David Crosby è un artista che abbiamo sempre considerato di una categoria superiore. Da quando era nei Byrds e  nel  super gruppo Crosby, Stills, Nash and Young, le sue canzoni hanno sempre avuto il pregio di un’unicità, di un imprinting personale. Il modo di suonare la chitarra, le particolari accordature, le armonie vocali, i testi, lo collocano di diritto fra i grandi della musica di tutti i tempi. 



“Tra tutti i musicisti  folk rock David  sfugge a qualsiasi classificazione.  Ha portato un elemento di colore e di esplorazione rischiando nel processo di scrittura dei suoi testi, nelle parti di chitarra,  nelle armonie vocali. Lui non ha paura di mettere  note negli accordi che normalmente non si ascoltano“. (Michael League)



Al di fuori della copiosa produzione con i gruppi, ad oggi, ci  ha regalato quattro  album da solista: il leggendario IF I COULD ONLY REMEMBER MY NAME  del 1971, OH YES I CAN (1989), THOUSAND ROADS (1993) e CROZ del 2014. Un passato difficile il suo, con una vita dissennata a causa dell’abuso di droghe fino a che nel 1994 dopo aver superato un difficile trapianto di fegato, rinasce a nuova vita, diventa nuovamente padre e ritrova James Raymond, il primo figlio da in adozione trent’anni prima.

Il dramma della sua vita viene raccontato con dovizia di particolari nella autobiografia di Graham Nash, suo compagno di viaggio in tanti indimenticabili album e concerti. 



La copertina di LIGHTHOUSE da poco pubblicato dalla GroundUp, fotografa un faro che si staglia davanti al mare in tempesta. Sembra quasi la rappresentazione della vita di Crosby rimasto in piedi nonostante le mille traversie.

Interotto il sodalizio con Graham Nash sulla strada di Crosby  è ora comparso Michael League, leader degli Snarky Puppy (miglior gruppo jazz per i lettori di Down Beat anche per il 2016). League al momento della realizzazione di  Family Dinner Vol. 2 (pubblicato ad inizio anno), decide di invitarlo alle incisioni nelle quali gli Snarky Puppy ripropongono, arrangiandoli alla loro maniera, brani di cantanti e musicisti di differenti estrazioni stilistiche. E’ subito amore a prima vista. David Crosby rimane colpito dalle capacità dei suoi giovani compagni.

Uno dei loro punti di forza è che si ascoltano a vicenda costantemente, e si fanno spazio l’un l’altro mentre suonano. Sono funky, ti colpiscono emotivamente. Suonare per loro non è un esercizio intellettuale, molto probabilmente sono la band più avanzata del mondo, una delle più grandi che abbia mai ascoltato”. (David Crosby)

I due si trovano a meraviglia tant’è che Crosby chiede a  Michael League di lavorare insieme alla realizzazione di un nuovo album che verrà prodotto da League stesso. 

Ci si sarebbe aspettati  un disco “molto suonato”, con presenza di sezione fiati e ritmiche, invece la genialità di League (suoi gli arrangiamenti) è stata proprio quella di calarsi a perfezione nello stile di David Crosby producendo un lavoro di grande bellezza, intimo, essenziale, dove i grandi protagonisti sono la voce di Crosby e le chitarre suonate da entrambi i due musicisti oltre alle splendide armonie vocali. Totalmente assente la batteria.

“Michael è una persona molto misurata,  solo quando abbiamo iniziato la preparazione dell’album ho scoperto che sapeva suonare la chitarra; poi che sapeva cantare e bene, ed addirittura che era anche bravo a scrivere i testi”. (David Crosby)

Un percorso emozionante, una continuazione dei lavori passati che ci avvicina  al Crosby di brani come Triad e Traction in the Rain. Ascoltando LIGHTHOUSE torna alla memoria il  suo primo album solo con la copertina che lo vedeva ritratto con quel leggendario sorriso, e gli inseparabili baffoni. Accanto a lui in quel disco che viene considerato una delle pietre miliari nella storia del rock molti dei grandi della musica di allora: Paul Kantner, Grace Slick, Jerry Garcia, Joni Mitchell, Jorma Kaukonen, Graham Nash, Gregg Rolie, Michael Shrieve etc. 

