Nato venticinque anni fa, su iniziativa principalmente di istituzioni culturali e di imprese locali e giustamente incluso due anni fa dal Parlamento tra i quattro festival italiani di importanza internazionale, la manifestazione musicale che si tiene ogni anno a Ravenna è diventata la più importante del panorama italiano. In effetti, l’antica capitale bizantina è ora, a pieno titolo, la Salisburgo italiana. 



Al pari della città austriaca, una serie di festival si estendono tutto l’anno (unitamente a mostre e percorsi artistici, rendendola una vera capitale italiana della cultura): alla stagione di prosa e di lirica di inverno e primavera, segue festival tematico estivo (che quest’anno si estende dal 22 maggio al 27 luglio (con almeno uno spettacolo al giorno), trilogia autunnale di opera o balletto.



Nel festival estivo confluiscono vari generi (sinfonica, cameristica, lirica, anche musica popolare) verso un argomento specifico. Ancora, il festival non disdegna le coproduzioni,  le incoraggia: alcuni spettacoli di due o tre anni fa (si pensi al Falstaff concepito da Maria Cristina Mazzavillani Muti) stanno, da oltre due anni, ancora circuitando in Italia ed all’estero. Infine, tiene i conti in ordine grazie soprattutto a sponsorizzazioni. E’ uno dei rari festival italiani che commissiona ‘opere prime’ e tiene ‘prime mondiali’. Con la Sagra Musicale Umbra, è una delle manifestazioni molto attente alla musica “dello spirito”: l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia è uno dei soci fondatori, a pari titolo con le istituzioni locali (Regione, Comune, Camera di Commercio), con le banche dell’area, con le associazioni di industria, commercio ed artigianato e con l’autorevole Fondazione Toscanini.



Quest’anno il festival estivo inizia un percorso di vari anni dedicato a Dante Alighieri, nei 750 anni dalla nascita, con una scansione biennale, che si concluderà nel 2021, settimo centenario della morte del poeta avvenuta proprio a Ravenna dove era in esilio. Tappe di questo percorso saranno altrettanti lavori e progetti commissionati dal Festival ad artisti che operano nei diversi linguaggi della creazione contemporanea, assecondando la natura multidisciplinare della manifestazione. 

Obiettivo principale è quello di mettere in evidenza l’attualità vivificante dei capolavori danteschi, in primis la Divina Commedia, un’inesauribile fonte d’ispirazione in cui è forse depositato anche il segreto della nostra modernità. Se spesso infatti ci si limita a consegnare Dante alle pagine degli specialisti e degli studiosi che a volte ne possono neutralizzare la valenza e la potente volontà rigeneratrice, l’approccio che adotta il festival è quello di vedere Dante come poeta del futuro e che nello stesso tempo diventa davvero “uno di noi”, che molto si avvicina al Dante “everyman” ipotizzato da Ezra Pound.

È in questa prospettiva che il festival propone fin dal primo anno nuove creazioni e progetti artistici innovativi che proiettino e declinino la Commedia nella contemporaneità, come nel caso della Video-Opera L’amor che move il sole e l’altre stelle, commissionata dal Ravenna Festival al compositore Adriano Guarnieri che si cimenta con il Paradiso, o della Vita Nuova, una creazione musicale che Nicola Piovani ha scritto espressamente per il festival. 

Ed è proprio su questi due importanti episodi che prende l’avvio una collaborazione “virtuosa” che vede due tra i più importanti festival italiani – Ravenna Festival ed il Festival dei Due Mondi di Spoleto – mettere in cantiere importanti coproduzioni e collaborazioni, come la residenza condivisa tra la città romagnola e quella umbra dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

La Video-Opera L’amor che move il sole e l’altre stelle, attingendo alla terza cantica della Commedia, riconfigura quasi un nuovo poema della luce potentemente immaginifico grazie all’uso strutturale del live electronicsdell’ensemble Tempo Reale e dell’immagine digitale affiancata alle tecniche più sofisticate del light designing di Vincent Longuemare. Tecniche ed équipe collaudate nei precedenti due “episodi” di quella che si configura come un’ideale trilogia – ovvero Pietra di Diaspro e Tenebræ – con la regia di Cristina Mazzavillani Muti, assecondata dall’estro inventivo dello scenografo Ezio Antonelli e dai video di Davide Broccoli. L’opera, diretta da Pietro Borgonovo alla testa del Mdi Ensemble (giovane formazione che nasce da una costola della “Cherubini”), nasce anche con la preziosa collaborazione con il Teatro della Pergola di Firenze , ha debuttato il 5 giugno . E’ stata  introdotta dalla lettura del trentatre esimo canto del Paradiso (la preghiera di San Bernardo) da parte di Gabriele Lavia.

La video opera di Guarnieri è pure la conclusioni di una trilogia, le cui “puntate” precedenti (La Pietra di Diasprosu testi di Celan e Tenebrae ( su testi di Cacciari) esploravano , rispettivamente, l’apocalisse ed il limbo tra la vita e la morte. L’amor che move il sole e l’altre stelle utilizza un impianto analogo alle prime due opere – piccolo ensemble, live electronics, video e proiezioni, voci dal registro alto) ma si differenzia dalla prime due (caratterizzata da una partitura rarefatta e rallentata) poiché basata su una costruzione musicale  quasi a spirale, od a scala a chiocciola in cui ha un ruolo cruciale la polifonia, che, nella visione terminale della Vergine, diventa sempre più trasparente e lirica sino a diventare quasi diatonica. Non è una scrittura facilmente fruibile come quella di CO2 di Giorgio Battistelli e, per certi aspetti, rispecchia l’avanguardia degli anni ottanta. Tuttavia, è lavoro importante e denso di spiritualità.

Il cast comprende tre solisti (Sonia Visentin, Claudia Pavone, Carlo Vistoli) ed un quintetto vocale (Bianca Tognocchi, Antonella Carpenito, Annalisa Ferrarini, Valentina Vanini, Jacopo Facchini), giovani vocalisti che hanno già dato ottime prove.

L’opera andrà a Spoleto ed al La Pergola di Firenze. Grande successo alla prima. In sala sovrintendenti e direttori artistici di vari teatri lirici. In messe in scena future sarebbe utile per la comprensione (e l’attenzione) da parte del pubblico corredare lo spettacolo con sovratitoli che illustrino le sequenze in cui si articola.