Li vogliamo così, trasgressivi, cattivi e maleducati. Meglio se hanno qualche storia di droga o di ubriachezza molesta. Altrimenti che ci vanno a fare in televisione? Davanti alla telecamera ne facciamo degli idoli, gli diamo soldi, molti soldi. Sono i portavoce dei loro coetanei, meglio se ancora più giovani di loro, meglio se si tratta di ragazzine facilmente influenzabili. Ci piacciono i cattivi ragazzi. Morgan e Fedez? Perfetti. 



Poi in una discoteca scoppia per qualche ragione una rissa, qualcuno si fa male, arriva la polizia e immediatamente quei cattivi ragazzi che fino a un minuto prima ci piacevano tanto diventanti dei mostri, anzi dei mostriciattoli. E tutti a parlarne male. Diventano ingestibili, in realtà. Era già successo quando Fedez aveva twittato commenti alquanto contradditori sui black bloc e gli incidenti di Milano. Adesso il circo mediatico lo accusa di essere un no global con l’iPhone che va in discoteca.



Il cortocircuito mediatico prodotto dalla finzione televisiva ormai è talmente evidente che non varrebbe parlarne neppure, ma in realtà chi di dovere ha lavorato talmente bene che tutto è confuso e nessuno capisce o sa giudicare. La manipolazione dell’umano, la grande nebbia dell’entertainment fa più danni della nebbia in Pianura Padana.

Chi è Fedez? Chi è Morgan? Probabilmente non lo sanno più neanche loro, tanto si sono abbeverati all’idolatria massmediatica che ha trasformato i quindici minuti di gloria di Andy Warhol in quindici minuti – o anni – di annebbiamento umano.



“Il ragazzo, con la propria fidanzata, era al Just Cavalli per festeggiare i compleanni dei suoi due più stretti amici, era lì in veste privata e non di personaggio pubblico, per intenderci” ha detto l’avvocato di Fedez dopo gli incidenti di cui parlano tutti in questi giorni. Già: che cosa è un personaggio pubblico o uno privato? Ci piacerebbe che l’avvocato ce lo spiegasse. 

Ma che ci faceva un rapper pentastellato cresciuto nei centri sociali (“Sono statio in corso Como – la via dei vip e dei locali modaioli dove girano top model e anche tanta coca – per la prima volta due anni fa e per lavoro” ha detto una volta Fedez) in una delle discoteche più in del capoluogo lombardo? Pare che abbia querelato la polizia per non averlo protetto: ecchediamine, un vip deve essere scortato e protetto come si vede sulle pagine di tutti i rotocalchi rosa, nelle foto dei siti di gossip. La polizia lo ha contro querelato per insulti assortiti nei confronti dei poliziotti, ed è difficile che la polizia si inventi una cosa del genere. 

Non importa sapere davvero cosa è successo in quella discoteca, Fedez è una contraddizione con le gambe e lui lo sa e lo ammette, scomodando paragoni importanti: “Chi più incoerente di uno che prendeva soldi dalla Chiesa e usava delle prostitute come modello per dipingere la Madonna? Ogni grande artista è incoerente, ogni grande artista prima o poi sputa nel piatto in cui mangia”.

Ecco, questo è il punto. Fedez è un bravo rapper, parla e sa discutere mediamente meglio dei giovani della sua età, è piuttosto intelligente. Però, proprio come Morgan, non sa capire cosa sia un grande artista e cosa sia lui. Fedez come Caravaggio? Morgan come Baudelaire? 

Fedez non è un cattivo ragazzo, è appunto un ragazzo. Deve crescere, e tanto, ma non sarà la televisione ad aiutare a farlo. Fedez e Morgan sono quei cattivi ragazzi da mettere davanti alle telecamere che ci piacciono tanto fino a quando non scappa loro che sono degli esseri umani, che non sanno più da che parte girarsi e non sanno più chi sono loro stessi. E magari c’è la rissa perché uno non vuole farsi fare un selfie con il fan. Allora gli scappa qualcosa, perché non sono i burattini di Maria De Filippi, e quando succede così non ci piacciono più. A quelli come Morgan e Fedez ogni tanto scappa la vita, quella vera con le sue contraddizioni.Ci piacciono di più così di quando giocano a fare i giudici di un talent show.