Così fan tutte venne presentato al Burgtheater di Vienna il 26 gennaio 1790 (quando il compositore era già molto malato). Il lavoro era poco considerata dal librettista Lorenzo Da Ponte  (che neanche lo menzionò nella propria autobiografia). E ’stato detestato per tutto l’Ottocento in quanto considerato, secondo Edward Dent, «di insopportabile stupidità», adattato a commedia spagnola (in tedesco) a Dresda all’inizio del Novecento nel tentativo di riproporlo e diventato, negli ultimi sessanta anni, uno dei lavori di Mozart più rappresentati. Richiede solo sei cantanti, un piccolo coro, un organico orchestrale modesto.



L’opera è stata ambientata nei contesti più diversi: da terme romane prima dell’eruzione del Vesuvio a Pompei (Roma, teatro dell’Opera), a giardini cinesi e persiani (due differenti edizioni a Aix-en-Provence), dalla contemporaneità stile Armani (vari teatri); la Francia prerivoluzionaria del Marchese de Sade (Bologna); graziosa oleografia partenopea, come vista da turisti (Metropolitan); un loft di restauratori di quadri settecenteschi (Berlino); una spiaggia (Parma). E via discorrendo. Funziona quasi sempre anche se a mio avviso la produzione di Così fan tutte ovvero La scola degli amanti di Wolfang Amadeus Mozart più affascinante è quella che nel 2005 ha segnato il ritorno alla regia lirica, dopo dieci anni, di Patrice Chéreau, in compagnia di Richard Peduzzi (suo scenografo abi tuale ed allora direttore dell’Istituto Francese di Cultura a villa Medici di Roma), di Daniel Harding e di in un cast di giovani, in cui l’allora sessantaquattrenne Ruggero Raimondi affrontava il ruolo di Don Alfonso da lui raramente interpretato in oltre quarant’anni di carriera, l’altra «anziana» Barbara Bonney interpretava quello della servetta quindicenne Despina.  Lo spettacolo ha debuttato a Aix-en-Provence nel 2005, nel 2006-2007 si è visto a Parigi, Vienna, New York, Baden-Baden ed altre città.



L’intreccio è noto. Su invito del loro precettore, per l’appunto Don Alfonso, due bei giovani napoletani fidanzati a due belle sorelle ferraresi, le mettono alla prova travestendosi da ricchi albanesi e corteggiando l’uno la ragazza dell’altro; hanno successo (tanto più che Despina invita le fanciulle a «fare all’amore come assassine») sino ad un doppio matrimonio: ciascuno con la fidanzata iniziale che ha tradito e di cui sa di essere stato tradito con il suo migliore amico. La principale difficoltà di realizzazione (sia scenica sia musicale) di Così consiste nel fatto che mentre la prima parte è brillante ed ironica, la seconda è un’amara riflessione in cui ciascuno è, al tempo stesso, infedele e geloso. L’idea di fondo di Chéreau è quella di porre l’accento sul sottile ricamo di finzioni sin dalla prima battuta. L’intreccio si svolge sul palcoscenico nudo di un teatro – è in effetti, quello del teatro Valle a Roma – quasi a voler accennare al teatro-nel-teatro (finzione per eccellenza), senza, però, svelarlo a pieno. Alla «scuola degli amanti» si apprende che l’amore è libertà, ma che proprio in quanto libertà non può non comportare dolore ed inganno. Chéreau ha chiesto, ed ottenuto, otto settimane di prove (un record per l’opera lirica) prima del debutto e ha ritoccato ancora lo spettacolo tra una replica e l’altra. Harding ha assecondato questa chiave di lettura guidando la Mahler Chamber Orchestra in modo che si vada con grande dolcezza (e senza quasi avvertirne il passaggio) dai recitativi, alle arie, ai duetti, ai terzetti, ai quartetti ed ai concertati.



C’è, come in Le nozze di Figaro, asimmetria: Don Alfonso e Despina «sanno» più delle due coppie e sono, quindi, in grado di condurre il gioco. Il punto centrale, però, è che il «gioco» di ciascun componente del quartetto delle due coppie è multiplo: su un tavolo giocano la «reputazione» (di essere fedeli al fidanzato/a) su un altro l’«abilità» (di sedurre/essere sedotti dal fidanzato/a del miglior amico/a).L’esito: un equilibrio dinamico alla Nash, quindi sempre instabile. Come quello del complesso finale – oltre venti minuti, articolati in varie sezioni (un allegro assai di apertura, un vivace, un andante, un quartetto larghetto, un nuovo allegro ed un vivace sestetto). L’epistolario ci dice poco sull’effettiva comprensione da parte dei due autori di ciò che nascondesse il «dramma giocoso», scritto e composto guardando al botteghino. Da Ponte era molto attivo alla ricerca di donne, ai tavoli da gioco d’azzardo e a sfuggire i creditori.

Questa lunga premessa è necessaria per chiedersi se Così fan tutte può essere presentato in versione da concerto ed in un vasto auditorio per circa 3000 spettatori  come ha fatto l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ho i miei dubbi tanto più che per tener conto delle dimensioni della sala sono stati raddoppiati tanto l’organico orchestrale quanto il coro. Il delicato gioco di ambiguità ed eros in una commedia amara ed essenzialmente moralistica si perde nella vastità degli spazi. Durante il suo lungo soggiorno romano all’inizio di questo secolo, Chéreau, che di teatro d’opera se ne intendeva, avrebbe voluto mettere ‘il dramma giocoso’ in scena al Teatro Valle. Non potendolo fare, ha messo il Teatro Valle sulla scena della produzione che ha girato mezzo mondo.

Il secondo punto è che direttori d’orchestra mozartiani si nasce non si diventa. Lo sa bene Riccardo Muti il cui cofanetto di CD con la trilogia Da Ponte – Mozart è sempre stato piuttosto in basso nelle classifiche delle vendite. E’ stato chiamato a concertate  Semyon Bychkov, eccelso nel repertorio verdiano , oltre in quello russo, ma non so quanto  avvezzo a quello mozartiano. Bychkov dirigerà l’opera in versione scenica alla Royal Opera House , con alcuni elementi del cast. Ha concertato con un piglio vigoroso, perdendo la lieve ambiguità mozartiana. Mi auguro che a Londra vada meglio.

Più che una versione per concerto è stata presentata una mise en éspace con alcuni tagli nei recitativi. I sei cantanti vestono in frac and abiti da sera ma (soprattutto il gruppo maschile) recitano con grande spigliatezza ed efficacia (anche senza una regia vera e propria).

Di livello il cast, ma il gruppo maschile decisamente superiore a quello femminile. Markus Werba e Pietro Spagnoli sono vecchie volpi di Così fan tutte ed hanno sempre dato prestazioni di altissimo livello. Meritatissimi i lunghi applausi avuti da Paolo Fanale , il quale ha cantato con vera maestria l’aria Quell’aura amorosa passando con destrezza dalla mezza voce, al legato ed all’acuto. Nel gruppo femminile spicca  il mezzosoprano Angela Brower  ( Dorabella), ruolo che le ha portato il prestigioso Munich Festival Prize e che canterà tra poche settimane a Salisburgo. Promettente Sabina Puértolas (Depina) vincitrice tra gli altri del concorso Operalia. Corinne Winters  (Fiordiligi) sembra più adatta a ruoli più spessi (ha avuto successo come Mélisande e in opere di Puccini) piuttosto che in quelli mozartiani. Il suo Come  scoglio ricordava Tosca. Tutte e tre dovrebbero migliorare la dizione.