“Da dove viene il nome Mudcrutch? In realtà non me lo ricordo più bene. Mi viene solo in mente che quello era il periodo dei nomi psichedelici come Chocolate Watchband oppure Strawberry Alarm Clock. Insomma cose che non avevano molto senso. Qualcuno deve aver tirato fuori quel nome una notte e tutti abbiamo pensato che fosse una parola divertente e siamo rimasti con quel nome”. Questa è la risposta data a Paul Zollo da Tom Petty e riportata nel libro intervista “Conversations with Tom Petty” del 2005.
Divertimento, passione ma anche tanta improvvisazione e spensieratezza… nati da un’amicizia e con il “tentativo” di Tom Petty alla voce nell’attesa che si trovasse un cantante vero, i Mudcrutch muovono i primi passi in Florida dove fin da subito raggiungono una buona popolarità e un’ottima reputazione con esibizioni davanti a migliaia di persone nella loro roccaforte Gainesville.
Petty & Co. sulle tracce dei loro beniamini The Byrds, The Beach Boys, Buffalo Springfield e The Flying Burrito Brothers, si spostano in California alla ricerca di una consacrazione, passo affrontato con maggiore fortuna anche dai loro concittadini Bearnie Leadon (fratello del Mudcrutch Tom) e Don Felder i quali troveranno ben presto la fama con gli Eagles (…fucking Eagles Man!).
Del perché i Mudcrutch non abbiano raggiunto il meritato successo nel pieno dei loro anni è difficile da spiegare ma c’è da considerare che al tempo i ragazzi della band frequentavano ancora l’High School. Quindi tanta inesperienza e un forse un pizzico di sfortuna avranno certamente pesato. Tom Petty in realtà, con metà dei Mudcrutch, ovvero Mike Campbell e Benmont Tench, si rifarà con gli interessi poco tempo dopo con gli Heartbreakers. L’unica certezza? Tom Petty alla voce!
Di fatto i Mudcrutch non arrivarono mai ad incidere un album intero ma solo a registrare il singolo Depot Street. Qualche traccia ulteriore verrà pubblicata a posteriori nel box set Playback ma solo nel 1995 con Tom Petty già ampiamente affermato. I Mudcrutch pertanto per oltre trent’anni sono stati archiviati come la band giovanile di Petty o come la prima evoluzione di quello che sarebbero diventati gli Heartbreakers. Questo almeno fino al 2008 anno in cui a sorpresa è avvenuta la reunion della band e ha visto la luce finalmente il primo album dei Mudcrutch… intitolato Mudcrutch a cui è seguito a breve distanza l’EP Extended Play Live estratto dal breve tour dei club californiani che hanno accompagnato la ricostituzione della band.
Nel 2016 per la terza volta i Mudcrutch si sono rimessi in pista: liberi dall’esito e senza alcuna particolare ansia da prestazione, in dieci giorni di registrazione nello studio degli Heartbreakers, i Mudcrutch, con la consueta fantasia nella scelta dei nomi, hanno prodotto “2”… per l’appunto il secondo album della band pubblicato in queste settimane.
Il suono del disco risulta spensierato, più slegato ed eterogeneo per stile e genere rispetto al precedente disco dei Mudcrutch nonostante in questo album non siano incluse cover. E poi soprattutto è molto lontano dalle sonorità cupe dell’ultimo lavoro di Petty con gli Heartbreakers, Hypnotic Eye del 2014. Per “2” tutti i membri della band, nel pieno spirito di gruppo, hanno prestato la loro voce e hanno contribuito alla stesura dei testi di una canzone. Tom Petty ha poi completato il lavoro nei restanti sette brani e per tutte le canzoni, come ha sempre fatto con i Mudcrutch, ha lasciato la chitarra per imbracciare il basso: “Mi piace un sacco suonare il basso, il basso serve sul serio a guidare la band, ho molto più potere così rispetto a quello che ho di solito”.
Nel brano Country-Rock Trailer, primo singolo uscito in occasione del Record Store Day, Petty ricorda il periodo dell’High School, gli amori e i primi concerti: “We use to dance to Lynyrd Skynyrd” perché nei primi anni settanta i Mudcrutch facevano spesso le serate con la rock band dell’Alabama emblema dell’orgoglio sudista.Con I forgive it all invece, per quanto solitamente si tenda a ricordare solo le cose belle, Tom Petty sente a distanza di anni la necessità di riconciliarsi con il passato: “…The hurt, I forgive it all”. Una canzone intima e toccante, tra le più belle dall’album.
Welcome to Hell del tastierista Benmont Tench è un rockabilly pianistico tirato in stile Jerry Lee Lewis; The Other Side of the Mountain del chitarrista Tom Leadon invece è un bluegrass con il banjo in evidenza. Il chitarrista Mike Campbell è alla voce di Victim of Circumstance mentre il batterista Randall Marsh firma Beautiful World. Altri brani degni di nota Dreams of Flying in stile Heartbreakers e la pischedelica Hungry no more.
Ora la vera sorpresa sarebbe non tanto di ascoltare Mudcrutch 3 (ormai un po’ ce lo aspettiamo anche) quanto piuttosto di rivedere Tom Petty in Italia. L’ultima volta è avvenuto nel 2012 a Lucca con gli Heartbreakers in cui ha salutato il pubblico con un “Ci rivediamo presto” che faceva ben sperare. L’unico altro precedente nel nostro Paese però risale a 30 anni fa come supporter e backing band di Bob Dylan. In che veste si possa presentare Tom Petty in Italia la prossima volta, che sia con i Mudcrutch, con gli Heartbreakers o con la band dell’asilo non importa, purché torni presto.
Magari con Steve Ferrone alla batteria, un turnista d’eccezione che si è prestato spesso al servizio degli Heartbreakers ma anche di molti artisti italiani tra cui i Pooh… per il futuro non dovrebbe esserci più questo “rischio”… per “L’ultima notte insieme” fortunatamente è tornato Stefano D’Orazio alla batteria…