In esclusiva per il sussidiario.net, la casa editrice AbEditore ci permette di pubblicare il testo di una delle schede del libro “N come Natale”, dedicato a note e meno note canzoni natalizie. Dall’introduzone del libro a cura di Walter Gatti:
Questo volume – che apre la collana di ABEditore Le parole della musica – raccoglie e categorizza cento delle più significative canzoni incise e interpretate sui temi natalizi. C’è il meglio e c’è il peggio, c’è la fede e c’è la devozione, c’è il consumismo più becero e c’è l’odio acido verso tutto ciò che Gesù bambino e Babbo Natale (soprattutto quest’ultimo, a dire il vero….) rappresentano. Il tutto in una carrellata che va dalle laudi cinquecentesche al rap. Detta così anche la Sacra Famiglia potrebbe divertirsi a sentire cosa è stato detto e cantato a proposito della loro capanna di Betlemme. Con levità o serietà, ironia o franchezza, questo volume è soprattutto un divertente cocktail editoriale che ha l’obiettivo di censire, riassumere e categorizzare quel che la musica ha voluto dire del fatto natalizio e delle sue conseguenze umane e religiose. Ecco qui dunque cento canzoni che – nel bene e nel male – rappresentano i pro ed i contro ai festeggiamenti legati al 25 dicembre. Non importa se le interpretazioni proposte in queste pagine fossero (o meno) nelle intenzioni degli interpreti delle canzoni stesse. Non è la filologia che qui si cercava, bensì l’empatia. O forse la rabbia. Oppure ancora la testimonianza frammista alla forza dell’impatto musicale. A Natale si può dare di più, dice un noto jingle pubblicitario. Siamo andati a vedere se è vero. Almeno in musica.
Il libro si divide in cinque capitoli: Canzoni Classiche e tradizionali, Canzoni Buoniste, Canzoni Problematiche e alternative, Canzoni Anti-Natalizie, Canzoni Evangeliche. Quella che pubblichiamo è tratta da questo ultimo capitolo: Un pentagramma, una chitarra, un ritmo, ed ecco fiorire canzoni a noi vicine che in un qualche modo – chissà perché, e con qual bizzarra gestazione – sanno dar eco a quella che dovrebbe essere la “buona novella”. Una novità, possibilmente fisica e trascendente, umana e insieme divina. Canzoni evangeliche, potremmo dire. Anche nella loro apparente banalità o stralunatezza. Efficaci e (forse) sacrali.
“Durante la sua carriera, nel corso della quale giungerà a comporre più di mille canzoni, Charles Trenet ha trattato più volte il tema del Natale. Le Petit Noël è del 1934, Chanson pour Noël del 1953, Le Noël Des Enfants Noirs esce nel 1956 e La Plus Belle Nuit nel 1961. Senza dimenticare, nel 1979, la pubblicazione per la Columbia di Charles Trenet chante Noël. Tra i più importanti chansonniers francesi, Trenet (Narbonne, 18 maggio 1913 – Créteil, 18 febbraio 2001), ha ben rappresentato la storia del suo paese, dagli anni che precedettero la Seconda guerra mondiale sino alla fine degli anni Settanta, quando, pur senza smettere di comporre, lasciò progressivamente le scene, sino alla morte, avvenuta nel 2001 all’età di 87 anni.
La plus Belle Nuit rivela un Trenet mistico, descrivendo Natale come “la notte più bella di tutti i tempi”. Non c’è concessione alla fantasia, ma solo felicità e stupore, gratitudine per la “gioia di Betlemme / Luce che cambia in un sol giorno la faccia della terra”.
È “la notte di un povero bambino / Gesù, il Figlio di Dio / disceso sulla terra / perché i cuori oppressi / non siano mai più solitari”. C’è il desiderio della “pace del mondo”e di una “speranza e carità” che “guidino i nostri passi”.
Charles Aznavour sostenne che Trenet fosse, di fatto, un cantante cristiano. Difficile fare delle affermazioni, entrare nel percorso della vita di un uomo che parla del proprio senso religioso in maniera spesso contraddittoria, e che si preoccupò soprattutto di lasciarci tante grandi canzoni, spesso pervase da una sorta di allegra malinconia. “Per giudicare la dimensione reale della nostra vita – affermò – basta rendersi conto che ogni giorno recitiamo un dramma scritto da un autore sconosciuto. Ma è indispensabile ammettere, nello stesso tempo, che la nostra esistenza ha un significato profondo che non va ignorato per il semplice pretesto di voler essere felici”.
Dare giudizi appare dunque quanto mai inopportuno. Ma resta il fatto che il testo di La Plus Belle Nuit non esprime nient’altro che la gioia di fronte alla venuta del Figlio di Dio che “promette il regno dei cieli / a coloro che lo seguiranno” e che “perdona / morendo sulla croce / tutti i peccati dell’uomo”.
“È Natale! Natale!”, recita ripetutamente il ritornello, “la più bella notte del mondo”, aggiungendo quel che ai nostri occhi appare semplicemente un fatto compiuto: “Gesù è nato / Gesù è eterno”.