La prima volta di “un musicista rock”, si è letto sui media italiani. La prima volta di un artista di “musica contemporanea”, si è letto invece su siti anglo-americani, come quello della prima rivista rock del mondo, un tempo più autorevole di oggi, ma sempre considerata una Bibbia, Rolling Stone.



E’ una differenza importante? 

La prima volta in questione è quella nella quale The Edge, lo storico chitarrista degli U2, si è esibito all’interno della Cappella Sistina, il capolavoro artistico di Michelangelo e cuore della cattolicità, in cui fu celebrato il primo conclave nel 1492 e che dal 1878 è sede stabile dell’elezione del nuovo papa.



E’ successo sabato sera scorso. David Howell Evans, noto con il soprannome di The Edge, si trovava in Vaticano per prendere parte a un convegno sulla medicina rigenerativa per i malati di tumore, tema a cui è molto sensibile dopo la morte del padre proprio a causa di un tumore e la leucemia di cui ha sofferto sua figlia. The Edge fa anche parte del consiglio direttivo della fondazione Angiogenesis dal 2007 e l’evento di questi giorni a cui hanno preso parte circa 200 fra studiosi, ricercatori, medici, è stato a cura della Stem For Life Foundation e del Consiglio pontificio per la cultura. “Quando mi hanno chiesto se volevo esibirmi nella Cappella Sistina” ha raccontato “inizialmente non sapevo che dire perché di solito c’è quell’altro tizio che canta” riferendosi all’amico Bono, “ma poi ci ho messo circa trenta secondi per rispondere di sì. The Edge ha definito la Cappella Sistina “la più meravigliosa sala di una parrocchia al mondo”, mentre Bono che era contemporaneamente impegnato in una serata di beneficenza, ha spiegato al pubblico presente che aveva “cercato di avere con sé tutta la band”, ma quando ha chiamato The Edge, questi gli ha risposto che era impegnato “a fare un concerto alla Cappella Sistina con il Santo Padre”.

Battute irlandesi dei due a parte, Francesco non era presente, ma il chitarrista ha ringraziato chi lavora con il papa per la concessione del luogo: “Se sei irlandese, impari molto presto che se vuoi tornare a esibirti è molto importante ringraziare il parroco locale per averti imprestato una sala”, ha scherzato, aggiungendo poi che Francesco “sta facendo un lavoro fantastico e spero che possa continuare a farlo a lungo”. Accompagnato da un coro di bambini irlandesi, il musicista ha eseguito tre brani della sua band, Walk On, Yahweh e Ordinary Love e a sorpresa un brano di Leonard Cohen, il noto cantautore e poeta canadese, If It be Your Will.

Dunque per rispondere la domanda iniziale, a cui qualcuno ha risposto sui social “cosa c’è di tanto importante in questo evento” è che abbiamo assistito invece a qualcosa di molto importante, in cui davvero non è significativo che il protagonista sia associato alla musica rock. 

Da decenni, per chi ha voluto capirlo naturalmente – e ci rendiamo conto non sia facile per la volgare patina consumistica e ideologica da cui questa musica è stata avvolta da discografici, televisioni, media, promoter e affaristi vari e ignorata da intellettuali “colti – questa musica è l’espressione più alta della domanda esistenziale di significato dell’uomo contemporaneo. In questo senso è “musica contemporanea”, là dove espressioni come la “musica colta” o anche la letteratura hanno in gran parte abdicato a questo compito, rinchiuse in giardini dorati per pochi. Il fatto che sia la Chiesa cattolica a spalancare le porte a questi artisti come già aveva fatto Giovanni Paolo II invitando Bob Dylan a esibirsi al Concerto eucaristico del 1997, spalancando le porte di un luogo come la Cappella Sistina, sul cui soffitto è rappresentato in modo magnificente il tentativo dell’uomo di percepire l’aldilà e così gli anfratti nascosti del cuore dell’umanità di sempre,  la dice lunga di chi ha una sensibilità più appassionata all’uomo stesso, piuttosto che i teatri d’opera, i circoli culturali, i ministeri e gli espertoni vari dei talk show che si vomitano addosso stantie rappresentazioni di una realtà ingannatrice.
Vale naturalmente anche per certi esponenti della Chiesa, che poco tempo fa volevano proibire l’uso di una basilica napoletana a una esibizione di Patti Smith. Quanto accaduto è solo un altro dei segni dei tempi che questo papa sta lasciando fiorire, la cultura dell’incontro, della misericordia, dell’amore all’umano, capace di portare in Italia dodici famiglie musulmane bisognose di accoglienza senza guardare che timbro avessero sul colletto, scandalizzando i difensori di una ortodossia religiosa fatta di sepolcri imbiancati.

C’è una consonanza profonda che The Edge ha evocato scegliendo di chiudere con il brano di Cohen, che si intitola “Sia fatta la Tua volontà”, sorta di Padre Nostro di un uomo che dichiara la propria piccolezza e finitezza davanti al Mistero che lo ha incalzato per tutta la vita invocando pietà. Misericordia. The Edge non è un cattolico praticante, per quanto ne sappiamo, è un irlandese in cerca della strada verso casa, per quelle “strade che non hanno più un nome”, where the streets have no name, mentre Cohen è un ebreo ortodosso. Quello che è avvenuto nella Cappella Sistina in quella mezz’oretta scarsa è stato un incontro tra il cuore dell’uomo che desidera Dio e Dio che anela al cuore dell’uomo, al di là di steccati e di forzature ideologiche. Niente di più e niente di meno. Per questo, un evento straordinario che rimane scolpito tra i dipinti inquietanti di Michelangelo e il cui eco è destinato a rimanere fra quelle mura antiche, dove si percepiscono i cancelli del Paradiso.