Per farsi un’idea dell’importanza di un’artista talentuosa e “invisibile” come Agnese Valle, basta risettare uno storico duetto canoro del glorioso varietà d’antan. L’incontro tra Mia Martini e Gabriella Ferri su uno dei mitici e remoti palchi televisivi dello spettacolo in bianco e nero. Lì dove si consumavano momenti irripetibili tra stornelli frizzanti o carezzevoli, e tra nostalgia e tenerezze si svelava tutta d’un fiato la musica popolare che diede linfa e lustro alla grande canzone melodica italiana degli anni 70. Un’attenta rivisitazione riporta in primo piano la grandezza di quel patrimonio e la sua imprescindibilità per affrontare ancora oggi un percorso originale di canzone pop d’autore.
La romana Valle – ultima e forse migliore delle tre proposte italiane della musica al femminile di questo scorcio d’estate – raccoglie la sfida imprimendo la propria cifra personale su un’eredità tanto alta quanto ingombrante.
Reduce dal bell’esordio di due anni orsono con “Anche Oggi Piove Forte …” (recensione e intervista), sulla scia dell’esperienza maturata tra orchestra popolare e lasciti degregoriani, con “Allenamento al Buonumore” la cantautrice clarinettista fa un passo oltre esplorando tanto l’essenza popolare del pop quanto i risvolti pop di certa canzone folk. Il risultato è un contributo di spessore a quell’ipotetico movimento delle “canzoni come una volta” che ha conosciuto nel 2013 un bellissimo precedente con il disco d’esordio di un’altra talentuosa invisibile come la ligure Corinne Vigo. Due modalità diverse ma ugualmente affascinanti di rivitalizzare la grande canzone italiana nel presente.
Il tessuto musicale si avvale della mutua coesione di apporti espressi dalle più disparate estrazioni. Il rock del chitarrista Marco Cataldi, il jazz della batterista Cecilia Sanchietti, la flessibilità metodica del bassista/contrabbassista Stefano Napoli, rivestono di fragranze ritmiche e arrangiamenti spigliati canzoni di grande presa ricolme di trovate e linee melodiche.
Temperatura di fusione accerchiante e attendista come una dichiarazione d’intenti sottotraccia, funge da esca per due episodi che scattano afferrando la mente con la presa di certe melodie memorabili del passato. Il piglio d’autore di Rosso ne rappresenta una sorta di manifesto artistico, Venerdì il lato giocoso quasi da tormentone, entrambe con la forza unica di spunti e soluzioni che solcano il quotidiano tra spensieratezza e ironia. Alla verve della title track Allenamento al buonumore spetta di chiudere il cerchio.
Nell’altra sezione il quotidiano ne esce marcato stretto con l’espressività semplice ma profonda della riflessione personale di vita. Come nella pastiche di differenti impronte artistiche di Cambia il vento. Le colorazioni folk del clarinetto che disegna il tema attingono dal lirismo di un Branduardi, mentre i limpidi flussi vocali riportano in maniera velata e sotterranea a certe pagine d’autore tra Goggi e Ferri.
Un pathos che raggiunge l’apice con la successiva L’altra metà, ritratto di un‘umanità ferita in cerca di redenzione per una musica che si nutre di cadenze acustiche post-melò e coretti da saga popolare. Un senso di intima partecipazione che scalda – su un piano più personale e autobiografico – anche il commiato di una Non addormentarti.
E tra una E resto qui che concede un dignitoso alleggerimento e il bell’omaggio all’Ivan Graziani di Maledette malelingue (che riporta al tribute show “Agnese canta Agnese”), Quella con il vestito bianco va a prendersi un posto tra i momenti migliori del disco giocando quasi da media inglese tra i suoi due umori prevalenti. Un lieve sentore nostalgico, un bailamme di ritmi allegri e melodie solari, fino ad uno schizzo di folk jam, assaggio delle qualità di questa artista e del suo splendido ensemble nella dimensione live di eventi e locali.