Pochi mesi fa, è giunto nelle librerie musicali (e nei pochi negozi di dischi che hanno ancora una sezione libraria carta) un libro che, nel periodo tra la fine delle ‘stagioni’invernali primaverili ed i festival estivi, ha avuto meno di quella che merita. Si tratta di Improvvisazione Oggi, una raccolta di 20 saggi, prevalentemente di autori italiani, sull’improvvisazione nella musica ‘alta’ a cavallo tra la fine del ventesimo secolo e l’inizio del ventunesimo secolo. Il volume è curato da Alessandro Sbordoni ed edito dalla Libreria Musicale Italiana. E di circa 200 pagine, indici compresi. Quindi consente una lettura svelta dei singoli capitoli per chi vuole approfondire questo o quel tema,o questo e quell’autore, oppure una lettura veloce dell’intero libro per avere un panorama dell’intero argomento.
Non è certo questa la sede per un’analisi tecnica-musicologica. Dai tanti spunti di riflessione che il volume offre ce ne è soprattutto uno che si adatta ad una testata generalista letta da numerosi giovani. Nella seconda metà del ventesimo secolo sono cadute le barriere tra i vari generi musicali come vedrà chi al Teatro dell’Opera di Roma andrà, dall’11 settembre, ad ascoltare: I was Looking at the Ceiling and then I Saw the Sky (Stavo guardando il soffitto e all’improvviso ho visto il cielo), “song play” in due atti di John Adams (compositore cui è stato assegnato il Premio Pulitzer 2003) su libretto di June Jordan.Uno spettacolo di raffinata originalità grazie all’incontro tra il «minimalismo» di John Adams (autore tra l’altro di Nixon in China e La morte di Klinghoffer e il teatro di ricerca di Giorgio Barberio Corsetti, una brillante messa in scena che ha riscosso un grande successo al debutto al Théâtre du Châtelet di Parigi, nel 1995, e che “France Culture” ha descritto come “una sorta di commedia musicale che abbraccia molteplici stili con virtuosità, principalmente il rock, e passando per il jazz e il blues”.
Nella amalgamarsi di veri generi, l’improvvisazione è, tra i filoni del XX secolo, quello che promette di affermarsi e svilupparsi di più nel XXI. Se ben si riflette, l’improvvisazione (sia di cantanti sia di esecutori) fu per secoli uno degli assi portanti della musica ed ebbe nel Seicento forse la sua massima espressione. La musica del Cinquecento, da quella strumentale a quella teatrale, conteneva una forte dose di improvvisazione ; si andava ad ascoltare questo o quell’interprete, spesso autore del brano o di variazioni ‘improvvisate’.
E’ ciò che sta avvenendo anche adesso perché l’elettronica avrà uno spazio sempre maggiore sia nella composizione sia nella fruizione e sarà sempre più amalgamata con la strumentazione tradizionale dove elementi ‘classici’ saranno fusi con quelli ‘popolari’ ed ‘etnici’ (un esito della globalizzazione). In secondo luogo, la musica su supporto elettronico verrà ascoltata non sono individualmente o in luoghi strettamente dedicati ad essa ma da ‘comunità virtuali’ in luoghi anche essi non necessariamente per la musica, dalla televisione e sale cinematografiche specialmente attrezzate dove già da alcuni anni grandi teatri e sale da concerto (Metropolitan, Covent Garden, Musikverein) mostrano in diretta HD le loro esecuzioni e di recente vengono presentati in diretta HD anche concerti rock. Ciò comporta nuovi rapporti tra autori ed esecutori, nuove prassi di ascolto, nuova didattica musicale,nuovi e differenti spazi per la musica (questi ed altri argomenti sono esaminati nei venti saggi del volume). Ciò implica anche e soprattutto una relazione di colleganza tra la musica ‘alta’ e le altre espressioni musicali.
Sono saggi da meditare mentre la musica del ventunesimo secolo è già con noi.