“La Cenerentola”, assieme a “Il barbiere di Siviglia”, “L’Italia in Algeri” e “Guglielmo Tell (in versione italiana), è uno dei pochi, tra i 37 titoli di Gioacchino Rossini, sempre rimasto nei cartelloni anche quando il romanticismo prima e il verismo poi avevano allontanato i gusti del pubblico e degli impresari dallo stile del pesarese.
Il libretto di Jacopo Ferretti è un “dramma giocoso” ed elimina la fata e le scarpette (vietate dalla censura papalina nel 1817). Angelina, “La Cenerentola”, è bistrattata dalle sorellastre e dal padre, ma le viene in aiuto Alidoro, precettore del principe Ramiro, che le dà l’abbigliamento con cui andare a Palazzo e, dopo una serie di equivoci e travestimenti, impalmare il ragazzo. Nel frattempo, costui cresce adolescente a caccia di gonnelle a sposo giovane ma maturo. È un testo edificante, a sottotitolato, “La bontà premiata”, come si addiceva in quegli anni al Teatro Valle di una Roma con il Papa Re.
Dopo quindici anni di assenza torna al Teatro dell’Opera di Roma un progetto dedicato a Gioacchino Rossini nel bicentenario delle due opere commissionate dai teatri (Argentina e Valle) di quella che era la capitale dello Stato della Chiesa. Il progetto è cominciato il 22 gennaio proprio con La Cenerentola (si replica sino al 19 febbraio) e procede con tre differenti allestimenti de Il barbiere di Siviglia. Il primo (con la regia di Davide Livermore e la concertazione di Donato Renzetti) sarà messo in scena nella sede principale della fondazione lirica romana (il Teatro Costanzi) dall’11 al 21 febbraio.
Il secondo, in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo,saràFigaro!Opera Camion, (regia e spazio scenico Fabio Cherstich, scenografia e video Gianluigi Toccafondo): viaggerà in primavera nelle piazze, specialmente delle periferieInfine, nella stagione estiva, alle Terme di Caracalla un altro allestimento de Il Barbiere dal 16 luglio al 10 agosto con laregia di Lorenzo Mariani. Quindi un progetto importante ed ambizioso come documentato dal fatto che la ‘prima’ del 22 gennaio è stata presentata in diretta in 64 sale cinematografiche in Italia ed in differita in Austria, Australia, Belgio, Corea, Germania, Spagna, Spagna, Svizzera e Stati Uniti.
Ciò non è solamente un’indicazione dell’importanza che il Teatro dell’Opera attribuisce a questa Rossiniana ma anche dell’interesse internazionale per il rinnovamento dell’istituzione lirica romana che ormai gareggia per ruolo e peso con la Scala. Come nel periodo tra l’inizio degli Anni Trenta e la fine degli Anni Sessanta del Novecento.
Il teatro ha affidato a Emma Dante la messa in scena e la drammaturgia ed a Alejo Pérez la direzione musicale. E’ la quinta regia d’opera di Emma Dante. Devo ammettere che non mi piacque la sua Carmen scaligera e restai perplesso dalla sua La Muette de Porticialla parigina Opéra Comique, mentre fui incantato da due sue regie palermitane, Fuersnot di Richard Strauss e Gisela! di Hans Werner Henze.
Alle prese con il ‘dramma giocoso’ di Rossini ne fa – con i suoi consueti collaboratori, Carmine Maringola per le scene e Vanessa Sannino i costumi – un lavoro Surrealista Pop con una fusione di vari generi, dalla farsa al teatro di pupazzi meccanici ai cartoni animati alla zarzuela latino americana. Resta comunque l’operetta morale sulla virtù premiata e la malignità punita. Il pubblico ha gradito tanto alla ‘prima’ quando alla diurna domenicale in cui ho assistito alla spettacolo in un teatro stracolmo.
L’aspetto più interessante è, però, la parte musicale. La concertazione delicata di Alejo Pérez è di altissimo livello non solo per gli equilibri tra buca e scena (spesso difficili con un ‘teatro di regia’ dove la drammaturgia è affidate ad un regista noto e ‘di peso’ ma soprattutto perché ha saputo trovare le tinte appropriate di undramma giocoso con momenti sentimentali e concertati con ritmi quasi ballabili. Eccellenti i due protagonisti, l’argentino (di origine italiano) Juan Francisco Gatell (forse l’unico tenore in grado di rivaleggiare con Juan Diego Flórez in questo repertorio) e il giovane mezzo soprano napoletano Sarena Malfi. Di Gatell sempre rimarcabile la coloratura e la facilità con cui ascende a registri elevatissimi per poi discendere gentilmente a quelli più bassi: deve evitare l’errore di suoi colleghi (pure Flórez) attratti da ruoli più corposi.
Gatell è uno dei rari tenori che può affrontare Rossini, Donizetti e Bellini con le caratteristiche vocali intese dai compositori. Serena Malfi solca i maggiori palcoscenici stranieri, da Vienna, a Parigi, a Mosca, a Dresda, a Buenos Aires a Zurigo. Ha fatto bene il Teatro dell’Opera di Roma a fare sentire la sua voce brunita ed il suo ampio registro.
Tra gli altri alcuni veterani dei rispettivi ruolo come Alessandro Corbelli e Vito Priante, della fucina del Rossini Opera Festival.