Seratona ad alto contenuto teologico ieri sera al talent show The Voice. E’ successo che la coach Dolcenera ha avuto da ridire sulla (bella, cosa che a questi talent show è un “talento” che fa solo bene per la vittoria finale, più della bravura) concorrente Giuliana Ferraz. Dopo la sua esibizione infatti Giuliana ha sottolineato quanto Dolcenera, secondo lei, ce l’ha con lei perché quando si è presentata ha insistito sul fatto che la sua voce è un dono di Dio. Apriti cielo o magari apriti Mar Rosso, tanto per rimanere in campo biblico. Dolcenera ha perso la pazienza e le ha spiegato invero un po’ scocciata che lei, da credente quale è, ritiene che nella religione cristiana il dono non è un talento, ma invece la sofferenza. Oddio, concetto tutto da discutere. Dio non dà la sofferenza, mai, a nessuno. Il dono, ha detto ancora, è “non avere, beati gli ultimi perché saranno i primi”. Anche qui ci sarebbe da discutere. Si è aperto un dibattito. C’è chi ha detto che di religione su quel palco in passato si era parlato già abbastanza, riferendosi senza nominarla alla suorina vincitrice del talent, che di prediche ne aveva fatte tante, poi sparita dalla scena quando il suo disco ha venduto circa tre o quattro copie. Qualcun altro ha detto che Dolcenera accusa la concorrente di usare la religione per farsi pubblicità (di questi tempi quando in Chiesa non ci va quasi più nessuno?). Dolcenera ha insistito: nel pensiero cattolico si dice che il dono non è un talento perché Dio ha un talento per tutti. A questo punto Giuliana Ferraz ha ribadito che Dio dà un dono diverso a ognuno, ho detto solo quello che avevo nel cuore.



Lasciando a qualche teologo o sacerdote il piacere di intervenire su questa discussione teologica, di Dolcenera ci è piaciuta una cosa che ha detto: “Non sbandierare il tuo credo, ma trova il modo di esprimerlo con il tuo canto, la tua interiorità, immergendoti dentro di te, lasciandolo uscire”.

E’ vero ed è molto bello, questo. Spesso e volentieri cattolici, preti e quanti altri si esaltano se in una canzone (o in una poesia) si dice dieci volte la parola “Gesù” anche se la canzone o il cantante non esprimono nulla e fanno anche abbastanza pena (il caso della suorina…). Una canzone può invece testimoniare Dio anche se non viene mai nominato e nessuno sa se quel cantante va alla messa domenicale. Si chiama senso religioso e appartiene a tutti, chi più consapevole chi meno. La storia della canzone è piena di interpretazioni che scorticano anima e cuore e rimandano al Mistero di Dio, ma Gesù non viene citato e del cantante nessuno sa se crede o no.



Dolcenera magari poteva evitare di fare la lezione teologica, anche perché nella religione cristiana che lei a sua volta ha sbandierato, c’è differenza fra talento e dono di Dio. Un talento è il risultato di addestramento o di capacità innate geneticamente, mentre i doni spirituali risultano dal potere dello Spirito Santo. Chiunque potenzialmente può avere un talento, che sia cristiano o non, mentre i doni spirituali sono solo per i cristiani. Sia talenti e doni spirituali vanno usati per la gloria di Dio e per il servizio del prossimo, ma i doni spirituali sono esclusivamente dedicati a questo scopo, mentre i talenti possono essere anche usati per scopi non-spirituali. Amen?



(Paolo Vites)