“Chiamatemi soltanto Lucifero, perché ho bisogno di un po’ di moderazione” cantavano i Rolling Stones nel loro brano manifesto, Sympathy for the Devil, che significa “simpatia per il diavolo”. Il brano, in realtà, che poi per quanto riguarda le liriche è opera del solo Mick Jagger, era ispirato dall’affascinante romanzo Il maestro e Margherita di Bulgakov in cui, come nella canzone, il diavolo è una presenza reale che opera nel mondo. Robe che neanche tanti cattolici hanno il coraggio di dire, avendo censurato la presenza del Male in un angolino. 



Ma gli Stones si sa sono sempre stati associati alla triade sesso droga e rock’n’roll, e non importa che Brown Sugar non sia dedicata all’eroina come si è sempre detto, ma a una donna di colore smerciata come oggetto sessuale ai tempi dello schiavismo. Perché, si sa, Mick Jagger, che è sempre stato l’autore quasi principe dei testi delle canzoni, ha sempre preferito le donne alle droghe. 



Keith Richards è invece sempre stato lo stantuffo del ritmo, quello che ha definito musicalmente i brani della band, “Keef the Riff” come è  stato soprannominato per la sua capacità formidabile di ricamare e inventare riff immortali di chitarra elettrica, uno su tutti, quello di (I Can’t Get No) Satisfaction. Ma è vero che è stato a lungo un consumatore in maniera industriale di sostanze stupefacenti, eroina su tutte, che hanno dato il cattivo esempio a più di una generazione.

La dichiarazione che ha rilasciato in una recente discussione via twitter con i suoi fan ha perciò preso il posto su molti media come uno scoop incredibile. Alla domanda quale il suo segreto per essere immortali, ha dapprima risposto ironicamente di non averlo ancora scoperto, poi ha aggiunto stupendo tutti: ““fare molto esercizio fisico e condurre una vita pulita e salutare”. E ancora: “”Go to church on Sunday!” “Vado anche a messa tutte le domeniche”. Eh??? hanno commentato i sagaci cronisti e gli esegeti vari.



Vita sana va bene, d’altro canto Jagger è da anni un autentico sportivo, palestra, jogging e diete rigorosissime altrimenti non potrebbe a 70 anni suonati correre su e giù per i palchi come ancora fa. Richards si è invece disintossicato nel 1978, dopo un arresto in Canada in cui ha rischiato molti anni di galera. Fu Jagger a metterlo davanti a una alternativa: o smetti di drogarti o lasci la band. Richards, che più di ogni altra cosa ha sempre amato la musica, ci mise poco a decidere: smise di drogarsi.

Bufale a parte, come quella di qualche anno fa in cui il chitarrista avrebbe dichiarato (smentendo rigorosamente) di essersi sniffato le ceneri del padre, è un dato di fatto che Richards è una sorta di miracolo della biologia. Arrivare infatti anche lui a 70 anni in ottima forma fisica per un uomo che è stato sulla lista delle celebrità morte per anni, è sorprendente. Se non si fa più di eroina, è sempre fotografato sul palco o giù dal palco con una sigaretta in bocca e spesso una bottiglia di Jack Daniel a fianco. Lui stesso una volta disse di avere una costituzione fisica particolare, ereditata dal padre, che lo rendeva “forte come un toro”. Invitando quindi la gente a non seguire il suo esempio, che non è per tutti.

Ma perché stupirsi che Richards faccia una vita sana e vada addirittura a messa? 

Sostanzialmente perché certi personaggi rimarranno legati sempre a banali etichette alla moda, dato che i giornalisti sono la categoria più pigra del mondo del lavoro, capaci di riciclare l’impossibile pur di non fare uno sforzo di approfondimento. 

Keith Richards, come ha raccontato più volte lui stesso e come può capire chiunque abbia voglia di approfondire l’argomento, non si è mai drogato per il gusto dello sballo. Cioè non è uno da Roxy Bar alla Vasco Rossi, non ha mai cercato una vita spericolata. Anzi. E’ sempre stato un musicista, un serio professionista che ha amato sopra ogni cosa il suo lavoro dedicandoci tutta la vita. Negli anni sessanta prima del successo mondiale, quando era giovane e come facevano tutti i musicisti compresi quelli jazz, la vita lavorativa del musicista era una fatica durissima. Due concerti al giorno, spostamenti su autobus malandati su e giù per l’Inghilterra, albergacci freddi e malandati, poco cibo e di scarsa qualità nutritiva. Uno schifo insomma e per sostenersi c’era un solo modo: pillole di anfetamina e cocaina. Lo facevano tutti, ma proprio tutti, anche i Beatles. Qualcuno lo fa ancora oggi anche se viaggia su aerei di lusso. 

Richards, come tanti altri, rappresentava un buon investimento economico una volta raggiunto il successo e il mondo della musica fu investito ben presto di droghe più forti e costose. Lui, che quando registrava un disco stava sveglio anche per tre gironi consecutivi, cominciò presto a fare uso di eroina per sostenersi e riuscire a dormire qualche ora. Uno stile di vita insano certamente, a cui voltò le spalle appena capì che avrebbe potuto perdere la sua amata musica.

Certo, uno stile di vita che ha influenzato molti giovani, anche amici e colleghi che ci hanno lasciato la pelle. Ma non se n’è mai vantato, non ha mai predicato, non ha mai detto che era una cosa bella. 

E la messa domenicale? Una volta Bob Dylan disse che puoi essere un prete e suonare del rock’n’roll, ma certe cose in paesi ideologicamente di parte come l’Italia non si possono dire: il rock’n’roll è la musica dei ribelli, puri e duri. E’ vero solo in parte naturalmente, anche perché il rock’n’roll è nato in chiesa, come ci hanno insegnato Elvis e tanti altri, dall’incontro tra la musica gospel e il blues. E chissà poi se la sua era solo una battuta, il che ci sta pure visto il personaggio. Mentre parlava d’altro canto fumava l’ennesima sigaretta e sghignazzava.

Del cammino spirituale di Richards sappiamo poco o niente e sono affari suoi. Si sa che ha sposato una donna, l’ex fotomodella Patti Hansen, molto religiosa, l’avrà influenzato lei. Lui ha spiegato che il suo approccio spirituale è molto più grande e profondo di quello della maggior parte delle persone. Gli crediamo: uno come lui, che ha vissuto fianco a fianco con bluesmen, musicisti giamaicani, rasta e altri ancora, una persona estremamente intelligente come lui, ne avrà fatto di incontri affascinanti. “Nessuno nella mia famiglia aveva a che fare con la religione. In questo momento mi sento avvolto dalla spiritualità ed è per questo che ho deciso di collaborare con Justin Hinds al disco Wingless Angels, una musica davvero spirituale. Anche se il mio modo di vedere la questione religione è molto più ampio di quanto fanno le persone comuni” ha aggiunto.

Non c’è niente di strano a suonare Jumpin’ Jack Flash (forse l’unica canzone degli Stones che parla veramente di droga) e ad andare a messa alla domenica. C’è molta più gente del mondo del rock che va a messa di quanto ci facciano credere i prigri giornalisti.