La Roundhouse è uno dei più importanti teatri londinesi. Eretta nel 1846 di forma circolare con la cupola sorretta da ventidue pali simula di fatto un tendone da circo. Fin agli inizi venne utilizzata per rappresentazioni teatrali, esibizioni circensi, concerti. Visse gli anni d’oro del rock ospitando nel 1968, come ricordato da una gigantografia all’interno dell’edificio, l’unico e storico concerto londinese dei Doors; la loro esibizione  venne aperta da un’altra leggendaria band, i Jefferson Airplane guidati dal grande Paul Kantner, scomparso in questi giorni. Tanti i grandi nomi che hanno calcato questo palcoscenico: Jimi Hendrix, Rolling Stones, David Bowie, Led Zeppelin oltre alle rappresentazioni del Living Theatre e di Lindsay Kemp. Negli anni a seguire la Roundhouse è rimasta a lungo chiusa, fino a che l’amministrazione comunale, a seguito di un grosso investimento, l’ha riportata agli antichi fasti. La Main Stage può contenere circa 3300 persone  riducibili a 1900 quando  la platea viene attrezzata con le poltrone. Presenti altre sale minori come il teatro studio molto ricercato per registrazioni live, si segnala il recente album della cantante Ana Jiuliet Silveira.



L’attuale programmazione  si divide fra rappresentazioni liriche e teatrali ed interessanti rassegne di musica che non di rado coinvolgono accanto a nomi emergenti, vecchi grandi della storia del rock.

Proprio in questi giorni ha riscosso  un lusinghiero riscontro di pubblico la rassegna In the Round  ha visto protagonisti musicisti come  Gaz Coombes, Edwyn Collins, Matthew E White, Camille O’Sullivan, Mulatu Astatke, Scritti Politti, Marianne Faithfull  e il leggendario John Cale.



John Cale, settantaseienne gallese, è uno dei grandi del rock, un autentico musicista di culto venerato da più generazioni, fondatore con Lou Reed dei Velvet Underground. Uomo senza regole, genio ribelle, ha sperimentato tutto il possibile nella sua vita musicale e non solo, collaborando con le avanguardie e lavorando al fianco di rivoluzionari artisti come  John Cage, La Monte Youg e Terry Riley. Autore di colonne sonore, ha prodotto dischi entrati nella storia, mettendosi al servizio di musicisti come, Nico, Patti Smith, Nick Drake, The Stooges,  Jonathan Richman. 

Di formazione classica, il suo primo strumento è infatti la viola, Cale suona con abilità tastiere piano e chitarra, oltre ad avere una voce particolarissima.



La caduta degli dei che sta falcidiando il panorama mondiale del rock con la scomparsa, in  questo ultimo periodo, di musicisti che per molto di noi sono stati e rimarranno dei punti di riferimento, ci ha spinto ancora di più ad assistere al concerto di questo monumento della musica.

Produzione essenziale, ottima acustica e buona qualità di suono. Il grande palco circolare che ha inglobato metà della platea ospita due postazioni di tastiere e poco più dietro chitarra e batteria. Intorno alle 21,15 le luci si abbassano e, senza particolari cerimoniali, i quattro musicisti fanno il loro ingresso. Cale  entra sul palco in scarpe da ginnastica, andatura incerta, giacca a coda da direttore da orchestra.  Il musicista gallese sembra aver dimenticato gli eccessi di un tempo (decapitazione di una gallina durante un concerto), o allestimenti avveniristici (concerto con i droni . L’ossessiva e cadenzata sequenza, quasi fosse quella di un cuore stanco ed affaticato, ha subito messo le cose in chiaro, nessuna concessione, massima concentrazione, musica elettronica, dolente, sperimentale. 

Ci sono voluti diversi brani per iniziare a percepire a pieno la grandezza di questo autentico genio della musica. Splendida la voce, che nonostante il passare degli anni, è sempre più bella, matura ed autentica protagonista, vista anche l’importanza della parola nelle tessiture di Cale. Molto asciutto il rapporto con il pubblico, per lo più composto da vecchi fan,  pochi i giovani presunti. Gli applausi prima timidi, ad ogni brano sono aumentati, con la musica che alla fine ha conquistato l’attenta e colta audience. Il concerto londinese è stata  l’occasione per presentare dal vivo il nuovo album intitolato M:FANS/MUSIC FOR A NEW SOCIETY (Domino Records) che ripropone in nuova veste e nuovi missaggi  alcuni suoi storici brani contenuti  in Music for A New Society del 1982. The Endless Plain of Fortune, Fear  is A Man’s  Best Friend, Coral Moon, Buffalo Ballet, Ship of Fools,alcuni dei brani in scaletta. 

Dopo una lunga parte in cui le tastiere e i campionamenti hanno avuto il sopravvento, verso fine esibizione l’atmosfera ha virato decisamente verso un rock più canonico. John Cale ha guadagnato il centro del palco imbracciando la chitarra con la band prontamente trasformata nel classico line  up (chitarra, basso, batteria). Clima rock newyorchese, il pubblico si scioglie, fioccano gli applausi. Dopo un’ora e mezzo la band lascia il palco. Passano pochi istanti e le luci vengono accese, nessun bis, Cale è già nei camerini.

In fondo va bene così, bel concerto, è stato bello esserci. Funzionale, senza particolari picchi la band, composta da Dustin Boyer (chitarra e campionamenti), Deantoni Parks (batteria e percussioni) e Nick Franglen (tastiere, campionamenti, basso). Ad Aprile Cale ha annunciato un nuovo spettacolo che rivisiterà con nuovi arrangiamenti il repertorio dei Velvet Underground. Grande Artista “vivamente” consigliato ai tanti musicisti giovani e non che ancora non hanno capito cosa significa essere un vero “musicista”.