Il Teatro alla Scala ha annunciato che nei prossimi anni porrà l’accento su Puccini, iniziando dal prossimo 7 dicembre. Tra poche settimane, il Teatro dell’Opera di Roma metterà in scena una nuova produzione de Il Trittico, lavoro commissionato dal Metropolitan di New York che propone, in una sola serata, tre diversi aspetti della musica del Novecento storico: il verismo quasi granguignolesco de Il Tabarro, la dissoluzione della diatonia (ed accenni alla dodecafonia) di Suor Angelica e il ‘chiacchierar cantando’ di Gianni Schicchi. Quasi a ruota il Teatro alla Scala presenterà quella che possiamo chiamare la ‘prima mondiale’ de La Fanciulla del West, altra opera commissionata dal Metropolitan, ma nota nella versione della prima, fortemente rimaneggiata dal direttore d’orchestra Arturo Toscanini, il quale aveva la (brutta) prassi di riadattare a proprio modo le partiture – fece un proprio scempio del finale diTurandot composto da Franco Alfano a causa della morte del compositore lucchese.



Per gustare a pieno Puccini (autore ritenuto ‘popolare’) occorre prepararsi. Era un compositore lento e raffinato, che produceva poco e con molta meditazione. Era anche il compositore di fine ottocento-inizio novecento che più ha inciso su quella grande miniera (poco conosciuta in Italia) che è l’opera moderna e contemporanea americana. Nonostante la crisi e la natura privata dei  teatri siano privati (finanziati principalmente da biglietteria, sponsor e vendita di diritti televisivi e cinematografici), negli Stati Uniti ci sono circa venti prime mondiali l’anno che hanno successo in Germania, Francia, Giappone ed anche Cina ma raramente varcano le Alpi (anche se qualcosa si è visto al Teatro Regio di Torino e di recente al Teatro dell’Opera di Roma).



Quindi, è bene prepararsi per affrontare Puccini. Non mancano tomi anche molto dotti su Puccini. Per l’ascoltatore che voglia comprenderne la musica pur se non ha una preparazione specifica si consiglia la nuova edizione di L’Universo di Puccini: da Le Villi a Turandot  di Alberto Cantù con introduzione di Daniele Gatti che esce in questi giorni per i tipi di Zecchini Editore (250 pagine, € 20). 

E’ un volume che si legge tutto di un fiato, in quanto può essere visto come un romanzo della biografia di Puccini, letta attraverso le opere. E’ un viaggio che accompagna il lettore per mano attraverso l’universo pucciniano. Non è un libro tecnico ma neanche un testo di alta divulgazione poiché basato su serio rigore scientifico. Tramite l’universo pucciniano leggiamo anche il mondo culturale della fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, un mondo che in gran misura considerò Puccini autore da cassetta, quasi provinciale e la cui vera statura e portata innovatrici venne compresa subito solo da George Bernard Shaw. 



Questa estate il Festival Pucciniano di Torre del Lago – una delle quattro manifestazioni musicali italiane riconosciute per legge ‘di rilievo internazionale’ – presenterà accanto alla  conosciutissime La Bohéme, Madama Butterfly e Turandot – la Turandot di Ferruccio Busoni, quasi a sottolineare il carattere innovativo ben analizzato da Cantù.