“E girando giro intorno… Quanto è bella la speranza!” canta Andrea Maestrelli, quais 24enne, sorriso genuino e tanta voglia di fare. Lui la speranza non l’ha mai persa, ed anche per questo è riuscito a sfiorare il grande sogno di fare il cantautore. Certo definirlo un artista completo sin dalla prima esperienza sarebbe inopportuno e forse anche sbagliato, perché Andrea è giovane e, come chi ha già collezionato anche più gavetta di lui, deve comunque ancora imparare tanto. Questo però non è affatto un monito, ma forse più che altro un complimento. 



Perché la strada è ancora lunga, ma non si può dire che il suo cammino non stia iniziando nel modo più completo, vero e appassionato possibile. 

È infatti uscito il suo primo vero album dal titolo “È arrivato Remo”, composto di 12 tracce veramente capaci di coinvolgere ed emozionare e, soprattutto, molto ben fatte. Sta solo facendo il suo esordio nell’ambito musicale, ma se si ascolta il suo disco non lo si crederebbe affatto. 



Andrea Maestrelli è veramente bravo, e si presenta al grande pubblico con un album dai testi e dagli arrangiamenti professionali e non inferiori, in fatto di qualità, a quelli di tanti artisti dal calibro internazionale che operano questa professione ormai da anni.

Ma, per chi ancora non lo conosce, la domanda sorge spontanea; chi è davvero Andrea Maestrelli? Ecco cosa ci ha raccontato…

Dove nasce la tua passione per la musica?

Nasce più di 10 anni fa. All’età di 13 anni mi hanno regalato una chitarra, che inizialmente ho strimpellato e poi, invece, giorno dopo giorno, ho imparato ad amare tantissimo. È quindi da quando ero piccolo che la passione per la musica e per questo mondo ha iniziato a diventare irresistibile per me. Non riuscivo più a nasconderla a nessuno, e qualsiasi cosa facessi mi stimolava a tornar ai miei studi musicali il prima possibile.



Quindi possiamo dire sia dall’età di 13 anni che Andrea Maestrelli vuol fare il cantante?

Diciamo di sì, anche se inizialmente non avrei scommesso un soldo sul fatto che “calcare il palco” potesse per me diventare un vero lavoro… Ci ho sempre sperato, e sono sempre stato determinato a migliorarmi affinchè “fare il cantante” potesse diventar la mia realtà quotidiana. Ma sinceramente, nonostante a tutt’oggi lo sia, ancora non mi sembra vero. Un sogno davvero!

Un sogno che però non è proprio appena iniziato… Hai cominciato a fare sul serio nel 2014, quando con il brano “Holden” sei riuscito a vincere il Premio Lunezia. Un traguardo sicuramente importante. Cosa ha significato per te arrivar vittorioso anche lì? E il brano “Holden”, per altro, ha acquistato “nuova luce” dopo averti fatto vincere quell’ambitissimo premio?

È stata veramente un’esperienza bellissima quella vissuta a Lunezia. Ho condiviso il palco con artisti importanti che mi hanno insegnato moltissimo. Da Elisa a Max Pezzali, poi i Negrita, i Tiromancino o Simone Cristicchi. C’era anche Mario Biondi e tanti altri! Li abbiamo potuti conoscere da vicino, e già quella è stata per tutti la prima vera conquista. Poi il brano “Holden”, al quale sono sempre stato affezionatissimo, e la vittoria del primo posto. Insomma, davvero incredibile! Il tutto mi ha sicuramente aiutato a crederci un po’ di più, ad aver una maggior “self-confidence” e a sperare che anche in futuro qualcosa di buono sarei riuscito a fare… “Holden” ora mi è ancor più vicino. Una canzone che rappresenta molto di me, e altresì mi ricorda alcuni dei passaggi più importanti di questo mio cammino artistico. Proprio bello!

 

Fra i tanti Big che il panorama musicale italiano può vantare, ce n’è uno che in particolare senti più vicino a te?

