Grande attesa a Roma per il debutto il 21 gennaio nell’enorme Sala Santa Cecilia (circa 3000 posti) di Apokàlypsis di Marcello Panni (autore anche del libretto). E’ il frutto della collaborazione tra il musicista ed il Card. Gianfranco Ravasi, il quale sarà anche sul palco nella veste di ‘introduttore’ e ‘commentatore’ . 



Non è un lavoro nuovo. E’ stato presentato la prima volta a Spoleto nell’ambito del Festival dei Due Mondi nel 2009. Successivamente si è visto  a Milano, in Francia, in Svizzera ed altrove. 

Panni è notissimo come direttore d’orchestra in Italia ed all’estero  dove ha diretto, oltre alle opere di repertorio, numerosi lavori contemporanei di teatro in musica. Lui stesso ha composto diverse opere liriche (scrivendone spesso anche il libretto).



Alcune hanno un forte carattere filosofico come The Banquet, tratto dal ‘Simposio’ di Platone e visto ed ascoltato alcuni anni fa al Teatro dell’Opera di Roma, e Hanjo che abbiamo recensito il 23 novembre 2016. Tra i suoi lavori di musica sacra, ricordiamo Missa Brevis composta per la Cattedrale di Nizza, il mottetto Laudate Dominum per il Duomo di Milano e per l’appunto Apokàlypsis. Lo abbiamo intervistato.

Il 21 gennaio debutta a Roma l’oratorio moderno Apokàlypsis. Ce ne vuole illustrare i contenuti?

Più che un oratorio ‘Apokàlypsis ‘ è una sacra rappresentazione moderna in due atti con un prologo ed un epilogo. Per fare un raffronto, ricorda ‘Jedermann’ di Hugo Von Hofmannsthal  che dal 1920 viene rappresentata ogni anno per una quindicina di repliche  nella Piazza del Duomo di Salisburgo. A differenza del lavoro di Hofmannsthal, in versi ma senza musiche (in questi quasi cento anni di rappresentazioni, numerosi compositori hanno composto musiche di scena), ‘Apokàlypsis’ è in primo luogo un lavoro musicale tratto dal libro ‘L’Apocalisse’ di San Giovanni.

Come ne ha tratto un libretto per un vasto lavoro con un grande organico orchestrale, attori, grandi cori?

I versetti sono stati scelti secondo le indicazioni di S.E. Cardinal Ravasi, uno dei massimi commentatori delle Sacre Scritture. Le due voci recitanti, un uomo ed una donna , recitano i versetti in italiano, alternandosi ed a volte sovrapponendosi alla musica . Il coro, invece, intona la versione in latino, ma anche in francese, inglese, tedesco e spagnolo e nel finale, in greco, lingua in cui probabilmente l’Apocalisse si è diffusa nei primi secoli del cristianesimo.

Quali aspetti dell’Apocalisse’ di Giovanni, Le sono stati di supporto per la composizione?

‘L’Apocalisse’ di Giovanni è densa di riferimenti musicali: suonano, e più volte, le sette trombe e le sette arpe, si intonano cori angelici e di Anziani, che adorano l’Agnello, ci sono i rumori naturali della tempesta, del tuono, del divampare delle fiamme,del terremoto.

Come dare corpo a questa gigantesca visione sonora?
  

Ho adottato il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica.

 

E’ un’Apocalisse tecnologica con ricorso a musica elettronica ed elettroacustica?

Sarebbe stata una lettura  banale e riduttiva. Per un testo così complesso, ho scelto una lettura austera con cui viene evocata una sacralità primitiva da rito sciamanico, con elementi di folklore latino americano innestandole su una rievocazioni di forme contrappuntistiche medievali e sulla salmizzazione gregoriana.

 

Quale è il significato più profondo?

Apokàlypsis non illustra ‘gli ultimi giorni dell’umanità – per mutuare il titolo dalla tragedia di Karl Kraus in cinque atti ed un  epilogo – ma è  piena di speranza. Non solo le voci bianche si inserisco più volte come segno di purezza, ma alla fine della prima parte Satana viene sconfitto ed in quella della seconda si entra nella Gerusalemme Celeste.