Erano altri tempi. C’erano altre storie ed altri ragazzi. Era il 1975. Sulla scia degli albori del punk nasceva il disco Horses. Sono passati ben quaranta anni da quel lavoro ma lei Patti Smith – Patricia Lee Smith classe 1946 – non è cambiata. Sempre libera. “Free” come dice spesso dal palco. Libera di essere lei, solo e soltanto Patti Smith. La sacerdotessa del rock, la passionaria, la poetessa, la sciamanna selvaggia o semplicemente la cantautrice di Chicago.
Insieme alla sua storica band, sul palco del Vittoriale di Gardone Riviera,ha celebrato come una sorta di rito pagano, i quarant’anni di questo disco, considerato una vera e propria pietra miliare della storia del rock. Lei, Patti Smith, una vita passata nella piena libertà di dire ed esprimere ciò che è. E in questo tour, dove ripropone integralmente il disco Horses, c’è lo conferma.
Nonostante il tempo, quel disco resta attuale più che mai. Insieme a lei “on stage” Lenny Kaye alla chitarra e Jay Dee Daugherty alla batteria, storici compagni dal 1975 che parteciparono alle recording session di Horses, Tony Shanahan al basso che collabora con Patti dalla metà degli anni Novanta (suo ritorno sulla scena) e il figlio Jackson Smith alla chitarra elettrica.
Gli anni passano ma la voce di Patti Smith ha ancora la capacità di graffiare e restituire tutta la carica che la Sacerdotessa del rock porta dentro da una vita. Canzoni come Gloria, Redondo, Birdland si susseguono con grande forza ed intensità. E poi Free Money – cosi attuale di questi tempi – e Kimberly.
Break it down dedicata a Jim Morrison che come Michelangelo dalla pietra tombale si trasforma in un angelo. Canta, urla, sputa e non si risparmia un momento. Il pubblico batte le mani a tempo e urla, grida e canta con lei. Tutti sotto il palco, altro che poltrone e gradinate. Tutto si mescola, si trasforma e si contamina. Non poteva andare diversamente. Ecco lo spirito di un vero concerto rock. “Put down your fuckin’ phone. Put down the camera” – urla al pubblico sotto al palco che cerca d’immortalare alcuni momenti del concerto – “Be Free! I’m naked in the world. I’m alive. I’m here!” (Sono nuda nel mondo, sono viva, sono qui) “People, save your world”, salvate il vostro mondo. C’è spazio anche per la tenerezza. La donna / mamma Patti Smith prende alcuni bambini delle prime file e li accoglie sul palco. “I’m a mother too”. Per loro il concerto continua con una visuale privilegiata, on stage.
Il concerto continua con una magica atmosfera ed energia. Elegie sembra una sorta di preghiera rivolta a tutti quei santi pagani del rock. Lei cerca di nominarli tutti. Da Jimi Hendrix a Fred Sonic Smith (il marito defunto), da Scott Asherton a Jim Morrison, Amy Winehouse a Lou Reed.
Una nenia con nomi e cognomi. Tocca alla “My Band” – come li chiama Patti – suonare alcuni successi dei Velvet Underground mentre Patti Smith con nonchalance gira tra il pubblico, balla, saluta, stringe mani e bacia i bambini. Because the night e People have the Power ci portano verso un finale straordinario in cui imbraccia la chitarra ed intona My generation degli Who. Il concerto si chiude con fischi e feedback dagli amplificatori. Lei spezza le corde dello strumento come una sorta di consacrazione al rock. “This is not fucking political, this is life.” Sentenzia dal palco “No war. Only Rock’n’Roll. The future is now! Be free!”
Ho visto svariate volte Patti Smith in concerto ma ieri sera è successo qualcosa che di solito si vive una volta sola. Una sorta di limbo sospeso tra passato, presente e futuro che… porteremo dentro per molto tempo.
Per non perdere altre emozioni, il tour chiederà con le ultime due date italiane il prossimo 31 luglio a S. Stefano Magra (SP), Area Ex Vaccari e il 1 agosto a Codroipo (Ud) presso Villa Manin.