C’è qualcosa di molto crudele ne La Traviata, messa in scena dal team creativo Andrea Bernard (regia), Alberto Berltrame (scene, con Bernard) e costumi (Elena Beccario ) come secondo spettacolo del Festival Verdi 2017.La crudeltà appare più evidente nel piccolo (trecento posti) Teatro Verdi di Bussetto, una struttura creata dalla borghesia agraria della seconda metà dell’Ottocento con la cura con cui si appronta una bomboniera di lusso,
L’azione è attualizzata (era contemporanea anche ai tempi di Verdi) come ormai si vede di recente (si pensi agli allestimenti di Carsen, Vick, Tcherniakov e soprattutto, Holten), Violetta ha una funzione manageriale in un casa d’aste di arte moderna (il riferimento filologico al romanzo di Dumas non è probabilmente casuale), Alfredo è un vitellone di provincia in cerca di donne nella capitale, che il padre Giorgio è pronto a pagargli. Anche Holten (in uno spettacolo che restò in programma a Stoccolma per otto anni con circa dieci repliche l’anno) dava più di un tocco crudele, con Alfredo vero e proprio gaglioffo e Giorgio puttaniere sessantenne che gli tiene bordone e gli vuole evitare guai. Ma lo spettacolo di Holten era sobrio mentre quello visto ed ascoltato a Bussetto il 29 settembre troppo carico di dettagli e ripetizioni, Giorgio ficca letteralmente e ripetutamente denaro nella tasche di Violetta e di una fanciulla (personaggio muto e non previsto dal libretto) che appare al terzo atto e che è verosimilmente la nuova ragazza di Alfredo (portata ad assistere alla morte di Violetta- sic !). Ci vengono mostrati i giocattoli di Alfredo bambino (allora presumibilmente innocente). E via discorrendo.
Lo spettacolo, coprodotto con Bologna e Bolzano, avrà numerosissime repliche (è in programma a Bologna nel 2019). C’è tempo per rivedere la regia, scarnendola.
La direzione musicale è affidata a Sebastiano Rolli. In buca l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Un lavoro professionale e pulito.
I problemi vengono con le voci. Vengono dai concorsi verdiani di questi anni. La sera del 29 cantava uno dei due cast previsti nella quindicina di repliche. Buona (e ricca di potenziale) la Violetta di Isabella Lee. Occorrerà lavorare molto su Alessandro Viola (Alfredo) che ha potenziale, ma un fraseggio tutto da sviluppare e tende ad essere stentoreo. Non so che si possa fare con Marcello Rosiello, un baritono non più giovanissimo che canta spesso in ruoli secondari; non mi è parso adatto a quello di Giorgio Germont