Ha senso parlare di vintage, oggi che di stili musicali, innovativi o meno, non ne esistono più? Può un genere musicale apparire datato? Se eseguito male senz’altro e la colpa più grande della musica contemporanea è proprio questa: copiaincollare dal patrimonio immenso di dischi del passato senza avere le radici musicali che ne facciano un prodotto originale.



Emma Tricca e Jason McNiff le radici le hanno, non fosse altro per aver mosso i loro primi passi sostenuti da due giganti della musica folk inglese come Bert Jansch per McNiff, John Renbourn per Tricca. Oggi la cantautrice italiana residente a Londra ha alle spalle due dischi bellissimi (“Minor White” e “Relic”), Jason McNiff ben sei. Una amicizia musicale la loro consolidata da tempo e che adesso trova espressione in questo ep di soli sei brani, un’operazione molto vintage, in cui i due cantano uno i brani dell’altra e poi si uniscono insieme. Vintage anche questo: “Abbiamo voluto fare un’operazione alla vecchia maniera quando quello che era importante era la canzone” spiega Emma. Già, avercene di canzoni come ne hanno loro due.



Il risultato è straordinariamente intenso: prodotto da Tommaso Colliva (Calibro 35) con tocchi minimali eleganti che danno luce e riverbero alle belle voci dei due e al loro brillante fingerpicking, “Southern Star” è un gioiello da gustare a fondo.

Simon and Garfunkel, ma soprattutto Richard & Mimi Fariña sono gli inevitabili paragoni che vengono in mente, soprattutto per il perfetto compenetrarsi delle voci fra loro, e per quel suono di chitarra così autorevole e immaginifico: a differenza del passato, questa volta i due guardano infatti più alle strade del Greenwich Village (non a caso un brano si intitola New York) che a quelle di Soho a Londra. Due brani erano già apparsi nel disco di debutto di Tricca, le splendide Middle Town e Paris Rain, ma anche qui, essendo i due molto vintage (il senso di questa parola lo avete capito, no?) un brano già inciso trova nuova vita e nuove emozioni. La title track, scritta da Emma, vede i due incrociare chitarre e voci in modo altamente emozionale con una freschezza sonica unica. La stessa magia avviene nell’altro duetto, la già citata Paris Rain



La cantante italiana supera se stessa in New York, bellissima canzone sospesa nel tempo, dimostrando, se possibile, una ancor più accresciuta capacità vocale, così come con Hills of Rome, brano di folk scintillante che a tratti ricorda Song to Woody che a sua volta ricordava…

E’ un “circle game” quello che giocano qua i due, con la delicatezza e la maestria che ben pochi oggi in ambito acustico sanno permettersi e che si conclude con Southbound Train, un pezzo bluesy che avrebbe fatto la gioia di Jansch e Renbourn (il disco esce il 9 settembre ma è già disponibile sulla piattaforma online del distributore italiano, Goodfellas). In attesa del nuovo lavoro di Emma Tricca programmato in uscita nel 2017 e che sembra ci porterà grandi sorprese.