Se mi si chiedesse quale è il festival italiano più originale dell’estate, non avrei esitazione a rispondere: The Chigiana International Festival and Summer Academy 2016 che si dipana dall’8 luglio al 31 agosto, intercalando i classici del settecento e dell’ottocento  con musica moderna e contemporanea ed anche jazz. In questo formato è alla seconda edizione; commentammo su Il Sussidiario del 21 luglio 2015.  



Dal 1932 si tengono durante l’estate corsi di perfezionamento nelle varie discipline musicali (nel 1928 c’era stato un festival di musica contemporanea). Da decenni a Siena si teneva un festival di una settimana (chiamato La Settimana Chigiana) in cui grandi artisti (specialmente di cameristica ma anche di sinfonica e qualche spettacolo di lirica) presentavano lavori, spesso inediti, in coincidenza con i corsi estivi dell’Accademia Chigiana. 



Per il secondo anno, concerti degli allievi dell’Accademia (tutti selezionati con grande rigore) e dei loro docenti vengono incorporati in prime italiane ove non mondiali di musica contemporanea ed anche jazz. Nel 2015, il festival era stato organizzato nell’arco di poche settimane e si poteva avvertire un po’ d’improvvisazione. Quest’anno, invece, la preparazione è durata diversi mesi.  Nei  circa cinquanta appuntamenti  si incontrano sia alcuni dei maggiori nomi della musica contemporanea internazionale sia i grandi classici eseguiti da giovani che promettono di diventare i migliori musicisti del futuro. 



Le cinquanta serata non sono un’insalata russa di saggi di fine corso e di spettacoli colti perché gli artisti erano nei paraggi o comunque in Italia. Ruotano, invece, attorno ad un unico tema ‘Space in Sound-Spazio nel Suono’. E’ un festival in cui su questo tema convergono generi e stili differenti sia di oggi (Ben Frost, Gérard Grisey, Karlheinz Stockhausen, Giacinto Scelzi e György Kurtág, a cui in occasione del novantesimo compleanno vengono dedicati tre concerti e numerosi richiami negli altri) sia della grande tradizione classica (Beethoven, Mozart, Schubert, Brahms) sia facendo ricorso al jazz, con due musicisti impareggiabili quali David Krakauer e Avishai Cohen. Il richiamo a Wagner è evidente: all’ultima strofa del primo atto di Parsifal quando, parlando della terra del Graal, Gurnemanz dice al giovane ed innocente protagonista Vedi , figlio mio, qui il tempo diventa spazio. Il percorso della Chigiana International Summer Academy 2016 non, però, un sentiero religioso in senso stretto ma un cammino attraverso varie epoche e vari generi musicali con un tema unificante.

Ad un festival di questa ampiezza e di questo spessore, il vostro chroniqueur ha avuto modo di assistere unicamente ad alcune serate. La prima , nel Teatro dei Rinnovati, dedicata all’unica esecuzione in Italia di un successo internazionale: Music for Solaris di Ben Frost e Daniel Bjarnason (con video a cura di Brian Eno e Nick Roberstson), eseguita dall’Orchestra della Toscana diretta da Daniel Bjarnason.: Chi ricorda il film di Tarkovskij (apparentemente di fantascienza ma con una profonda sostanza filosofica) sa che l’argomento centrale  (nella versione cinematografica accompagnato da musica di Bach) è il rapporto tra spazio e tempo. Ben Frost e Daniel Bjarnason partono dal film per un concerto (con immagini) di circa un’ora in undici brevi episodi in cui l’orchestra si fonde con una chitarra elettronica ed un piano preparato per dare una lettura esclusivamente musicale al film di Tarkovskij (ed ak romanzo di Stanislaw Lem da cui venne tratto) coniugando il minimalismo di Philip Glass (nelle sezioni iniziali e finali) con la musica melodica del Novecento ‘storico’. In breve, un’esperienza di grande impatto con musica fruibile dal grande pubblico.

Per specialisti, invece, il primo dei concerti dedicati a György Kurtág al Teatro dei Rozzi. Trovare  La prima parte è composta da un’antologia di suoi lavori (ciascuno molto breve e per uno strumento solo). La seconda dedicata alla prima italiana di un trio per clarinetto e violoncello  (Schattenspiel,Teatro di Ombre) di Lásló Tihanyi. L’aspetto più interessante è come la scuola salti a piè paro barocco, classicismo, romanticismo ed anche dodecafonia per riallacciarsi alla musica medievale e rinascimentale. Come face ad esempio Gianfrancesco Malipiero nell’Italia degli anni trenta.

 Infine, la prima versione originale integrale di Trovare un equilibrio è necessario per flauto in sol e quartetto d‘archi, inserita dal Quartetto Prometeo, con l’aggiunta di Matteo Cesari al flauto , nella Chiesa di Sant’Agostino, tra studi per quartetto d’archi di Scarlatti (rielaborati da Sciarrino) ed  un quartetto di Beethoven. Una vera gioia per le orecchie e la vera prova che in musica, anche il classico è contemporaneo.