Chi ha avuto la possibilità di conoscerla ai tempi della sua partecipazione al “Cornetto Free Music Festival” (anno di grazia 2004) ne avrà per sempre un ricordo molto differente dalla rockstar sofferente ed emaciata del suo ultimo periodo: Amy Winehousetrasudava vitalità, istinto, energia, passione.
Era arrivata in Italia sull’onda del successo inglese del suo album d’esordio, “Frank” e accettava di buon grado di aprire agli altri musicisti, esibendosi nelle prime ore del pomeriggio, ma aveva già una presenza e un magnetismo in grado di catturare un pubblico che, in buona sostanza, non la conosceva.
Di persona si rivelava solare e dalla risata contagiosa, era morbida e curvilinea, non ancora in preda di tutte le sindromi che avrebbero iniziato ad affliggerla poco tempo dopo. Una persona e un personaggio molto diverso, quindi, da quello che negli anni successivi segnerà l’immaginario dei fans di mezzo mondo e farà gridare artisticamente al miracolo con la pubblicazione dell’album “Back to black”, il disco che la consacrerà come nuova stella del firmamento del pop internazionale.
Amy Winehouse è un’artista unica e soprattutto spontanea, sincera, vera. Tutti elementi che sembrano mancare dalla musica pop da sin troppo tempo e che ne decretano, immediatamente, il trionfo.
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