LE ACCUSE DELL’EX MEMBRO DELLE PUSSYCAT DOLLS

Nel momento in cui l’opinione pubblica è ancora shockata dalle continue rivelazioni che, oramai a cadenza quotidiana, arrivano sul cosiddetto Weinstein-gate, un’altra “bomba” ha scosso nelle ultime ore il mondo della musica ma in generale l’intero showbiz statunitense. Infatti, Kaya Jones, ex componente della girlband delle Pussycat Dolls (gruppo dance-pop attivo dal 2003 al 2010), ha pubblicato attraverso il proprio profilo Twitter (@KayaJones) una serie di “cinguettii” che hanno scatenato un autentico putiferio e nei quali la 33enne Chrystal Neria, vero nome dell’artista, ha confessato di essersi trovata al centro di un vero e proprio giro di prostituzione e che lei e le sue colleghe facevano solo in apparenza parte di una band. “Ecco la mia verità: non ero in un gruppo femminile” ha scritto la Jones, aggiungendo che “sì, eravamo anche famose e cantavamo” ma che, in realtà, che “quelli che ci possedevano facevano molti soldi”. Al tweet incriminato ne sono poi seguiti altri e attraverso i quali l’ex membro delle Pussycat Dolls si è ricollegata allo scandalo a luci rosse che ha coinvolto non solo il produttore cinematografico della The Weinstein Company ma anche l’intero sistema di Hollywood.



LA REPLICA DELLA COREOGRAFA DEL GRUPPO

Infatti, Kaya Jones ha spiegato che questo giro di prostituzione a cui non solo loro ma altre ragazze del mondo dello spettacolo erano coinvolte ha finito per “distruggerle a livello mentale”, tanto che secondo la 33enne cantante si sarebbero verificati anche casi di suicidi. Non solo: la Jones si chiede anche come mai nessuna di loro abbia mai denunciato questa serie di abusi e, dandosi subito dopo una risposta, prova a giustificarsi dicendo che il silenzio che molte artiste si sono autoimposte era legato a delle presunte minacce di morte o alle manco tanto velate allusioni alla fine della loro carriera musicale. Infine, ecco anche il riferimento a Hollywood: “Conosco non solo donne ma anche uomini che hanno subito molestie da parte delle “élite della industry”, lamentando però l’inerzia e la mancanza di coraggio che lei e altri hanno mostrato nel denunciare. Ad ogni modo, a stretto giro di posta sono arrivate anche le reazioni ufficiali da parte della mente dietro il successo delle Pussycat Dolls, vale a dire la coreografa Robin Antin che ha tacciato come “bugie ridicole” i tweet della Jones, giustificandoli come la “patetica ricerca di 15 minuti di notorietà”: inoltre la Antin ha annunciato che porterà l’artista in tribunale e che, a sua memoria, la ragazza non facesse nemmeno ufficialmente parte della band al momento in cui sarebbero andati in scena i presunti abusi. La diretta interessata replicherà a queste accuse?

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