Per questo nuovo album  eccolo a fianco di Michael League , gran talento, sicuramente uno dei nomi più significativi della attuale scena musicale. All’inizio non tutto sembra filare liscio.

“C’è stato un momento di tensione fra di noi quando gli ho chiesto un mese di tempo per registrare e Michael insisteva che per lui erano sufficienti due settimane. Gli ho detto che non avevo mai fatto un disco in due settimane aggiungendo “sono un vecchio signore, tu un giovane focoso!”, alla fine (ride di gran gusto) lo abbiamo ultimato in dodici giorni”. (David Crosby)

La gran parte dei brani è firmata da entrambi i musicisti. Crosby, oltre a cantare suona chitarra acustica e dodici corde, Michael League chitarra acustica 6 e 12 corde, Hammertone guitar, baritona, basso acustico ed elettrico, chitarra elettrica e voce.

Apertura con Things We Do For Love atmosfere West Coast, chitarre acustiche e grandi armonie vocali, la voce è quella dei giorni migliori, elastica e potente, canzone dedicata a Jan la giovane moglie di Crosby.

L’arpeggio delle chitarre da il via a The Us Below anch’essa molto toccante .

Drive out to the Desert, unico brano interamente composto da Crosby, viene proposto in versione totalmente  acustica. 

“Nella mia chitarra utilizzo sempre strane accordature e vedo quello che ne esce fuori. Così facendo ho a disposizione diversi rivolti degli accordi e sonorità sempre originali. Questo mi aiuta a trovare  cose che sono solo mie, fresche e che non sono una ripetizione di cose già fatte da altri musicisti”. (David Crosby)

Le chitarre suonate in modo percussivo sono protagoniste in  Look in Their Eyes. Un brano teso, vibrante, nel quale i due autori narrano una toccante storia di immigrazione ispirata alla crisi dei rifugiati Siriani.

Lo strumming sulle acustiche è il protagonista in Somebody Other Than You, testi dalla forte valenza politica,  Crosby si scaglia contro i politici codardi che mandano in guerra i figli degli altri. Emerge il mai sopito impegno civile dell’autore , da sempre in prima linea contro le ingiustizie.

In The City, dove Michael League suona  l’elettrica  alla maniera del  Long Time Gone , da segnalare l’intervento di Cory Henry all’organo.

Centellinati gli ospiti, ma di gran qualità, su tutti svetta  Bill Laurance, sue le splendide parti di pianoforte inPaint You a Picture (liriche di Marc Cohn) con Crosby voce, chitarra 6 e 12 corde, League è invece impegnato al basso acustico.

Un racconto quasi cinematografico nel quale il rimorso e il rimpianto si intersecano.

Pezzo destinato ad entrare fra i must di Crosby, sicuramente il più bello dell’intero cd.  A seguire  What Makes It So altra ballad che accompagna al pezzo di chiusura  By The Light of Common Day composto da Becca Stevens con liriche di Crosby.

Alle voci, oltre al protagonista si aggiungono  Becca Stevens e Michelle Willis. Per un attimo, ascoltandole (era successo anche in Family Dinner Vol.2) si ha l’impressione di udire l’indimenticabile Grace Slick impegnata in uno dei vecchi album manifesto della Weast Coast, lavori di straordinaria intensità e bellezza. LIGHTHOUSE si pone nella scia di quei grandi album. Un’opera da ascoltare in assoluta concentrazione, con sorpresa e gratitudine  nei confronti di David Crosby  e Michael League  che hanno dimostrato che, ancora oggi, è  possibile realizzare album come questi, permeati da passione e amore per la musica. Imperdibile. Ottime le registrazioni . Consigliato più che  “vivamente”.

Dal 18 novembre al 15 dicembre  David Crosby sarà in tour negli Stati Uniti con lui nella band Michael League. Becca Stevens e Michelle Willis.