Adesso di quel magico terzetto che inventò il rock’n’roll, quel pomeriggio del 5 luglio 1954 negli studi della Sun Record di Memphis negli Stati Uniti non è rimasto vivo più nessuno. Quel giorno si trattava di una semplice audizione di prova per tre sconosciuti: il cantante, un ragazzone belloccio, non riusciva a trovare la strada giusta per esprimersi. Il proprietario dello studio. Sam Phillips, un intraprendente bianco che aveva detto una volta “se solo trovassi un bianco che canta come un nero farei un milione di dollari” aveva intravisto nella sua voce doti speciali ma non sapeva verso che tipo di musica indirizzalo. Dopo molte prove sfortunate partì un vecchio brano country blues, That’s All Right Mama e Sam Phillips capì che aveva trovato quell’uomo: Elvis Presley. Insieme a lui quel giorno in studio un chitarrista esperto, Scotty Moore, e un bassista, Bill Black. La batteria allora la usavano solo i neri per il blues e il R&B. I bianchi facevano country. Fu proprio quel chitarrista a dare potenza e vigore al brano: era nato il rock’n’roll, musica nera suonata dai bianchi. Scotty Moore è morto oggi a 84 anni, da tempo era malato. Bill Black era morto già nel lontano 1965 ed Elvis come tutti sappiamo è morto nel 1977. Si chiude per sempre la storia fantastica di quel periodo storico, quello più eccitante della musica rock, in cui giovani bianchi che sognavano che la vita potesse “diventare per sempre un sabato sera di festa” inventarono una miscela formidabile e innovativa. Scotty Moore fu estromesso insieme a Bill Black e al batterista DJ Fontana – che si sarebbe unito poco dopo al trio formando i Blue Boys – quando Elvis dalla piccola Sun passò alla potente RCA dove venne obbligato a usare musicisti più colti e preparati. L’ultima volta che furono di nuovo quel magico terzetto insieme fu nel 1968, quando Elvis registrò la sua più grande performance dal vivo di sempre, uno speciale televisivo intitolato “Come Back”, il ritorno, dopo che per anni si era limitato a fare insulsi filmetti hollywoodiani. Insieme i tre fecero faville come ai vecchi tempi. Ma Scotty Moore aveva inciso ancora con Presley per alcune colonne sonore di questi film. 



Lo stile chitarristi di Scotty Moore tra il jazz, il country e il blues ha influenzato tutti i più grandi chitarristi rock da Keith Richards in giù. 

Nel 1997 lui e DJ Fontana si ritrovarono per incidere un splendido disco, All the king’s men, che radunava nomi come Richards, Jeff Beck, Ron Wood e tanti altri, “tutti gli uomini del re”. In quell’occasione un ancor giovane cronista, colui chi sta scrivendo queste righe, ebbe l’occasione, con grandissima emozione, di intervistarlo. Un autentico gentleman del vecchio sud, Scotty Moore mi raccontò storie bellissime di quei giorni in cui i giganti camminavano sulla terra e di come suonare con Elvis fosse una gioia. Non si dimostrò mai amareggiato per essere stato allontanato da  lui, anche se, ammise, “quando suonavamo insieme noi tre eravamo i migliori”. Aveva ragione. Alla fine gli chiesi che ricordo aveva di Presley: “E’ sempre stato il mio fratellino minore” disse “gli ho voluto e gli vorrò sempre bene”.



Il re ha lasciato l’edificio, e così anche tutti gli uomini del re.

(Paolo Vites) 

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