Ha appena pubblicato il suo primo album, intitolato “Il Viaggio”. In rotazione radiofonica il suo nuovo singolo “21 anni” che, ci ha raccontato, “è il brano che più fra tutti mi rappresenta. Molto autobiografico!”.
Si chiama Lorenzo Vizzini e nonostante la sua giovane età, classe 1993 di strada ne ha già fatta parecchia e le idee sembra avercele chiarissime. Ha attraversato tutta Italia, letteralmente, per poter dar forma ai suoi sogni. Arriva infatti da Ragusa, trasferitosi a Milano perchèé”è il centro della produzione musicale di oggi”, mi dice.
Ha tante qualità Lorenzo, e le sa sfruttare al massimo delle potenzialità. Oltre al saper cantare (e bene) scrive. Bravo cantautore infatti, appena maggiorenne Ornella Vanoni lo vuole tra gli autori del suo disco “Meticci”, di cui Lorenzo firma ben otto brani su tredici.
Una voce completa, un animo determinato. Ecco cosa Lorenzo ed io ci siamo raccontati… Il disco “Il Viaggio”, è imperdibile ed elegantissimo. Richiama al grande cantautorato nonostante la sua età – giovanissimo – e la sua carriera, appena incominciata. La stessa Ornella Vanoni ha definito Lorenzo come “il giovane De Gregori italiano” di oggi.
Anzitutto com’è nata la tua passione per la musica e, in particolar modo, per il canto?
È nata quasi spontaneamente. Se devo esser sincero non ricordo nemmeno esattamente come possa dire di aver scoperto le note, gli strumenti, gli accordi. Probabilmente il mio primo ricordo è quello di aver voluto suonare, fare musica. La mia famiglia mi è stata vicina nel tempo, hanno sempre tifato per me senza scoraggiarmi, e così giorno dopo giorno è nato il tutto.
È appena il tuo primo disco, ma già in passato avevi avuto esperienze nel mondo del cantautorato. Hai infatti scritto per Ornella Vanoni. Insomma, anche tu ti sei fatto la tua gavetta…
La mia collaborazione con Ornella è stata un’esperienza fantastica e sicuramente indimenticabile. È nata davvero per caso, senza che nessuno potesse aspettarselo, men che meno io. Sono onorato di aver potuto scrivere diversi brani per lei, otto su tredici, nel suo album del 2013 intitolato “Meticci”. Le cose che mi ha insegnato sono moltissime, ma in particolar modo posso dire mi abbia trasmesso un po’ di sicurezza, di determinazione nel continuar sempre e comunque a credere in me stesso, a non mollare mai. L’ho conosciuta in occasione di un suo concerto, al quale ero andato in compagnia del mio amico Mario Lavezzi che, gentilissimo, me l’ha presentata. Mi ha quasi sfidato, forse per gioco, chiedendo di provar a buttar giù qualche strofa per lei. In una sera le ho scritto una canzone che l’ha conquistata. Avevo messo giù solo qualche pensiero ma a quanto pare i miei scarabocchi le sono piaciuti. Ho ancora molto, moltissimo da imparare e da sperimentare, ma sono molto felice di come le cose siano andate e stiano andando… Ora è tutto in salita, il difficile forse non è ancora davvero incominciato, ma sono prontissimo ad affrontarlo, in qualsiasi forma voglia presentarsi!
Parliamo del tuo primo disco. Si intitola Il Viaggio, e vanta dieci brani inediti realizzati con musicisti del calibro di Giordano Colombo (batterista di Franco Battiato e Gianna Nannini) e Nicola Oliva (chitarrista di Laura Pasini e Ornella Vanoni).
È stato un lavoro lungo e impegnativo, ma sono molto contento del risultato finale. Il brano che più fra tutti posso dire mi descriva è sicuramente “21 anni”, che racconta proprio di me, del mio trasferimento da Ragusa a Milano, della mia vita stravolta dalla passione per la musica. Ho voluto raccontar della partenza, del viaggio come metafora di vita. Perché dopotutto forse è vero che solo lasciando la casa in cui sei cresciuto per riscoprire il tuo destino, da solo, puoi dire di iniziar a crescere veramente! Con “Il Viaggio” ho quindi deciso di spogliarmi di ogni maschera per far scoprire a tutti chi possa dire di esser il vero Lorenzo.
Cosa si prova, dopo tanto sacrificio, a tener il proprio album fisicamente tra le mani?
Che bella domanda! Un’emozione indescrivibile, dico sul serio. Non volevo credere che quello fosse proprio il mio cd, invece era tutto vero…
Hai mixato “Il Viaggio” a Londra con uno degli ingegneri del suono più importanti di sempre: Steve Lyon che, per chi non lo sapesse, ha collaborato con musicisti illustri come Paul McCartney, i Depeche Mode e i Cure tra i tanti. Al mastering, presso i Metropolis Studio, ci ha pensato John Davis (U2, Lana Del Rey, Prodigy, Florence+TheMacine). All’estero, talvolta, si fa musica e si fa successo in modo un più rapido e semplice. Hai mai pensato di non tornar in Italia? Di restare in Inghilterra per far musica in lingua, dove le difficoltà tendono ad esser dimezzate?
In realtà no, questo pensiero ammetto non mi abbia mai sfiorato. Credo di esser uno dei pochi giovani patriottici rimasti in Italia, ma lo dico con fierezza. Amo il mio Paese alla follia e non me ne andrei proprio mai da qui, indipendentemente da quanto possa esser più difficile o più lento il percorso professionale che forse uno stato come il nostro ti impone. E poi, se devo esser sincero, preferisco cantar sempre e comunque in italiano. Per far musica all’estero devi soprattutto saper cantare in inglese, e saperlo fare bene, che non è affatto una cosa semplice per quanto possa tuttavia sembrar banale. Alcuni cantano in lingua dimostrando un accento pessimo. Ecco, io questa figuraccia preferirei evitarla a priori.
Hai mai pensato, vista anche la tua giovane età, di partecipare ad uno dei tanti talent-show in onda sulle nostre reti?
No, non ci ho mai pensato. Non amo particolarmente il mondo dei programmi televisivi musicali, forse perché sono competitivo ma non fino a quel punto. Credo semplicemente il mio modo di veder la musica sia differente, senza nulla togliere a chi tuttavia ai talent decide di parteciparvi.
Beh, con la competizione prima o poi dovrai aver a che fare per forza…
Certo, non lo metto in dubbio. Tuttavia vorrei poter viver la musica come una passione, e soprattutto come “il far ciò che amo”. Penso che talvolta in questo la televisione non aiuti. Rischi di farti prendere dalla smania di essere il migliore dimenticando ciò per cui davvero stai lottando.
E a Sanremo, invece, non ci hai mai pensato?
Ecco sì, il SanremoLab credo rispecchi molto il mio modo di viver questa passione per il canto. Anche in quel caso, ovviamente, vince solo uno, quindi la gara è aperta. Ma credo sia tutto inquadrato sotto una diversa prospettiva, probabilmente più mia. Chissà cosa a tal proposito potrebbe riservarmi il futuro. Partecipare a Sanremo sarebbe, inutile negarlo, davvero bellissimo! Mai dire mai…