Adoro, sin da bambino, le canzoni di Simone Cristicchi. Mi piacciono moltissimo i suoi testi, la sua comicità che in realtà vela riflessioni appassionate e importanti, i suoi arrangiamenti che – forse se uno non se ne intende fatica a comprenderlo – sono fatti veramente veramente bene. È commerciale, è radiofonico ma molto bravo e non scontato.

 

E forse è un po’ tuo anche lo stile che Simone Cristicchi rappresenta. Parlando del tuo nuovo disco “È arrivato Remo” – prodotto da Davide Maggioni – infatti, siamo catapultati in un mondo parallelo e molto divertente, che sembra ti dipinga divinamente…

Anche questo è vero! “È arrivato Remo” è un insieme di racconti di vita vissuta ma non solo. La prima traccia, ad esempio, è quasi più una raccolta di suoni piuttosto che una canzone. Tutto parte da una notte di insonnia, come me ne capitano tante. Non riuscivo a dormire e quindi ho pensato di metter a frutto la creatività che stava tenendomi sveglio. Ho messo nero su bianco una ninna nanna, e quando ho finito di comporla ho pensato a Remo, una persona che davvero esiste nella mia vita e che per me è importantissima. Ecco perchè, sin dal titolo, gliel’ho deidcata. Ma ci sono anche brani che mi hanno sfiorato soltanto e che ho così voluto raccontare. Ad esempio “Penny Black”, che canta d’amore e di ragazze collezionate come francobolli. Una canzone non autobiografica, ci tengo a precisarlo, perchè io la fortuna di aver così tante ragazze non l’ho mai avuta!

 

Hai partecipato alle selezioni di Sanremo Giovani praticamente ogni anno. L’hai fatto nel 2011, nel 2012, nel 2013 e anche nel 2014. Sei pronto a ripresentarti anche quest’anno?

 Considero il Festival di Sanremo un’occasione veramente importante per farti conoscere, per confrontarti con tanti altri ragazzi e suoni zeppi di colori e storie da raccontare come te, e sicuramente lavorerò per tentar nuovamente questa impresa. La mia determinazione non diminuisce e la mia Speranza non muore. Quindi, perchè no, magari dopo tanti no arriverà un sì e riuscirò a calcar davvero il palco dell’Ariston! Continuare a tentare non nuoce!

 

Hai una bella voce, e sei anche un bel ragazzo, cosa che sicuramente, in un contesto televisivo, potrebbe avvantaggiarti moltissimo. Per questo ti chiedo, hai mai pensato di partecipare ad un talent?

Uno dei format che più potrebbero rappresentarmi è sicuramente X Factor. Però non ho mai pensato di candidarmi alle audizioni per parteciparvi, mentirei se dicessi il contrario. I talent, oggi, sono una realtà importante e forse anche utile a tutti quelli che come me stanno lavorando per il loro futuro artistico. Io, personalmente, preferisco vivermi la musica un pochino “alla vecchia maniera”, come si faceva quando io ancora non ero nato, negli anni ’60 e ’70. Qualche live in pub poco conosciuti, una strimpellata di chitarra ad ogni angolo della strada… Certo è che ad oggi la realtà dei fatti è un’altra. Ci siamo evoluti, tecnologizzati, e anche la televisione ottiene sempre più consensi. Quindi, assolutamente, niente in contrario nei confronti di tv-show come The Voice o, ancora, Amici. Anzi, comunque in bocca al lupo a chi decide di farne parte!

 

C’è un sogno nel cassetto che, fra i tanti, spereresti di realizzare un po’ più di tutti gli altri?

Una collaborazione con Jovanotti sarebbe una cosa immensa. È un altro grande della musica italiana che adoro, e lo seguo da quando sono nato. Un pazzo che ora è cresciuto ed è un po’ meno pazzo, ma sempre capace di coinvolgere, di raccontare la vita di tutti senza dimenticare nessuno, di darti carica, energia e tanta voglia di fare. Sono sempre stato un pochino fissato coi suoi album, i suoi ritmi, e anche la vitalità che grazie alla sua musica è sempre riuscito a dimostrare e a condividere col pubblico. So tutte le sue canzoni a memoria! Far qualcosa insieme a lui sarebbe veramente, come si dice qui da noi, ganzo!