Grazie a Miley Cyrus abbiamo imparato una nuova parola: “pansessualità”. Oddio, siamo delle capre come direbbe Vittorio Sgarbi perché in realtà negli ambienti Lgbt la parola circola da tempo, almeno dalla metà degli anni 90 e la sua prima comparsa su Internet, come si vede analizzando Google Trends, risale al 2007, un anno dopo l’esordio di “genderqueer”. Ci scusino gli esperti, ma negli ultimi anni siamo stati travolti da tanti nuovi termini che fanno riferimento alla sessualità che perdiamo i colpi e anche i conti: bisessualità, asessualità, polisessualità, queer, transgender e ovviamente i cari vecchi omosessualità ed eterosessualità. Un’esplosione vorticosa. 



Miley Cyrus in una intervista pubblicata pochi giorni prima della sua recente apparizione agli Mtv Awards in veste di presentatrice, ci informa che lei si ritiene una persona pansessuale. A 14 anni aveva già rivelato alla madre di essere bisessuale, ma non le bastava più. 

Per capire di che si tratta abbiamo fatto qualche ricerca, perché ci sembrava che l’espressione bisessuale, uno che fa sesso con maschi e femmine indistintamente, fosse sufficiente. Anche polisessuale ci sembrava bastasse. Invece no. Scopriamo che i due termini hanno significati diversi. Entrambi derivano dal greco: “poli”, molti; “pan” invece significa tutti. Dunque il polisessuale è attratto da generi e identità sessuali multipli, mentre il il pansessuale è attratto da tutti, ma proprio tutti. Essere pansessuale vuol dire insomma che non devi dichiarare una appartenenza di sesso per essere attratto da qualcuno, concedendo così attrazione per qualcuno il cui genere sessuale non è detto sia evidente e neanche per uno che ha cambiato genere, cioè un transgender e tanto meno per le identità sessuali tradizionali come l’uomo e la donna.



In sostanza, tutto e niente. Che casino. Siamo davanti a una cancellazione totale della persona, verrebbe da dire, per buttarsi tra le lenzuola di qualcuno val bene tutto. O niente, appunto.

Un niente che ha fatto capolino tristemente durante gli stessi Mtv Awards. L’ex Hannah Montana della Walt Disney anche questa volta non si è fatta mancare nulla, apparendo in vesti discinte, ammiccando pose sexy che assomigliavano a dire la verità più a quelle di un camionista (senza offese per i camionisti). Gli ultimi Mtv Awards ci hanno insegnato parecchie cose, in termini di disinibizione sessuale (Miley direbbe “libertà sessuale”), ma soprattutto ci hanno mostrato in modo evidente che della musica in quella manifestazione musicale non frega più niente a nessuno. 



Chi si ricorda chi ha vinto cosa ad esempio? Chi si ricorda quali canzoni hanno vinto? Abbiamo però assistito a un imbarazzante discorso elettorale del rapper Kanye West (quello che poche settimane fa si era auto definito il più grande nella scena musicale di oggi) che si è candidato alle presidenziali del 2020. I premi sono andati a prodotti di bassa, bassissima lega, ad esempio i Fall Out Boy che hanno vinto come miglior video probabilmente perché nella clip appare l’attrice Uma Thurman, mentre il video hip hop se lo è aggiudicato Nicky Minaj. Chi? Boh. 

Ha vinto anche Taylor Swift per fortuna, la brava cantante country, che sembra l’unica in quel circo a essere ancora interessata alla musica. 

Per il resto, tanti sorrisini pansessuali di Miley Cyrus che poche ore prima dell’evento ha pensato bene di farsi fotografare al gabinetto più o meno nuda su Instagram e durante la serata non ha mancato di informarci delle sue preferenze in fatto di sesso e droga. Trasgressiva, senza dubbio, come un panetto di marmo in una cava di Massa Carrara.

“Video killed the radio stars” diceva una bella canzoncina che fu anche il primo video clip trasmesso in modo profetico proprio dall’allora nascente Mtv alla sua inaugurazione. Ci sono riusciti completamente, noi intanto ci diamo alla pansessualità. O poli. O anche no.