credo che questo sia un elemento sonico che aggiunto alla musica crei un suono unico in parte legato al riverbero naturale. Non puoi fingerlo, è il suono reale di gente che suona in una stanza. In questo modo utilizziamo lo spazio o la stanza come se fosse un altro componente della band. Credo anche che registrare in un posto speciale contribuisca positivamente alla performance dei musicisti coinvolti. Possiamo suonare in un certo modo solo quando il luogo è tale da consentircelo.

 

I primi album presentavano un suono folk rock melodico. La musica della band negli anni si è evoluta album dopo album. Come definiresti l’attuale sound?

Credo che ci definiscano folk-rock o indie-folk. La nostra non è musica folk tradizionale, anche se abbiamo un profondo rispetto per quel folk. Se ce ne deve essere una, credo che l’etichetta indie-folk-rock sia la più appropriata.

 

Nei precedenti Tour avete incluso nelle setlist cover del vostro connazionale Neil Young e di Gram Parsons. È questa la musica che ascoltate e la vostra fonte di ispirazione? 

Le canzoni di Gram Parsons mi hanno ispirato molto ma anche il cantautorato di Leonard Cohen, Townes Van Zandt e lo spirito di Joni Mitchell, così come quello di molti altri artisti.

 

Ho iniziato a conoscervi e ad apprezzare la vostra musica con  Lost Channels del 2009. Da allora ho ascoltato Palmistry, Pulling on a line e The Chorus un sacco di volte. In realtà il vostro primo CD che ho acquistato è The Legion Sessions prodotto in occasione del Record Store Day.  Come è nato quel disco?

The Legion Sessions è un’edizione davvero limitata. Il cd sostanzialmente è composto da buona parte delle canzoni di Lost Channels eseguite dal vivo ed in versione acustica nella vecchia Legion Hall di Toronto. Ci sono pure dei video disponibili online che documentano la registrazione. È nato come complemento di Lost Channels. 

 

Ho notato che tutti i vostri album sono stati pubblicati tra marzo e aprile. Si tratta di una scelta commerciale, puro caso oppure scaramanzia?

Credo che la primavera sia un buon periodo per pubblicare un album. È come se fosse una nascita, un ritorno alla vita, caratteristica proprio di questa stagione dopo un lungo inverno canadese.

 

Trovo che le tue canzoni siano allegre, almeno se ci limitiamo alla musica e dalle quali emerge un certo entusiasmo. Nel contempo è presente una nota malinconica che le rende ancora più belle. È solo una mia impressione?

I primi lavori dei Great Lake Swimmers sono certamente più malinconici. Credo che negli ultimi album ci sia un elemento che è più confortante, sublime. Ad ogni modo credo che la nostra musica sia anche suggestionata dalla tristezza della vita.

 

In passato hai inciso album per conto tuo e alla fine del 2013 hai pubblicato Prayer of the Woods con uno stile più intimistico. Dobbiamo aspettarci ancora altro a tuo nome?

Certamente, è fuori discussione. È stato bello prendere le distanze dalla band e sincerarmi che posso ancora scrivere ed eseguire le canzoni per conto mio. Pressappoco è stato come il primo album dei Great Lake Swimmers ed è stata un’esperienza positiva suonare quelle canzoni.

 

Il vostro nuovo album A Forest of Arms è stato pubblicato in Italia il 28 aprile. Avete spinto il suono verso nuovi territori musicali, più orchestrali e con arrangiamenti più complessi rispetto al passato. Sei sempre tu l’unico a comporre i testi e la musica oppure il lavoro ora è più collegiale?

Scrivo tutti i testi per la band e solitamente presento loro le canzoni complete di parti vocali e della chitarra acustica. Successivamente le suoniamo insieme e creiamo gli arrangiamenti. In particolare per questo album ci sono state alcune collaborazioni con il nostro bassista Bret Higgins. Inoltre questa è la prima volta che registriamo con il nuovo batterista Josh Van Tassel. Credo che la sezione ritmica, basso e batteria, abbiamo aggiunto molto a A Forest of Arms. C’è stata un’attenzione a questi elementi fin dall’inizio del processo compositivo.

 

Avete incluso nell’album canzoni del tutto diverse. Le mie favorite sono Zero in the City, Don’t Leave me Hanging e One more Change at the Red Cape, apparentemente attribuibili a generi e a periodi temporali differenti. Quanto è durata la lavorazione dell’album?

Tutte le canzoni sono state scritte nel corso di un anno circa e i brani citati sono inclusi in quel periodo e costituiscono la colonna portante dell’album. Il tempo di registrazione è durato 5 o 6 mesi, considerando la fase di pre-produzione fino alla registrazione e poi alcuni lavori di registrazione supplementari. Ci sono state parecchie interruzioni e ripartenze ma le cose sono avvenute tutte in quel lasso temporale.

 

È apprezzabile il contributo del violino di Miranda Mulholland che sembra più evidente in A Forest of Arms che nei precedenti album. Lavori con Miranda sin dal primo album?

Miranda ha iniziato a registrare con la band nel 2011 per l’album New Wild Everywhere sebbene suoni con noi sin dal 2009. Credo che il suo contributo al violino abbia aggiunto molto agli ultimi lavori. In un certo modo abbiamo iniziato a sviluppare suoni nuovi e nuove idee. Sento che davvero abbiamo cambiato strada e siamo determinati a percorrerla fino in fondo. 

 

Robert Plant e i Wilco hanno espresso la loro stima nella vostra musica e addirittura avete fatto da spalla a dei loro concerti. Come è nato il contatto con loro?

Non puoi mai sapere dove la tua musica possa finire o chi la possa ascoltare. Per noi è stato un vero onore che la nostra musica sia giunta a loro e un vero piacere aprire i concerti per loro.

 

Avete suonato diverse volte in Europa tanto da raccogliere una buona base di fan in alcuni paesi. Quando pensate di venire in Italia?

Diversi anni fa abbiamo avuto l’occasione di suonare qualche concerto in Italia. Spero proprio di avere l’opportunità di tornarci presto!