Musicista di strada, ospite di festival prestigiosi come quello dedicato a Giorgio Gaber, contraddizioni? No se la musica la si ama nella sua interezza, con la stessa passione che ti porta a suonare sui marciapiedi o in teatro. E’ il caso di Miele (Manuela Paruzzo), giovane ragazza siciliana ma già con molta esperienza alle spalle. Il brano che presenta a questo festival si intitola Mentre ti parlo, una intensa canzone che a tratti ricorda il meglio della grande musica italiana del passato, eseguita con una voce che ha profondità, passione, capacità di estensione, rabbia e amore. Lei ha definito il brano “la necessità di comunicare, uno sfogo abbastanza primitivo”.
La protagonista del brano si rivolge al padre, le parole contengono rabbia ma anche compassione. La denuncia è quella dei propri limiti e dell’incapacità di accettare quelli altrui: “Guardati allo specchio sotto le rughe troverai troverai i miei occhi magari meno storti e nel riflesso del tuo volto incontrami e nel riflesso del tuo volto accettami e nel rumore del tuo volto ascoltami e nel silenzio del tuo volto Mi guardo allo specchio e tra i progetti che hai per me congelo sogni modesti che tanto tu detesti”. Il colloquio/monologo prosegue con dettagli precisi di una relazione che alla protagonista risulta non abbastanza, perché il giudizio, l’impossessarsi dell’altro alla lunga uccide: “ti ho permesso di travestirmi ho provato ad adattarmi ai tuoi disegni così perfetti ma tanto stretti, troppo stretti Potrei amarti di meno potrei odiarti di meno”.
Quindi la richiesta esplicita: “sfilami di dosso quella trama di difetti così identici ai tuoi”, che diventa poi una precisa dichiarazione di intenti: “togli quei fili dalle mie mani taglia i fili dalle mie mani ti prego strappa quei fili dalle mie mani”: Richiesta impossibile? Esiste qualcuno capace di farlo davvero? Non lo sappiamo e non lo sa neppure lei ma l’insopprimibile esigenza non può essere contenuta dal silenzio: “Dovrei amarti di meno ma non amarti di meno sbadigliare di meno mentre ti parlo di me mentre ti parlo di me mentre ti parlo!”.