I grandi appuntamenti continuano al Festival Tener-a-mente di Gardone Riviera, un festival ormai annoverato tra i più importanti in Europa. Sarà la magia di questo luogo oppure le onde del lago di Garda. O forse lo spirito di D’Annunzio che aleggia ancora in questa dimora e rende la musica ed i suoi protagonisti speciali ed unici.



Certo non ci sono dubbi quando parliamo di Pat Metheny, chitarrista jazz statunitense tra i più famosi e apprezzati in attività con venti Grammy vinti e più di venti milioni di dischi venduti, di cui tre dischi d’oro. Già ospite di Tener-a-mente nel 2012 e nel 2014, con il suo carisma fa sognare. Ma con Ron Carter il tutto si trasforma in magia. Carter, del resto, è una vera e propria icona del contrabbasso jazz. Dal 1963 al 1968 è membro del quintetto di Miles Davis, in quella che viene considerata la più grande sezione ritmica della storia insieme a Herbie Hancock e Tony Williams.



Pat Metheny e Ron Carter sono lo show-evento di quest’estate che ha visto al Vittoriale la prima nazionale del tour che l’inedito duo sta portando in scena sui palcoscenici più importanti del mondo. Pilastri della scena jazz mondiale, hanno condiviso il palcoscenico una sola volta, al Detroit Jazz Festival dello scorso settembre, esibendosi in un entusiasmante duo acclamato dalla critica. Il successo trionfale del debutto ha convinto i due leggendari musicisti a dar seguito al progetto, con una tournée vera e propria in tutto il mondo.

“Il Vittoriale è il posto più bello al mondo, il posto nel quale mi piace di più suonare”: e se lo dice Pat Metheny ci dobbiamo solo fidare. Ascoltare Pat Metheny con Ron Carter non ha prezzo. A loro modo pezzi della storia della musica, ognuno in tempi e modi diversi ma simili. Due vite che si sono intrecciate solo in questo nuovo secolo. “Il primo LP di musica che acquistai fu Four and More del quintetto di Miles Davis in cui Ron suonava il basso. Dopo il primo ascolto, decisi che avrei fatto il musicista. Ora sarà al mio fianco. Ron è sempre stato un eroe per me. Sono emozionato”



Sul palco emozione e gioco si vedono e si sentono. Vedere questi due grandi musicisti che si divertono come bambini con i loro strumenti è impagabile. Quello che suonano e ci regalano e unico ed indimenticabile. Solo loro sul palco. Solo loro con il pubblico. Solo loro e la loro musica a riempire tutto ciò che ci circonda. Solo noi insieme con loro a viverla. Noi fan, noi spettatori di questo momento ormai già storia. 

Un lungo concerto che ha avuto i suoi punti di forza nei lirici assoli di Metheny, lucidi e determinati, in cui la sua tipica sonorità è stata esaltata dalla consueta, possente eleganza di Ron Carter tra il blues e il funk. Un repertorio entusiasmante, in parte originale con brani come Phase Dance e Better Days Ahead ed in parte basato su magistrali arrangiamenti di brani della tradizione come My Funny Valentine, Eighty One, Question and Answer, Down Here on the Ground e Manha de Carnaval, intessuti della trama di un dialogo senza fine e provocatorio tra Pat e Ron. Ad arricchire il tutto, per questa occasione molto speciale, il giovane pianista britannico Gwilym Simcock. 

“Gwilym è uno dei pochi musicisti al mondo con cui sento che potrei suonare qualsiasi cosa” ci dice Pat Metheny. Cantaloupe Island nel finale di concerto n’è la prova. Una sinergia perfetta tra Pat, Ron e Gwilym. Tra passato, presente e futuro! “Ci sarà da stupirsi se alla fine non resisteremo alla tentazione di suonare a lungo“ ci aveva dichiarato Pat Metheny durante il sound-check. Un vero e proprio concerto di quasi due ore per i tecnici e lo staff del Vittoriale. Un vero regalo al padrone di casa D’Annuncio ed alla sua magica dimora e che solo in pochi potranno raccontare.