La serata del 21 gennaio è stata inaugurata la stagione 2017 del Teatro Massimo di Palermo con Macbeth di Giuseppe Verdi con la regia di Emma Dante e Gabriele Ferro sul podio. 

Enorme successo con dieci minuti di ovazioni specialmente alla regista chiamata più volte in scena. “Macbeth” è la più breve e più compatta tragedia di Shakespeare. Narra della cruenta ascesa del protagonista, istigato dalla moglie, al potere assoluto e della sua successiva caduta. Quindi, sangue e guerra, nonché follia. 



A mezza strada tra un melodramma donizettiano (la prima versione) e un dramma in musica prossimo a Don Carlo, Aida e Otello (la terza versione), senza un ruolo importante per un tenore spinto, con un soprano drammatico di  agilità il cui registro deve sfiorare quello del contralto, l’opera ha avuto nell’Ottocento un successo intenso, ma breve. Sparì dai cartelloni verso il 1880. 



Venne rilanciata da un’edizione strepitosa diretta da Vittorio Gui e successivamente dalla proposizione alla Scala il 7 dicembre 1952 con Victor De Sabata nel podio e Maria Callas protagonista. Quasi contemporaneamente Luchino Visconti ne fece una memorabile edizione al Festival dei Due Mondi a Spoleto. Macbeth è opera difficile. Nel suo epistolario, Verdi richiedeva “voci efficaci, anche se non belle”. 

Qualche anno fa a Roma.la direzione musicale è affidata a Muti; quella drammaturgica a Peter Stein. È un’edizione particolare (anche rispetto alle precedenti dirette da Muti) in quanto combina la versione dl 1856 con quella del 1847: termina con la morte del protagonista (versione 1847) non con l’inno di vittoria degli esuli scozzesi tornati in Patria (versione 1856).Questa produzione di Macbeth andrà a Torino ed alla Sferisterio che la co-producono.



In primo luogo, occorre citare però il rigore filologico dell’impostazione musicale:viene eseguita la versione che il compositore considerava «definitiva» – ossia quella del 1865 per adattare a Parigi un’opera concepita e messa in scena 12 anni prima per il Teatro alla Pergola di Firenze; include quindi, i ‘ballabili’ che Verdi fu, controvoglia, costretto a scrivere per soddisfare le prassi francesi. 

Non è un’interpolazione tra le tre versioni (1847 per Firenze, 1865 per Parigi, e 1874 per la Scala) come spesso viene offerto, ad esempio, nell’edizione presentata da Riccardo Muti a Salisburgo ed a Roma. Gabriele Ferro concerta con un nerbo meno robusto di altri, dando rilievo alle sfumature e soffermarsi sul dramma interiore dei due protagonisti: la rinuncia a un vero rapporto coniugale e ad avere figli per ottenere il potere. Ferro sottolinea  il recitar cantando (raramente impiegato in altre opere verdiane) e sprigiona  profonde sonorità orchestrali, anche grazie alla ottima acustica del Massimo palermitano.

In secondo luogo, Emma Dante ambienta la vicenda in un contesto atemporale e stilizzato non nelle nebbie del medio evo scozzese (come nello spettacolo Svoboda-Brockhaus nato a Roma nel 1995 e recentemente ripreso a Jesi, Genova e Trieste)  Micha von Hoecke –ricordiamo utilizzò il Teatro No come schema di riferimento per un allestimento di Macbeth; Wilson invece, trasportò il suo mondo bidimensionale e le sue geometrie astratte e ritmiche al Teatro Kabuki. Il rosso ed il nero, simboli del potere, sono i colori domanti con attrezzeria d’oro e corone anche esse d’oro  che caratterizzano il Palazzo Reale. Anche la battaglia finale è stilizzata, mettendo in risalto la tragedia della coppia pluriomicida per un potere effimero e su cui nulla viene costruito. 

Grande rilievo invece alle streghe, sempre incinta (a cui Lady Macbeth ha rinunciato per brama di potere) e continuamente ingravidate da fauni, Il gruppo è numerosissimo ed Emma Dante utilizza, oltre alla sua compagnia, gli allievi della scuola dei mestieri dello spettacolo del teatro Biondo di Palermo

In terzo luogo, le voci. Ammalato Luca Salsi, che avrebbe dovuto essere il protagonista, il ruolo è stato affidato a Giuseppe Altomare, il quale da un lato ha salvato lo spettacolo, ma da un altro (anche forse a ragione di nervosismo per la serata inaugurale), non è parso del livello richiesto . Il ruolo della Lady è scritto per un soprano ‘anfibio’ in grado di ascendere ad un registro altissimo ed a discendere ad uno bassissimo. Tra i soprani, eccelse Maria Callas e tra i mezzo soprano Shirley Verrett. Anna Pirozzi è un ottimo soprano drammatico e scene facilmente a registri molto bassi ma ha difficoltà con la coloratura.  Emerge il Malcolm di Pierattelli (in tenore venticinquenne di cui in futuro si parlerà molto’. Molo buono il Banquo di Marko Mimica. Di buon livello gli altri.