E’ uscito “Quarant’anni Di Musica Ribelle”, il progetto discografico pensato e ideato da Eugenio Finardi. Un progetto discografico che racchiude gli storici album dell’artista usciti fra il 1975 e il 1979. Un progetto di scoperta e ri-emersione delle idee e delle intenzioni che spinse un giovane poco più che ventenne a cantare il suo pensiero al mondo.
Un lavoro iniziato casualmente a seguito della scoperta di un vecchio archivio della storica etichetta Cramps Records, fucina di talenti e buona musica. Già protagonista di un fortunato tour estivo, Eugenio Finardi è stato artefice del contribuito a raccogliere e riaccendere la fiammella della musica ribelle, tanto in chi la suonava quanto nel pubblico che partecipava ai concerti .”Quarant’anni di musica ribelle è il mio ritorno al futuro” – racconta Eugenio Finardi – “sono andata a scavare tra le bobine. Tra suoni, canzoni e ricordi, ritrovando quell’energia che vibra delle ossa ed entra nella pelle”. E nell’incontro / presentazione del progetto, il suo entusiasmo e la sua gioia sono palpabili.
“Quarant’anni Di Musica Ribelle” sarà proposto in due edizioni: CD ed LP. Ciascuna delle due edizioni contiene tutti gli elementi necessari per comprendere a fondo la visione che Finardi aveva e ha ancora della musica
Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui per farci raccontare “Quarant’anni Di Musica Ribelle”.
Come mai l’idea di raccogliere cinque album della tua vita in questo cofanetto, come nasce l’idea di “Quarant’anni Di Musica Ribelle”?
Sessant’anni è l’età in cui si devono realizzare i sogni ed è questo che mi sono detto quando a gennaio ho ricevuto dal figlio del titolare della mitica Cramps Records, la nostra casa discografica di allora, l’archivio che conteneva il mio materiale. Ho ritrovato le vecchie bobine di quei lavori. Il materiale originale di quei dischi. Ho ritrovato me stesso. Quel giovane che gridava ribellione e voglia di fare nel mondo della musica, attraverso la musica. In fondo eravamo solo un gruppo di giovani (il più piccolo aveva solo 17 anni). Eravamo incoscienti e spocchiosi. Eppure abbiamo inventato un modo di fare rock italiano.
Quindi non solo una raccolta personale ma una sorta di racconto generazionale?
Certo. Questo è proprio quello che ho fatto. Raccogliere un momento della vita di quegli anni e metterla a disposizione di chi lo vuole vivere e sentire. Di chi vuole rivivere quei momenti in cui cercavamo il cambiamento e gli ideali, andando in piazza a suonare, a gridare il nostro dissenso. Il nostro essere.
Quali differenze troveremo dalle passate edizioni dei tuoi dischi a queste nuove?
Nulla. Non c’è nulla che sia cambiato anzi, in realtà abbiamo riscoperto qualcosa di nuovo. Mi sono riscoperto. La musica era vera. Suonata. Potente. Eravamo un vero collettivo. Tutto era vero, nulla di costruito. Senza effetti tecnologici perché a quel tempo non c’erano. Non vi erano le tecnologie di oggi. Alcune frequenze importanti si perdevano quando si facevano i mix. Figurati che i nastri venivano passati con le paste abrasive per essere trattati.Quelle bobine recuperate con un lavoro certosino e digitalizzate, hanno riportato alla luce una forza ed una musica che ancora oggi è essenza. Quello che avevamo fissato con voglia e grinta.
Quindi come definiresti questo nuovo cofanetto / raccolta?
Questi sono i miei gioielli di famiglia. Momenti che avevo dimenticato e che ho ritrovato. Ho ricordato che erano intuizioni geniali quelle di allora. Direi commoventi. Sono state settimane commoventi nello scoprire i dettagli di quei lavori. Mi riguardo in quelle foto e vedo quel ragazzo, me, e mi guardo con gli occhi di adesso, come un padre. La voglia e l’ingenuità come fossero qualcosa al di là di me stesso.
So che all’interno del cofanetto hai preparato una sorpresa. Un vero salto nel tempo?
Sì, un vero salto in dietro nel tempo. Nella versione cd ci sarà un DVD dal titolo TRACKs nel quale ho voluto inserire le tracce di tre delle mie canzoni: Extraterrestre, Voglio e Musica Ribelle. Le tracce così com’erano come le ho ritrovate. Senza manipolazioni. Con un normale multi traccia si potrà rivivere il momento che noi abbiamo vissuto in studio di registrazione. Con la possibilità di rendervi creativi e provare a ri-assemblare le canzoni proprio come se foste li con noi in studio. In quel momento. Questa è Musica Ribelle.
Alcune delle tue canzoni in questi cinque album ricordano tanto le situazioni attuali. Cosa ne pensi?
I testi di allora hanno più senso oggi. Pensa a canzoni come la C.I.A. oppure Scuola scritte nel 1976 e 1977. Questa musica non è invecchiata ed è drammaticamente attuale. Un po’ mi rattrista ma anche questo fa parte del gioco. In fondo, l’orgasmo arriva sempre poco prima della fine. Ma poi si può sempre ripartire e cambiare. Bisogna ritrovare la voglia, quel fuoco, quella scintilla.
Possiamo ancora parlare di musica ribelle ai giorni d’oggi?
La mia generazione ha vinto. Nel bene o nel male. Allora il tutto voleva essere una propaganda. Oggi più che mai, voglio che sia propaganda. Proprio come allora. I temi sono purtroppo attuali e tutto quello che c’era nei dischi di allora, lo ritrovo oggi. Sono coerente. Ed oggi come allora non ho rammarico, solo commozione. Sì! Si può ancora parlare di musica ribelle. C’è ancora chi pensa ad una musica ribelle. Ribelle per fare propaganda per cambiare, per essere partecipi, per renderci unici e creativi insieme. Credo che la musica abbia ancora tanto da dire. Forse dobbiamo solo ritrovare quella grinta e quella tenerezza. Quella voglia di fare musica. Musica italiana, quella voglia che avevamo noi al tempo. Quella di creare un nostro suono rock italiano. Un suono che crea un’identità.
Quella che potremmo vedere e rivivere il prossimo 4 novembre al Teatro Del Verme di Milano?
Sì. Quella che potrai sentire e che potranno sentire tutti quelli che vorranno venirmi a trovarmi. Un modo unico per celebrare questo anniversario con la Reunion dei musicisti che suonarono con me quei dischi e che hanno contribuito a creato quei momenti.