Dice: ma non ci sono cose più importanti di cui parlare? Sì certo, ma ogni tanto c’è anche bisogno di ridere. E poi, cose importanti? Oggigiorno, come diceva quello, “non ci resta che piangere…”. Battute a parte (per restare in tema) la televisione è un ottimo modello in questo senso e i talent show uno degli spunti più ricchi di occasioni per ridere. 



L’altra sera al programma The Voice Raffaella Carrà in questo senso è stata gigantesca. Si è verificato un cortocircuito di informazione da social network (cioè fasulla) che ha provocato un effetto domino che merita di entrare nella storia della tv.

Ecco i fatti: si esibisce uno dei concorrenti in gara, il giovanissimo (e molto bravo, infatti sarà eliminato) Joe Croci, che presenta un brano di Bob Dylan, la storica Like a Rolling Stone. Finisce l’esibizione e la Raffaella nazionale non si trattiene: “Oggi è un giorno molto particolare, sono 35 anni che è morto Bob Dylan. Disse che la musica è l’unica cosa che quando ti colpisce non fa mai male. Ecco, questa stessa frase io la voglio dedicare a Joe”.



Quel giorno in realtà si ricordavano i 35 anni della morte di Bob Marley, mentre Dylan è vivo e vegeto e “lotta ancora insieme a noi”. La Raffaellona aveva confuso i due Bob, probabilmente perché ricordava che il brano eseguito da Joe era di Dylan. La frasetta citata poi nessuno sa chi l’abbia mai detta in verità. Sulla Rete si attribuiscono a Jim Morrison dei Doors o, per restare in Italia, a Alda Merini, le frasi più improbabili, in quelle specie di santini spezzacuore che si postano a ritmi incontrollabili. 

Il momento migliore però dello sketch involontario è stato l’imbarazzo sceso nello studio di The Voice. Joe con voce timida, da bravo ragazzo rispettoso degli anziani, ha mormorato “Bob Dylan è ancora vivo…”. Siccome nessuno aveva il coraggio di contraddire la Carrà, ma soprattutto nessuno era sicuro che Dylan fosse vivo, c’è stato uno scambio di sguardi smarriti tra i presenti. Ma chi è morto? Bob chi? Finché facendosi coraggio a vicenda si è ammesso: è morto Bob Marley!. La Raffa ha fatto spallucce, come dire, echissenefrega chi è morto, il mio ruolo qui è pronunciare frasi a casaccio che facciano colpo su un pubblico più ignorante di me. Che è quanto si richiede a un buon giudice da talent show. Ma poi, possiamo accusare una ex ballerina, stellina da varietà del sabato sera, conduttrice di polpettoni tv come Carramba che sorpresa di non conoscere i grandi della storia del rock? Io dico di no. Piuttosto è stato svelato in diretta quanto i cosiddetti coach, quelli che dovrebbero essere in grado di scoprire talenti, siano in realtà un tanto al chilo (di scemenze).



A proposito di giudici di talent show, il mondo della Rete in queste ultime ore è stato sconvolto da un maremoto ben più grande della gaffe della Carrà. Sono stati annunciati infatti i giudici della prossima edizione di X Factor e tra questi c’è il leader e cantante degli Afterhours, Manuel Agnelli. E’ scoppiato il putiferio. 

Agnelli da decenni incarna la figura leader della cosiddetta scena indipendente italiana, quelli che fanno musica seria, quelli impegnati, quelli che “sui giovani di oggi ci scatarro su” (per citare un suo brano) quelli che con lui in testa hanno suonato per la campagna elettorale di Pisapia, quelli che la musica è una cosa seria (comunque gli Afterhours sono andati anche a Sanremo). Insomma che ci azzecca Agnelli con X Factor? 

Nel ruolo di un giudice capace di distinguere musicisti seri e validi ci aveva già provato Morgan, fallendo totalmente, piegandosi a diventare una macchietta stile Raffaella Carrà per esigenze di copione. Un talent come X Factor (o Amici, o The Voice) propina modelli deleteri e pericolosi per i giovani, è diseducativo, per la cultura in generale e soprattutto per la musica. Si costruiscono a tavolino personaggi artistici inesistenti (ricordate la suorina?) che siano interessanti come casi umani e chi se ne importa delle loro qualità artistiche. I talent sono il marketing di un rapporto sbagliato con l’arte e l’esibizione, fatto di pura apparenza. Non potrebbero mai esistere se trasmessi solo in radio. E i coach, come abbiamo visto con la Carrà, sono del tutto impreparati al ruolo che dovrebbero svolgersi. Agnelli sa sicuramente cosa è buona e cattiva musica, la differenza tra una esibizione di livello e una scarsa. Dunque la domanda legittima è: perché va a X Factor dove la sua competenza non potrà mai mostrarla?

Magari ci dimostrerà il contrario. Ma neanche Steven Tyler, cantante degli Aerosmith, quando prese parta a American Idol ci riuscì. Ah, in America X Factor non esiste più dal 2013. E’ l’inizio della fine? Ma soprattutto: chi è morto 35 anni fa?